Dal governo
Coro di critiche su una manovra senza sanità
di Red. San.
Fuoco incrociato di critiche su una manovra a basso tasso di sanità. A partire innanzitutto dalle risorse insufficienti. Per Anaao Assomed, che inserisce nel mirino anche le Regioni, la Legge di bilancio 2018 di fatto arriva oggi in Parlamento «con un incremento nominale del Fsn di 1 miliardo, reale di soli 400 milioni, senza un finanziamento ad hoc per contratti e convenzioni bloccati da 8 anni, senza le ventilate soluzioni per i precari della ricerca, di cui il Governo si ricorda solo quando si tratta di ritirare premi internazionali. Se è inaccettabile, a giudizio di Anaao Assomed, l'aut aut lanciato dal Comitato di settore delle Regioni in merito alla stipula dei contratti di lavoro della sanità, è curioso apprendere che il tema esula dalle competenze del Governo, al quale le Regioni avrebbero dovuto ricordarlo chiedendo un incremento del Fsn, più che dovuto considerando quanto in Italia, rispetto al resto dei paesi europei, viene destinato alla difesa del diritto alla salute dei cittadini. Le Regioni, dal canto loro, avevano l'obbligo, dettato da Leggi e Dpcm, di accantonare anno per anno gli oneri per Cccnl e convenzioni per il triennio 2016/2018. Forse, questi doveri sono stati elusi».
Le Regioni insomma hanno attinto ai budegt sanitari senza considerare altre opzioni. «Negli anni passati i fondi della sanità - continua Anaao - sono stati usati come un bancomat per saldare il contributo regionale all'equilibrio della finanza pubblica, in conseguenza del famigerato accordo Stato-Regioni del febbraio 2016, e nessun governatore si è stracciato le vesti o ha pensato di razionalizzare altri capitoli della spesa regionale. Secondo la Corte dei Conti, l'attuazione degli obiettivi di finanza pubblica a carico delle Regioni determinerà nel periodo 2015/2018 una riduzione cumulata del finanziamento del Ssn, rispetto a quanto previsto nei documenti di programmazione, di circa 10,5 miliardi di euro. Le Regioni hanno stornato le risorse del Fsn, anche quelle necessarie per la chiusura dei contratti del personale, e ora vorrebbero, per voce di un organo tecnico, ma nel silenzio di quelli politici, rimandare (a quando di grazia??) l'apertura del tavolo contrattuale perché le casse sono vuote».
Insomma il tipico scarica barile. «Il gioco del cerino tra Governo e Regioni apparirebbe solo stucchevole, se non fosse giocato sulle sorti del Ssn e dei suoi medici, le cui condizioni di lavoro, comprensive dell' aspetto retributivo - conlude Anaao - registrano il punto più basso degli ultimi 20 anni. Con tutta evidenza la sanità pubblica ed i suoi professionisti esulano dal programma dei partiti e dalle destinazioni ferroviarie. E non certo perché le OOSS siano ostili ai cambiamenti necessari o ad utilizzare, come andiamo predicando da tempo, i contratti di lavoro come strumenti di governo, anche della spesa, e di innovazione organizzativa. La banalità del male induce a pensare che il viraggio verso un sistema duale, attraverso un continuo processo di impoverimento della sanità pubblica sia il vero obiettivo, ancorché non dichiarato, cui si sta indirizzando anche il welfare contrattuale. Ma se pensano di tenere le carte nascoste in una campagna elettorale già aperta si sbagliano. E non basteranno aperture tattiche se sanità pubblica e lavoro pubblico non si ri-conciliano con le politiche di Governo e Regioni. Dopo il default del Governo tocca al Parlamento rimediare, con un colpo di orgoglio che permetta di salvare dal tracollo immediato un grande patrimonio civile, sociale e professionale, già esposto ai colpi dell'egoismo identitario e del federalismo di abbandono. Contratti di lavoro e convenzioni potrebbero essere l'ultima chiamata per un Servizio Sanitario pubblico e nazionale».
Cimo: «Demotivare i professionisti della salute, ultimo stadio di una sanità in dismissione»
Anche Cimo punta il dito sul rimpallo di responsabilità tra Governo e regioni su chi dovrà sotto finanziare il rinnovo del contratto di lavoro dei medici e sanitari del Ssn. «Nessuno ha il coraggio di dire, con chiarezza - Guido Quici, presidente nazionale Cimo - che la sanità italiana è in fase di dismissione e che quella pubblica è in saldo. Dopo la drastica cura dimagrante a danno delle strutture ospedaliere, dopo l'enunciazione di un piano delle cronicità non operativo perché non finanziato, dopo l'aumento esponenziale dell'out of pocket a danno dei cittadini, dopo la progressiva riduzione dell'offerta sanitaria nei presidi ospedalieri e negli ambulatori, eccoci arrivati all'ultimo stadio di un disegno perverso: demotivare il personale sanitario per aprire definitivamente la strada alla sanità privata e a chi ha interessi correlati. Certo il rinnovo del contratto di lavoro è atteso da oltre 8 anni ma, intanto, si continua a lavorare in pronto soccorso spesso fatiscenti dove il rischio di aggressione è elevato, si lavora in più presidi ospedalieri distanti anche decine di chilometri tra loro con rischi per la sicurezza delle cure, si sopravvive in condizioni organizzative di vero e proprio disagio ed in situazioni di grave carenza organica, ed è proprio per queste motivazioni che i medici vorrebbero più rispetto dal proprio datore di lavoro che, invece, continua a lucrare sui risparmi derivanti dalla costante riduzione del costo del personale».
L’intervento di Cimo si conclude con una serie di interrogativi. «Che fine hanno fatto i risparmi dei fondi aziendali? E il tesoretto delle Regioni sulla mancata sostituzione del personale? Come sono stati utilizzati? Prima di sapere chi de-finanzierà il prossimo contratto di lavoro, iniziamo a rispondere a queste semplici ma legittime domande».
M5S: Sanità assente dalla manovra
«Una manovra dalla quale la sanità è sostanzialmente assente. Questo dà esattamente la misura di quanto la salute sia poco considerata da questo governo e da questi partiti che, invece di dare nuovo impulso al comparto proprio in chiusura di legislatura, anche quest'anno lo definanzieranno». Lo affermano i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Affari Sociali.
«A parte l'intervento sul payback - il minimo sindacale: si trattava di un provvedimento inderogabile che chiedevamo di realizzare da oltre due anni - sul capitolo delle assunzioni del personale sanitario il governo ha messo la pietra tombale: per il rinnovo dei contratti 2016-2018 non sono state stanziate risorse. A questo si aggiunge la conferma del contributo delle Regioni alla finanzia pubblica in misura di 2.2 miliardi di euro. Non sappiamo ancora dove i governatori andranno a prendere qui fondi ma, tradizionalmente, quando c'è da tagliare, sanità e sociale sono in prima fila tra le vittime sacrificali».
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