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Salute e migranti, le linee guida Inmp-Iss-Simm per un’assistenza uniforme e appropriata

di Rosanna Magnano

Anamnesi clinica, familiare e sociale focalizzata soprattutto su tubercolosi, malaria, infezioni sessualmente trasmissibili, parassitosi, anemia, diabete. Visite mediche mirate e complete alla ricerca di segni di traumi o esiti da tortura. Utilizzo di personale sanitario formato all’approccio transculturale e impiego di mediatori con specifiche conoscenze sanitarie. Uso di strumenti informativi per la disponibilità di dati sanitari nel rispetto della privacy lungo tutto il percorso di accoglienza. Sono queste le raccomandazioni relative alla prima accoglienza contenute nelle linee guida predisposte dall'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (Inmp), Istituto superiore di sanità (Iss) e Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm) su «I controlli alla frontiera, la frontiera dei controlli» , presentati oggi alla Camera. Obiettivo del documento, supportato anche dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin:controlli sanitari più uniformi, appropriati ed evidence based per migranti e profughi richiedenti asilo al momento dell’arrivo in Italia e durante le fasi di accoglienza.

«Si tratta di un primo, importante documento tecnico-scientifico - afferma Concetta Mirisola, direttore Generale dell'Inmp - pensato e sviluppato come strumento operativo per le organizzazioni e i professionisti sociosanitari che concretamente si impegnano nell'accoglienza dei migranti e dei richiedenti protezione internazionale. In tale ambito, infatti, è stata osservata una marcata variabilità nella pratica dei controlli sanitari adottati a livello regionale e locale. Si rende, pertanto, necessario fornire indicazioni chiare e univoche, a partire dalle migliori evidenze disponibili nella letteratura scientifica, a sostegno di modalità assistenziali improntate all'appropriatezza, all'efficienza e all'equità».

Sono state prese in considerazione le principali malattie infettive e diffusive (tubercolosi, malaria, epatite B e C, HIV, parassitosi, infezioni sessualmente trasmissibili) e alcune patologie cronico-degenerative (diabete, anemie, ipertensione, carcinoma cervice uterina) la cui diagnosi precoce si associa a una riduzione degli esiti negativi per la salute e dei costi per il Servizio sanitario nazionale. Sono state anche considerate alcune condizioni, come la gravidanza, ponendo le basi per una maggiore tutela in grado di modificare il percorso di accoglienza. Alla luce delle evidenze emerse, per ciascuna delle patologie e condizioni individuate, gli esperti del panel hanno elaborato delle raccomandazioni di taglio clinico-organizzativo, incardinandole all'interno di un percorso modulato e progressivo, dalla valutazione iniziale in fase di soccorso alla visita medica completa in prima accoglienza, fino alla “presa in carico” vera e propria nella seconda accoglienza.

Le direttrici delle linee guida sono tre: promuovere l'appropriatezza clinica e organizzativa, all'interno di percorsi sperimentati come validi ed efficaci; evitare sprechi legati all'effettuazione di accertamenti inutili o inutilmente ripetuti; ridimensionare le pratiche difensive, sostenute da eventuali ingiustificati allarmismi.

L'Italia, ha sottolineato il presidente dell'Iss Walter Ricciardi, è uno dei pochi paesi che garantisce a tutti l'assistenza sanitaria. «Ma la generosità non basta, servono rigore scientifico e una precisa metodologie. Ricordando sempre che studi scientifici dimostrano che i paesi che si occupano bene della salute dei migranti ottengono migliori risultati anche sui cittadini autoctoni».

Il documento, ha spiegato Ranieri Guerra, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, copre tutte le fasi dell'accoglienza. «Ben vengano le linee guida - spiega - che colmano il vuoto che si crea tra lo sbarco e il centro di accoglienza. Quello delle migrazioni per mare è un flusso complesso che implica una coerenza d’azione tra i vari soggetti che se ne occupano».


Per quanto riguarda l’Hiv ad esempio, le Linee guida raccomandano «di offrire il test a tutti i soggetti di età ≥16 anni provenienti da paesi a elevata endemia, alle donne in gravidanza e durante l'allattamento, e a quanti, nell'ambito del counselling, riferiscano di essere stati esposti a fattori di rischio (pregresse trasfusione di sangue o emoderivati, tossicodipendenza, partner sessuali multipli o storia di abusi/violenze sessuali), o presentino concomitante infezioni sessualmente trasmissibili o infezione tubercolare».

Per le donne in età fertile, particolare attenzione è dedicata alla gravidanza. «È necessario accertare tempestivamente nelle donne migranti l'eventuale stato di gravidanza - si legge nel documento - al fine di attivare un percorso di accoglienza differenziato. Si raccomanda di valutare, nelle donne in età fertile, l'opportunità di un test di gravidanza già in occasione dei controlli medici iniziali, anche in considerazione del rischio di violenze sessuali subite durante il percorso migratorio. In caso di gravidanza, deve essere garantito alle donne immigrate quanto previsto dal Servizio sanitario nazionale per tutte le donne nella medesima condizione, favorendo la presa in carico delle gestanti da parte di personale sanitario e di mediatori linguistico-culturali di sesso femminile».

Sul fronte vaccini, si specifica che «Nell'ambito della presa in carico sanitaria, si raccomanda di offrire ai bambini (0-14 anni) che non sono mai stati vaccinati, o che presentano documentazione incerta, le vaccinazioni secondo il calendario nazionale vigente, in rapporto all'età».

All'elaborazione delle raccomandazioni ha lavorato un panel multidisciplinare e multiprofessionale di esperti, scelti in rappresentanza delle principali società scientifiche interessate e di istituzioni sanitarie nazionali e internazionali. È stata seguita una metodologia rigorosamente evidence-based, che ha previsto una ricognizione sistematica della letteratura biomedica sui temi d'interesse (in totale, 1.059 documenti reperiti e valutati criticamente). «La presente linea guida - spiega Giovanni Baglio, epidemiologo e referente scientifico del Programma nazionale linee guida salute migranti - nasce da una collaborazione che l'Inmp, in qualità di istituzione tecnico-scientifica di rilievo nazionale, impegnata nel campo della salute dei migranti e delle fasce più fragili della popolazione, ha avviato con l'Istituto Superiore di Sanità e con la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni. Tale collaborazione garantisce, da un lato, scientificità ed elevato rigore metodologico, in virtù dell'expertise maturata dall'Iss nell'ambito del Sistema Nazionale Linee Guida, e dall'altro, un dialogo costante con i territori, attraverso i Gruppi Immigrazione e Salute della Simm, che intercettano le esigenze e le criticità presenti a livello locale».

I numeri dei migranti in Italia
Dal 2014 gli sbarchi costituiscono la prima modalità di accesso. Secondo i dati del Ministero dell'Interno, nel triennio 2014-2016 sono stati registrati oltre 505 mila nuovi arrivi via mare: di questi, 181 mila solo nel 2016, provenienti in prevalenza da Nigeria (21%), Eritrea (11%), Guinea (7%), Costa d'Avorio (7%) e Gambia (7%). I minori non accompagnati giunti in Italia nel 2016 sono stati quasi 26 mila, più del doppio dell'anno precedente, pari al 14% di tutti gli arrivi via mare. Sono invece diminuiti i minori accompagnati dai genitori: nel 2014 erano stati circa 13 mila (tra cui molti siriani), mentre nel 2016 il numero si è ridotto a 2.400. Dal punto di vista della provenienza, la nazionalità più rappresentata è stata quella eritrea (con 3.714 presenze, pari al 15,4%), seguita dalla gambiana e dalla nigeriana. Rispetto al numero di richieste di asilo e protezione internazionale, nel 2016 si è raggiunta la cifra più alta degli ultimi vent'anni, pari a 123.600.


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