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Professioni sanitarie, ministero Salute: «Abusivo chi non si iscrive subito al nuovo ordine multi-albo»
di Rosanna Magnano
24 Esclusivo per Sanità24
«Tutti i professionisti regolarmente abilitati che intendano esercitare una professione sanitaria in qualunque forma giuridica , hanno l'obbligo di iscriversi da subito all'albo professionale di riferimento». Un adempimento che scatta per i 17 profili - dai fisioterapisti agli ortottisti, dai tecnici di laboratorio ai dietisti, dagli igienisti dentali ai tecnici audiometristi - per la prima volta inclusi in un albo professionale e che devono effettuare l'iscrizione sul portale del nuovo Ordine multi-albo (www.tsrm.org ) istituito dalla Legge Lorenzin, sia nella libera professione sia nell'ambito della dipendenza presso strutture pubbliche o private. E in caso di non ottemperanza, «occorre evidenziare» che la stessa Legge Lorenzin «ha inasprito le pene e le sanzioni per coloro che incorrano nel reato di esercizio abusivo della professione». L'art. 12 della legge 3/2018 prevede infatti da sei mesi a tre anni di reclusione e multe da 10mila a 50mila euro. È questo il succo della lettera che il direttore generale della Dg professioni sanitarie e risorse umane del ministero della Salute, Rossana Ugenti, ha inviato in risposta a una richiesta di chiarimento da parte dello stesso nuovo ordine multi-albo (Federazione Tsrm e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione ) sui termini di iscrizione agli albi delle professioni sanitarie istituiti con Dm 13 marzo 2018. Una conferma da parte del ministero resa necessaria per «contrastare il diffondersi di messaggi distorti, soprattutto nei siti Internet e nei social».
Nessuna proroga per i dipendenti pubblici
Stessa scadenza cogente vale anche per i professionisti impiegati come dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Il ministero chiarisce infatti che il termine del settembre 2019 - citato nella nota dell'Ordine dello scorso 4 giugno nella quale si sottolineava la particolarità del periodo transitorio per l'implementazione degli albi stessi - si riferisce esclusivamente alla conclusione dell'incarico di supporto dei rappresentati delle associazioni maggiormente rappresentative. «Tale termine - ribadisce Rossana Ugenti nella sua lettera - è stato travisato considerandolo un termine per l'iscrizione all'albo quando, invece, è stato indicato come un limite temporale per le Aziende sanitarie per la richiesta della certificazione ai singoli professionisti per partecipare ai concorsi e alle selezioni». Alla luce di quanto esposto, «ci si augura - conclude la dirigente del Ministero - che ogni dubbio sui termini per le iscrizioni agli albi delle professioni sanitarie istituiti con Dm 13 marzo 2018 sia definitivamente superato».
Il rischio è l'esercizio abusivo della professione
Al momento attuale, quasi la metà dei professionisti interessati (complessivamente 180-200mila, appartenenti ai 17 profili che devono iscriversi ai nuovi albi) hanno effettuato la preiscrizione sul portale del nuovo Ordine multi-albo . «Dalla data di decorrenza dell'obbligo del primo luglio scorso a oggi - spiega Alessandro Beux, presidente dell'Ordine - la pratica è stata ultimata da 80mila professionisti. Il nostro obiettivo è di superare i 100mila entro dicembre». A vedere il bicchiere mezzo pieno, potrebbe essere considerato un buon risultato. «La macchina si è senza dubbio avviata bene - continua Beux - a dispetto di chi "gufava" e sosteneva che non ce l'avremmo mai fatta. Ma anche alla luce dei chiarimenti del ministero, in realtà siamo a metà dell'opera. Tutti gli altri professionisti che non si sono ancora iscritti avrebbero già dovuto essere dentro e non ci sono. A fine dicembre avranno esercitato abusivamente la professione per sei mesi».
Una spada di Damocle che pende però anche su diverse migliaia di professionisti che al momento non hanno la possibilità di iscriversi perché in possesso di vecchi titoli formativi ora non più idonei. Titoli antecedenti al 1999 e rimasti esclusi dalle norme sull’equipollenza prima e sull’equivalenza dopo, attivate con la legge 42 del 1999, dopo l’introduzione dei diplomi universitari dal 1992 e delle lauree dal 2001. Un problema che coinvolgerebbe anche titoli regionali rilasciati fino al 2008.
L'obiettivo dell'intero processo non è di vessare i professionisti, ricorda il presidente, ma di tutelarli. «La Federazione nazionale, il Ministero della Salute e le Regioni - conclude Beux - stanno valutando i percorsi tecnici di equivalenza e i percorsi normativi necessari a garantire la serenità di tutti i professionisti che ne hanno i requisiti. Da questo punto di vista l’Ordine è solo contro i veri abusivi».
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