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Covid: 32.191 nuovi contagi e picco di 731 decessi. Rezza: l'epidemia non cresce
di Ernesto Diffidenti
24 Esclusivo per Sanità24
Con la ripresa dei tamponi (208.458, +56mila) crescono anche i nuovi contagi: 32.191 (+4.837). E' quanto emerge dal bollettino odierno del ministero della Salute che registra anche 731 decessi. In Lombardia si rilevano 8.448 nuovi contagi, in Veneto 3.124 e in Campania 3.019. Gli attualmente contagiati arrivano a quota 733.810 (+16.026) con 33.074 pazienti ricoverati con sintomi (+538) e 3.612 in terapia intensiva (+120). Sono in isolamento domiciliare 697.124 pazienti mentre sono 15.434 le persone dimesse o guarite.
"Gli indicatori sui ricoveri in aumento e i decessi - commenta il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza in una conferenza stampa - non sono buoni e rappresentano la conseguenza dei casi accumulati queste settimane". Il trend dei contagi, tuttavia, "indica una lieve diminuzione dei positivi". "Al momento -spiega Rezza- non c'è una crescita dell'epidemia, ma forse una leggera diminuzione anche se resta ben oltre il 10%, quasi al 15%, il rapporto tra tamponi eseguiti e casi positivi registrati".
Alla conferenza stampa è intervenuto anche il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, per rispondere alle critiche sull'attualità dei dati presi come base dal governo per suddividere l'Italia in fasce gialla, arancione e rossa. "La situazione è molto articolata e svolta sul campo - sottolinea - e richiede molti indicatori diversi per la stima di rischio. Questi indicatori non danno una pagella sull'efficacia dei servizi sanitari ma ci accompagnano nella valutazione del rischio lanciando alert sulla diffusione del virus". Un modello, ribadisce l'Iss, costruito e validato a livello internazione. "Gli indicatori - continua Brusaferro - sono un mix di dati immediati , come i casi giornalieri o i posti letto occupati), e di altri dati che richiedono un tempo più lungo. Si tratta di dati che raccolgono informazioni a livello individuale come l'inizio dei sintomi e l'incubazione che varia da 5 a 14 giorni.
"Le stime sono tutt'altro che incerte - afferma dal canto suo Stefano Merler della fondazione Bruno Kessler - e nelle altre regioni, tranne il Molise, le forchette per Rt non sono grandi". E per essere più affidabile l'Rt "non considera gli asintomatici perchè essi sono una quantità molto instabile nel tempo e quando c'è difficoltà nel contact tracing la loro quota diminuisce".
Insomma, fanno la sintesi Brusaferro e Rezza "l'indice Rt è un parametro fondamentale per predire come sta andando l'epidemia, perchè è il primo indicatore per capire se l'epidemia accelera o no. Anche se sceso a 1,4 non è bene perchè l'epidemia continua a crescere. Quando andiamo a Rt sotto 1 allora epidemia decresce". Cosa succederà a Natale? "Dipenderà molto da come ci comportiamo - concludono - . Ci auguriamo che misure adottate e comportamenti facciano in modo che in tutte le parti del paese saremo a Rt sotto 1. Questa è una battaglia che si vince come Paese e non come scienziati o istituzioni".
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