Dal governo

Medici di medicina generale e guardie mediche in campo per accelerare sui vaccini. accordo con il governo per accelerare sui 13 milioni di dosi annunciate entro marzo

di B. Gob.

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24 Esclusivo per Sanità24

Lo ha annunciato nel fine settimana il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli: per fine marzo l'Italia dovrebbe ricevere 13 milioni di dosi. E l'Italia con la nuova gestione Draghi si sta preparando per somministrarle ovunque e da parte di tutte le categorie possibili. Tra questi in prima linea sono i medici di medicina generale con cui finalmente il 21 febbraio è stato finalizzato l'accordo per l'erogazione dei vaccini anti Covid nei loro studi oppure, se non fosse possibile per motivi logistici, nelle Asl. In campo anche le guardie mediche, recuperate in seconda battuta.
A rilanciare l'impegno della medicina generale contro il Covid insieme alla Società italiana di Malattie Infettive e Tropicali Simit, era stato venerdì scorso il presidente della Simg Claudio Cricelli: «Abbiamo messo insieme i tre strumenti strategici che abbiamo a disposizione in questo momento – aveva spiegato –. Al momento, solo puntando su queste tre strade, da intendersi come componenti di un’unica strategia sanitaria, è possibile piegare la curva di diffusione del Covid. Anzitutto, il riferimento è alle note misure di sanità pubblica, come il contenimento dei contagi tramite i Dpi, le chiusure, le varie forme di distanziamento. In secondo luogo, da inizio anno abbiamo implementato lo strumento primario che dovrebbe estinguere la circolazione virale: i vaccini contro il Covid-19. Infine, da qualche settimana, si aggiunge uno strumento molto delicato, da usarsi nella fase precoce della malattia nelle persone ad alto rischio: gli anticorpi monoclonali. Questi ultimi svolgono una funzione di attacco specifico nei confronti degli antigeni del Sars-CoV-2. Sono l’unica arma effettivamente efficace nella fase precoce della malattia. Si tratta già di una realtà, in quanto sono prodotti e utilizzati; ce ne sono 4 o 5 disponibili e altri in fase di studio nel mondo. Hanno mostrato una sostanziale efficacia, ma ad alcune condizioni, a partire dalla rapida somministrazione, nel momento in cui si conferma un caso iniziale di Covid. La centralità di una diagnosi precoce sottolinea ulteriormente l’importanza del ruolo dei medici di famiglia, che colgono i primi segnali di malessere del paziente attraverso telefonate, triage, visite, analisi delle cartelle. In merito alle modalità di impiego, noi sosteniamo che sia più opportuna una somministrazione domiciliare, al fine di accelerare le operazioni e per non intasare gli ospedali, senza dimenticare i rischi di estensione del contagio e il pericolo di contrarre altre infezioni nosocomiali».
E allora, medici di famiglia in prima linea - saranno retribuiti di base con la stessa cifra prevista per le vaccinazioni anti-influenzali e potranno utilizzare la propria piattaforma informatica per aggiornare i dati sulla vaccinazione - intanto per le iniezioni di siero contro il virus, nella corsa contro il tempo per arrestare le varianti. E le guardie mediche: «Il ministro ha accolto la nostra richiesta , siamo molto soddisfatti e siamo certi che il coinvolgimento dei medici di Continuità assistenziale garantirà nuovo impulso alla campagna vaccinale. Ora andremo avanti sui tavoli regionali per garantire che i medici di Continuità assistenziale possano svolgere questo lavoro in contesti idonei e in assoluta sicurezza», ha affermato Tommasa Maio, segretario nazionale di Fimmg Continuità assistenziale. Una richiesta mossa nella consapevolezza della necessità di rendere sinergiche e ottimizzare le risorse professionali già presenti sul territorio - rtcordano da Fimmg - con gli oltre 17.500 medici di Continuità assistenziale pronti a dare un significativo contributo alla campagna vaccinale per raggiungere nei tempi più rapidi possibili gli obiettivi di salute pubblica. «I medici di Continuità assistenziale, per la loro naturale vocazione assistenziale sul territorio - ricorda Tommasa Maio - garantiscono, assieme ai medici di famiglia, un’assistenza capillare e di prossimità che sarà ora agevolmente inserita nei piani vaccinali regionali sulla base delle necessità assistenziali delle diverse aree del nostro Paese». Si apre a questo punto un intenso lavoro, regione per regione, così da definire le modalità attraverso le quali i medici di Continuità Assistenziale potranno essere coinvolti. «Modalità - conclude - che dovranno essere le più idonee alle caratteristiche e al modello assistenziale di ciascuna realtà. In nessun caso si potrà prescindere dalla garanzia che i medici di Continuità Assistenziale chiamati a vaccinare abbiano a loro volta ricevuto la somministrazione del vaccino. Su questo saremo intransigenti».


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