Dal governo
Vaccini a scuola, circolare Salute-Miur: l'obbligo resta ma con «tolleranza burocratica». Priorità informazione e anagrafe vaccinale
di Rosanna Magnano
24 Esclusivo per Sanità24
L'obbligo vaccinale a scuola resta ma gli adempimenti a carico delle famiglie sono semplificati e alleviati con una circolare Salute-Miur: quindi spazio all'autocertificazione in un'ottica di «tolleranza burocratica» e «alleggerimento amministrativo». La parola d'ordine sarà «più informazione», per il superamento della paura e della diffidenza nei confronti dei vaccini e la priorità è data all'avvio sereno del prossimo anno scolastico: la scadenza del 10 luglio per la presentazione della documentazione è quindi valida sebbene non «perentoria». È questo in sintesi il contenuto della circolare presentata questa mattina al ministero della Salute dalla ministra Giulia Grillo e dal ministero dell'Istruzione Marco Bussetti.
Cosa prevede la circolare
Per i minori da 6 a 16 anni: quando non si tratta di prima iscrizione resta valida la documentazione già presentata per l’anno scolastico 2017-2018, se il minore non deve effettuare nuove vaccinazioni o richiami. Per i minori da 0 a 6 anni e per la prima iscrizione alle scuole (minori 6 -16 anni) può essere presentata una dichiarazione sostitutiva di avvenuta vaccinazione.
Trattandosi di un provvedimento amministrativo, che non modifica la normativa vigente, l'obbligo di fatto resta in vigore per tutti i dieci vaccini previsti dalla legge 119/2017. «La questione, vista la sua delicatezza e la necessità di rispettare le diverse posizioni in campo -spiega la ministra - sarà affrontata entro pochissimi giorni in un disegno di legge parlamentare. Sperando che non si trasformi in una lotta tra tifoserie». «Ovviamente non manterremo l'obbligo come è oggi - sottolinea la ministra - perché vogliamo una obbligatorietà flessibile che consideri le diverse situazioni».
Per ora l'obbligatorietà rimane in vigore, sebbene in versione soft. Se i genitori rifiutano di vaccinare il figlio, le sanzioni non saranno automatiche e come precisato ieri dalla ministra inizierà «un delicato percorso di accompagnamento al recupero, che viene avviato dall’Azienda Sanitaria con i genitori dei minori non vaccinati e che prevede lo svolgimento di colloqui personalizzati, anche con il coinvolgimento del pediatra di libera scelta e il medico di medicina generale». Ma se il dialogo non inciderà sul dissenso, allora la sanzione scatterà per i genitori dei ragazzi della scuola dell'obbligo (da 6 a 16 anni) - una multa da 100 euro a 500 euro, proporzionata alla gravità dell’inadempimento (ad esempio: al numero di vaccinazioni omesse) - e i più piccoli da zero a sei anni non potranno frequentare nido o materna.
Un tavolo di esperti contro la diffidenza dei no-vax
Intanto sta per partire un tavolo di lavoro di esperti indipendenti - coordinato da Vittorio De Micheli, epidemiologo esperto di prevenzione - che garantirà un sostegno tecnico alla lotta contro il fenomeno della diffidenza e del dissenso vaccinale e alla modifica del Piano nazionale di prevenzione vaccinale, vecchio di tre anni. «Gli esperti indipendenti - ha chiarito la ministra - saranno privi di rapporti finanziari con i produttori di vaccini, saranno scelti da Ministero e Regioni nel mondo professionale, scientifico e istituzionale. Un Tavolo di grande importanza, a partire dalla priorità che è quella di vincere la diffidenza antivaccinale diffusa in parte della popolazione».
L'avvio dell'anagrafe vaccinale
E il ministero della Salute accelera i lavori su un decreto di prossima emanazione che avvierà l'Anagrafe nazionale vaccini, con un finanziamento di 2 milioni di euro per il 2018.
«Compito dell'anagrafe -spiega De Micheli - sarà di monitorare con certezza i ragazzi vaccinati e da vaccinare. Le persone immuni e quelle non vaccinabili. Vagliando dosi e tempi, con la trasmissione dei dati Asl dalle Regioni e dei dati sugli eventi avversi dall'Aifa. L’Anagrafe rappresenta anche un importante strumento di comunicazione che si affianca al numero verde 1500».
Con un valore aggiunto, quello di una maggiore divulgazione dei dati. «L'Aifa gestisce il sistema nazionale di sorveglianza degli eventi avversi per i vaccini - spiega De Micheli - con indagini svolte dai servizi di sanità pubblica. Ma l’assenza di un’anagrafe nazionale rende difficili i confronti e le analisi e il sistema funziona ma con grandi differenze regionali. I Report contenenti tutti gli eventi segnalati e quelli correlabili alla vaccinazione (una piccola parte) sono pubblicati annualmente, ma sarebbe importante diffondere in modo semplice e comprensibile i risultati di questo monitoraggio. Ed è importante coinvolgere attivamente le famiglie nella sorveglianza, per migliorare le conoscenze e superare le diffidenze. Già ora possono segnalare eventi avversi sia professionisti sanitari , sia i soggetti vaccinati o i loro genitori».
Priorità informazione
e trasparenza
La priorità, come anticipato ieri al question time alla Camera, va data alla comunicazione e all'informazione per una scelta consapevole delle famiglie. E il ministero della Salute sta elaborando un programma di comunicazione sul valore dei vaccini. Rispettando così quanto previsto dal contratto di Governo, ovvero «tutelare la salute individuale e collettiva, garantendo le necessarie coperture vaccinali», affrontando «la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale».
E la ministra interviene anche sul fronte prezzi, dichiarando che «La ricontrattazione per i vaccini è stata conclusa proprio in questi giorni: i vaccini rimangono in fascia C, ma tutte le aziende farmaceutiche si sono impegnate a bloccare l'aumento dei prezzi fino al 2022 e ad applicare sconti che possono arrivare fino al 50%». In questo modo, ha detto, «si va anche incontro alla necessaria sostenibilità finanziaria dei programmi vaccinali da attuare». La ministra ha quindi tenuto a sottolineare di non essere mai stata «in cima alle battaglie dei no-Vax: ci sono però legittime richieste di trasparenza e informazione da parte dei cittadini a cui noi - ha concluso - dobbiamo dare risposta».
Coperture: serve un piano straordinario sul morbillo
Quindi l'inizio della scuola è salvo e la pressione sulle famiglie si alleggerisce anche se il lavoro sulle coperture vaccinali è ancora incompleto. Mentre per la polio la copertura 2017 è al 94,54%, per il morbillo siamo ancora al 91,68%, sebbene in aumento di quasi 4 punti e mezzo rispetto all'87,26% del 2016 (grazie all'obbligatorietà). «Con il trend in aumento delle coperture vaccinali - dichiara la ministra della Salute - è possibile semplificare l’attività amministrativa, senza pregiudizio per l’interesse pubblico alla tutela della salute».
Ma sul morbillo le incognite restano e non sono solo legate all'obbligo vaccinale a scuola. «Abbiamo sfiorato il 95% per l'esavalente e abbiamo fatto un bel salto avanti sul morbillo - spiega De Micheli - ma bisogna proteggere tutta la popolazione suscettibile . Quindi i nuovi nati sono solo un pezzettino. Raggiungere il 95% dei nuovi nati va benissimo però bisogna far qualcosa anche per gli adulti, altrimenti non si ferma. L'idea è quella di fare un piano straordinario sul morbillo, con interventi estesi a tutte le fasce interessate. Quindi affrontando il tema degli operatori sanitari, degli insegnanti. Sono state fatte tre edizioni del piano morbillo ma sono rimaste raccomandazioni. Ora se il ministro ci metterà nuova forza, ci daremo degli obiettivi che poi andranno verificati».
A che serve l'effetto gregge?
L'Istituto superiore di sanità ricorda i dati del recente allarme sulle coperture vaccinali, che ha poi innescato il decreto vaccini varato dal precedente governo. «Dal 2014 l’Istituto, organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale, ha segnalato ogni anno la crescente diminuzione in tutte le Regioni italiane di tutte le coperture vaccinali al di sotto della soglia di sicurezza del 95% raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che per questo ha richiamato l’Italia per due volte». L’attuale legge è infatti nata per contrastare «una situazione di pericolo di epidemie di malattie gravi, potenzialmente mortali, facilitate dall’esistenza di migliaia di soggetti ad esse suscettibili poiché non possono essere vaccinati».
In particolare, continua l'Iss «per la vaccinazione contro il morbillo la soglia di copertura era scesa all’85% per cento, ben 10 punti al di sotto della soglia necessaria per il controllo delle epidemie, anche a causa di una delle più grandi bufale della storia della scienza che aveva correlato questa vaccinazione all’insorgenza dell’autismo. In conseguenza di ciò, in Italia, a partire dall’inizio del 2017 ad oggi, un’epidemia di morbillo ha causato circa 7.000 infezioni, che hanno provocato complicanze gravi nel 40% dei casi e ben otto morti, tra i quali diversi bambini».
Il raggiungimento di soglie di sicurezza è «essenziale anche per garantire il diritto all'educazione di migliaia di bambini immunodepressi - conclude ll'Istuto superiore di sanità - per i quali la frequenza scolastica è impedita dal rischio di contrarre infezioni, come il morbillo, che per loro può essere letale e che secondo i piani dell’OMS doveva essere eliminato in Europa già nel 2015. Pertanto, a prescindere dalle misure che si intendono implementare, è doveroso fare di tutto per continuare a mantenere il trend positivo in atto al fine di garantire adeguate coperture vaccinali».
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