Dal governo
Rinnovi contrattuali/ Da venerdì riparte il comparto. Dirigenza medica al palo
di Lucilla Vazza
A una settimana dall’invio al ministero della Funzione Pubblica dell’atto di indirizzo per il rinnovo del Ccnl della dirigenza sanitaria, per i medici ancora non c’è una data per l’avvio del tavolo di contrattazione all’Aran. Per la sanità, riparte venerdì 10 novembre solo il tavolo del comparto. Un avvio a ben tre mesi dalla presentazione dell’atto di indirizzo prodotto dal comitato di settore delle Regioni.
[si legga l’ approfondimento di Stefano Simonetti ]
Calendario pubblico impiego
L’agenda di novembre sui rinnovi per i dipendenti pubblici è fittissima. Mercoledì 8 novembre ci sarà un primo incontro sui rinnovi per il pubblico impiego, il 9 riparte il tavolo su istruzione e ricerca e settimana prossima, il 14 novembre, riprende quota anche la trattativa sugli enti locali . Il desiderio di Governo e sindacati è di chiudere per fine anno, con gli aumenti concordati in busta paga (85 euro lordi) già nei primi mesi del 2018.
Negoziazioni sanitarie al ralenti
I medici restano al palo e la strada appare oggi in salita. Nei giorni scorsi, alla presentazione dell’atto d’indirizzo, i sindacati dei camici bianchi hanno alzato la voce e annunciato scioperi e manifestazioni. Il testo proposto sarebbe «peggiorativo delle direttive generali, ad evidenziare un ruolo non costruttivo delle Regioni, preoccupate di far cassetta e di usare il contratto come arma di ricatto, quali mediatori tra Governo e sindacati, che chiama in causa direttamente il ministro della Funzione Pubblica» aveva tuonato l’Anaao Assomed. I sindacati hanno fatto sapere che non accetteranno ulteriormente un sistema di deroghe sulle regole per gli orari di lavoro: «non si capisce come possa mirare alla riduzione del diffuso e insopportabile ‘disagio lavorativo' della dirigenza del ruolo sanitario (carichi di lavoro eccessivi, turni di lavoro massacranti, riposi ridotti, ferie non godute, extra orario lavorativo), se non sfuggendo alla tentazione di trasformare le 38 ore settimanali in orario di lavoro minimo, attraverso deroghe strutturali alle disposizioni legislative europee e nazionali e modifiche in peius delle norme contrattuali sulle guardie mediche e sulle pronte disponibilità».
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