Dal governo

Governance farmaci, Aceti (Tdm): «Per ora si è badato alla spesa, adesso si lavori a ridurre le disuguaglianze»

di Barbara Gobbi

S
24 Esclusivo per Sanità24

«Quella presentata dal ministero della Salute nei giorni scorsi è la nuova governance farmaceutica dal punto di vista della spesa. E la spesa va sicuramente governata, così come va ridotto l’impatto della spesa privata dei cittadini per l’acquisto dei farmaci. Però c’è un’altra faccia della stessa medaglia: è la governance che va scritta a garanzia dell’equità d'accesso e che oggi non solo non è garantita, ma nel nuovo documento non è "esplosa": mancano le indicazioni all’Aifa sul se e come governare le disuguaglianze che oggi caratterizzano l’accesso alle terapie sul territorio nazionale». Il coordinatore del Tdm-Cittadinanzattiva, Tonino Aceti, sottolinea così, della nuova governance del farmaco, la carenza a suo avviso più evidente: «Nelle indicazioni, che sono politiche e non solo tecniche, al nuovo Dg Aifa manca - afferma - il mandato sulla riduzione delle iniquità. Come associazioni di cittadini ci aspettiamo quindi la "fase 2", mirata a garantire la riduzione delle disuguaglianze».
Da qui Aceti passa ai suggerimenti, sempre ricordando che «alle associazioni di pazienti il documento riserva solo una rapido passaggio». La richiesta del coordinatore Tdm è che innanzitutto - poiché le disequità sono spesso da attribuire a un "disallineamento" delle Regioni rispetto alle indicazioni Aifa - la composizione interna dell’Agenzia sia rivista (così come quella di tutte le Agenzie, del resto) prevedendo «una maggiore presenza delle Regioni stesse nelle commissioni e più ampia condivisione nei sistemi di valutazione e rimborso dei farmaci. Si trovi la quadra per far sì che i lavori di Aifa siano espressione forte anche delle Regioni - afferma Aceti - ma una volta che una decisione è presa, si faccia in modo che sia cogente anche sul territorio».

Anche la revisione del Prontuario annunciata nella nuova Governance va sotto la lente delle associazioni di cittadini. «Va bene - premette Aceti - un Prontuario nazionale che si rinnova costantemente, ma aggiungiamoci anche la caratteristica di “vincolante”: visto che nelle Regioni ci sono prontuari vincolanti e non vincolanti, se devi garantire equità devi rendere il Prontuario nazionale cogente per tutti. E aggiungo che in tutta questa partita il delisting va fatto in modo ragionato, senza aggravi di costi per i cittadini. Assistiamo a situazioni in cui il delisting ha avuto l'effetto di "tirar fuori" dalla rimborsabilità farmaci che per alcuni pazienti cronici non era possibile sostituire. Chiediamo che a prevalere, in questa valutazione, siano ragionamenti clinici e non puramente economici. Un delisting “ragionato” non incide sulla libertà del medico, che potrà continuare a decidere in scienza e coscienza, e con un delisting ragionato garantiremo a tutti i pazienti di non avere aggravi di costi. Diciamo "no" alla standardizzazione della prescrizione e dell’assistenza: ben vengano equivalenti e biosimilari, ma a patto che al centro ci sia comunque la possibilità del clinico di sceglierli rispetto all’individuo che ha davanti. La standardizzazione della prescrizione e dell’assistenza che parte dall’assunto secondo cui un cittadino è uguale all’altro, rischia di essere pericolosa. Anche qui, va data al clinico la possibilità reale di scegliere al meglio la persona che ha davanti».

Non solo: «Bisogna capire che cosa accade - afferma il coordinatore del Tdm - nel momento in cui una Regione si discosta da un Lea farmaceutico. Sappiamo bene che le Regioni spesso rivedono e integrano le indicazioni dell’Aifa: vanno stabiliti dei criteri precisi di intervento da mettere in campo nel momento in cui le Regioni si discostano dalla linea nazionale. Infine - rilancia Aceti - vanno valorizzate l’esperienza, la competenza e il polso della situazione che le associazioni dei cittadini hanno sul territorio: noi siamo in grado di fornire informazioni dettagliate, così come di indicare possibili miglioramento. Nel documento del ministero è invece molto riduttivo il ruolo delle associazioni: si istituisce un tavolo di consultazione, senza entrare nel dettaglio. Noi chiediamo che si definisca una partecipazione molto più attiva».

E rispetto all’annuncio dei 2 miliardi di risparmi da ri-destinare a ticket e liste? «I risparmi si attueranno negli anni - chiosa Aceti - e i cittadini ne hanno bisogno subito, perché come emerge dal nostro ultimo rapporto Pit-Salute, tempi e costi continuano ad affliggere i cittadini».


© RIPRODUZIONE RISERVATA