Dal governo
Covid/ Giorgetti, (Mise): «Pieno supporto a partnership con i privati sulla produzione di vaccini». Scaccabarozzi: «L'Italia ha le carte in regola»
di Barbara Gobbi
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«Siamo disponibili in ogni momento e con tutte le forme - sia a livello finanziario che procedimentale - ad accompagnare il processo mirato a raggiungere l'autonomia dell'Italia e dell'Europa nel campo della ricerca sui vaccini e sugli altri prodotti come gli anticorpi monoclonali». Così il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti intervenuto al webinar "VacciNation. How to win the vaccines race?", organizzato dalla Camera di commercio americana in Italia. L'Europa che ha deciso di concertare le sue scelte in termini di risposta alla pandemia è oggi oggettivamente in ritardo rispetto agli Stati Uniti e all'Inghilterra - ha detto Giorgetti - e quindi siamo pienamente impegnati con il commissario Breton a recuperare questo gap. Il nostro sistema liberaldemocratico può e deve vincere questa sfida. Chiediamo perciò una collaborazione anche agli attuali produttori: non si tratta di liberalizzare le licenze ma di dare la possibilità di produrre vaccini anche in Italia e nella Ue. Più a lungo termine - ha poi aggiunto il titolare del Mise - il Governo mira a realizzare un polo pubblico-privato sulla farmacologia biologica. La collaborazione sulla ricerca può funzionare solo se c'è anche qui in Italia un supporto pubblico: da parte nostra il sostegno è totale, cerchiamo partner privati che condividano questa sfida per azioni concrete da subito».
Dal Mise era appena arrivata la sintesi del IV incontro proprio sul tema: «Sono al momento
già almeno quattro - ha spiegato il ministero in una nota - le aziende pronte a produrre direttamente o conto terzi». Tra i protagonisti del Tavolo c'è Farmindustria: «Stiamo per mettere in contatto con i produttori mondiali di vaccini anti Covid - ha affermato il presidente Massimo Scaccabarozzi intervenuto al webinar AmCham - le aziende italiane che hanno dato disponibilità a impiegare i loro bioreattori. Sotto la guida del Mise, c'è un progetto strategico perché l'Italia dia il suo contributo e il Paese ha le carte in regola per farlo. Come ha detto il presidente del Consiglio Draghi, al momento è stato firmato un primo contratto ma diverse aziende si sono offerte sia per produrre sia per mettere a disposizione macchinari. Produrre un vaccino - ha precisato Scaccabarozzi - comporta un processo assai complesso che dura dai quattro agli otto mesi ma può arrivare fino a un anno e non tutti hanno i macchinari appositi. Per questo abbiamo avviato con il Mise un'attività di scouting delle aziende nazionali: probabilmente con questo tipo di vaccinazione dovremo avere a che fare anche nei prossimi anni ed è giusto che l'Italia partecipi alla produzione, nell'interesse della salute di milioni e milioni di cittadini italiani, europei e mondiali». Scaccabarozzi ha poi ricordato che il vaccino monodose Johnson and Johnson sarà disponibile da metà aprile e che l'Italia riceverà come da accordi il 13,5% della fornitura da 200 milioni di dosi prevista entro la fine del 2021.
«Il risultato raggiunto sui vaccini, trovati in un solo anno contro il Covid, è senza precedenti nella storia dell'umanità così come la sfida cui stiamo lavorando della vaccinazione di massa - ha affermato Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico e presidente del Consiglio superiore di Sanita -. Un ruolo imprescindibile hanno giocato la collaborazione pubblico-privata nella ricerca, così come l'innnovazione. Ogni soldo speso nella sanità è investito nel futuro e indirettamente nell'economia, che vede alla propria base la salute». Locatelli ha infine ricordato l'importanza della copertura universale con una vaccinazione che copra tutti i Paesi del mondo, «non solo per ovvie questioni etiche ma per la necessità di sconfiggere il virus a livello globale».
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