Dal governo
Speranza: servono da 20 mld in su per la rivoluzione copernicana del Ssn
di Red.San.
24 Esclusivo per Sanità24
Sulla sanità "sto lavorando a un grande piano. Credo che serva una cifra da 20 miliardi in su, se vogliamo davvero fare una rivoluzione copernicana". Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, a 24 Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio24. "Abbiamo bisogno", tra le altre cose, "di un grande intervento sulla sanità del territorio. Dobbiamo lavorare a un grande piano di rilancio della sanità pubblica. Oggi abbiamo bisogno di una fase espansiva, dopo una stagione di tagli", ha aggiunto.
Dove si interverrà? Speranza ha specificato che gli "ambiti sono vari. Noi abbiamo bisogno di un grande investimento sulla sanità digitale, tema sul quale l'Italia è in ritardo. Abbiamo bisogno di investire sulla sanità del territorio, sui presidi ospedalieri. C'è poi il tema enorme - ha proseguito il ministro - che riguarda la nostra capacità come paese di attrarre gli straordinari investimenti che si fanno a livello globale sull'industria farmaceutica, e c'è anche un grande tema tra sanità e ambiente. Io penso che - ha sottolineato Speranza - dobbiamo lavorare a un grande piano di rilancio del nostro Ssn e della nostra sanità pubblica".
Quali risorse usare? "A me vanno bene il Mes, il Recovery Fun, le risorse prese con le nostre aste ordinarie" ha dichiarato il ministro - quello che non puo' accadere è che le risorse non arrivino. Penso che se c'è una stagione in cui arrivano nuove risorse, il Servizio sanitario nazionale deve essere il primo capitolo da finanziare".
Anche sul ricorso al Mes il ministro non ha nessun pregiudizio. "Io lavoro costantemente per portare più risorse al Servizio sanitario nazionale - ha sottolineato Speranza -. Oggi io spingo perché tutte le risorse possibili arrivino al Ssn. Le risorse del Mes sono assolutamente significative e arrivano a tassi convenienti".
D'altra parte questi mesi difficili, in cui i cittadini hanno imparato a combattere il coronavirus, "ci hanno insegnato tante cose". "E tra queste - ricorda Speranza - quella di essere molto determinati. Possiamo provare a contenere la seconda ondata se sapremo essere veloci e determinati nell'isolare i casi, individuare i focolai e contenerli immediatamente". "E' evidente - ha continuato - che non possiamo avere certezze su settembre ottobre. In alcuni Paesi la seconda ondata è avvenuta, è avvenuta in epidemie precedenti. Non è certa, ma dobbiamo considerarla come possibile. E quindi dobbiamo tenerci pronti". L'Italia oggi, ha aggiunto il ministro, "è più forte di quanto lo fosse i primi di febbraio. Determinazione e velocità di intervento sono fattori essenziali".
Anche per questo "sul prolungamento dello stato di emergenza fino al 31 ottobre si potrà fare una valutazione solo dopo un ulteriore confronto con il Parlamento, che è per noi la fonte della forza del governo".
La scuola, infine. "Sono convinto che a settembre le scuole riapriranno - ha detto Speranza -. Il punto di queste ore è farle riaprire in totale sicurezza. E' stata la scelta più dolorosa chiudere la scuola per l'emergenza Covid, ma in quel momento non potevamo consentire il movimento di 10 milioni di persone". "Stiamo lavorando a un rapporto più stretto e organico tra l'istruzione e il Servizio anitario nazionale - ha aggiunto -. Quello che è certo è che non possiamo scaricare solo sulle spalle di presidi e insegnanti una vicenda che è di natura sanitaria". Speranza ha spiegato che per costruire questo rapporto organico, "faremo test sul personale che lavora nelle scuole prima dell'inizio delle scuole, e poi avremo una fase di campionamento, di verifica e di monitoraggio molto costante. Scuola e sanità devono affrontare insieme la sfida della riapertura".
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