Dal governo
Rapporto Inmp: più poveri e malati, ecco l’Italia che non ce la fa
di Lucilla Vazza
L’Italia della salute è l’Italia del paradosso. Perché siamo eccellenti nel livello di strutture, straordinari nell’innovazione, ultraspecializzati nelle performance di medici e ricercatori. Ma questo missile che vola nell’iperuranio dell’eccellenza è per pochi. Aumentano i poveri, aumenta il divario tra chi può curarsi e chi non può, aumenta la sensazione di rassegnazione al peggio. Il report dell’Inmp presentato oggi a Roma lo dice chiaro: il nostro Paese pur facendo tanti sforzi, non riesce a garantire l’equità. O lo fa sempre meno. Cinque milioni di persone hanno smesso di curarsi. E la rincorsa diventa ancora più affannosa per chi vive nel Sud, dove per un mix di fattori (si fumano ancora troppe sigarette e il sovrappeso dilaga) corre maggiori rischi di morte per problemi cardiovascolari. Senza giri di parole, non ci si cura perché non si può pagare. E l’istruzione fa la differenza: i laureati hanno almeno tre anni di vita da vivere in più, perché mangiano meglio, si curano e fumano decisamente meno. Per cui, garantire istruzione diventa fattore decisivo per migliorare la democrazia del Paese a partire dal diritto alla salute.
Il peso di ticket e liste d’attesa
Il quadro a tinte contrastanti è contenuto nel rapporto “L’Italia per l’equità nella Salute” realizzato dall’Inmp, dall’Istituto superiore di sanità, dall’Agenas e dall’Aifa e voluto fortemente dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin che, oggi nel presentarlo, ha sottolineato quanto la situazione sia paradossale: l’Italia è prima per qualità dei servizi, ma le diseguaglianze di accesso alle cure sono esplosive. Pesa il ticket, pesano le liste d’attesa, pesa come sempre la carta d’identità. «Due degli aspetti che conosciamo hanno risvolti sulla vita pratica, cioè le liste d’attesa e l’accesso a ticket non competitivi che disincentivano - ha detto Lorenzin commentando il rapporto - Abbiamo proposto una serie di iniziative che dovrebbero essere fatte proprio dalle Regioni con proposte concrete proprio per eliminare le liste d’attesa. Queste sono un tema di disuguaglianza sociale in alcuni territori. Sono tutte questioni legate a best practice, a temi di organizzazione del lavoro, del modo di fare le prenotazioni e al monitoraggio in aree disagiate».
«In Italia pesa il gradiente geografico Nord-Sud che si aggiunge al fattore socioeconomico - spiega Walter Ricciardi (presidente dell'Iss) - Veniamo da 10 anni terribili. Abbiamo perso il 25% della produzione industriale, il 10% del Pil, un milione di persone hanno perso il posto di lavoro e ancora moltissimi giovani non riescono a conquistarlo. È chiaro che ci dobbiamo dare una mossa, anche se è un momento difficile dal punto di vista politico. La battaglia contro la povertà per la salute universale è infinita ma va combattuta».
Per il direttore generale dell’Istituto Concetta Mirisola va facilitato l’accesso alle cure, attraverso misure snelle e facilmente applicabili.
Il confronto tra le statistiche dei diversi Paesi Ue indica che la percentuale di italiani che rinunciano alle cure (7,8%) è sostanzialmente in linea con la media europea, un po’ meno della Svezia (9,2%), un po’ più della Francia (6,3%), della Danimarca (6,9%) e della Germania (6,4%). Siamo diventati più poveri: il reddito familiare disponibile (fonte Banca d'Italia) dal 2007 al 2012 è calato del 13,8% e non è più decollato. Peggiori i dati del Sud, dove il più alto livello di disoccupazione lima gli effetti positivi del bonus Renzi di 80 euro.
Slalom tra eccellenza e disastro
Da noi, top e flop convivono, magari a pochi metri di distanza. Tra strutture d’eccellenza ai vertici mondiali e boom di accessi agli ambulatori dei poveri come quello attivo a Roma nella struttura storica dell’Inmp a Trastevere. Tra gli immigrati e i barboni, sono sempre di più i disoccupati e i pensionati italiani che chiedono aiuto agli sportelli dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà .
Se prima erano pochi emarginati a chiedere aiuto, dal 2007 a oggi gli italiani che fanno ricorso all’ambulatorio Inmp è passato dal 6% al 43%. I nuovi poveri sono anche giovani precari, alle prese con un quotidiano incerto.
P Il report illumina le zone d’ombra di una sanità italiana che appare a tratti disfunzionale e strabica: da una parte c’è il futuro fatto di innovazione e di eccellenza, dall’altra c’è il carico pesante di cittadini grassi, ignoranti, poveri e malati, che faticano a tenere il passo e che il fulgore del futuro possono solo immaginarlo.
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