Dal governo

Corte dei conti, il bilancio tiene ma la spending review da sola non basta

di Ernesto Diffidenti

Il recupero della crescita del prodotto interno lordo, dopo una lunga crisi, «appare ancora
troppo modesto e, soprattutto, in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali Paesi europei». E ancora: la spending review «non ha abbassato il livello complessivo della spesa pubblica» e dunque bisognerà valutare attentamente cosa addebitare alle casse pubbliche. E infine: l’elevato livello del debito richiede «un percorso di rientro molto rigoroso». Nella relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2016, il presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci di Scarrozzi, incalza le istituzioni a non cedere sulla strada del risanamento. La valutazione sulla tenuta dei conti, infatti, «per vari aspetti è positiva» ma c’è ancora tanto da lavorare per tirare fuori l’Italia dalle secche. Soprattutto sui mali storici, come la corruzione «che resta devastante» .

In calo le spese delle amministrazioni locali
Martucci fa riferimento in particolare a un «quadro d’assieme che vede progressivamente ricondotti all’equilibrio di bilancio alcuni principali comparti quali quelli riguardanti le amministrazioni locali, assegnandosi allo Stato centrale un ruolo strategico nel perseguimento degli obiettivi programmatici». Nello stesso tempo il presidente della Corte puntualizza che «ancora una volta l’indirizzo rigoroso impresso alla gestione della finanza pubblica non deve essere visto come l’adesione a regole imposte dall’esterno, quanto piuttosto una via obbligata da perseguire responsabilmente». La posta in gioco è alta. Martucci precisa che «il costo di un rinvio del percorso di aggiustamento si rileverebbe oneroso e permanente».

Per la Corte è dunque «essenziale che il nostro Paese mostri una ferma determinazione a perseguire una duratura riduzione del debito pubblico» nel rispetto dei vincoli costituzionali di equilibrio di bilancio introdotti nel 2012.

Anche perché, spiega Angelo Buscema, presidente delle Sezioni riunite della Corte dei conti, l’elevato livello del debito pubblico resta «l’elemento di maggiore vulnerabilità dell’economia italiana che impone alla politica economica, ben più di quanto non derivi dai vincoli fissati con le regole europee sui conti pubblici». La Corte dei conti auspica, pertanto, «un’attenta gestione dei conti pubblici che garantisca il raggiungimento, in tempi certi, degli obiettivi programmati di saldo e di debito, scongiurando inverisioni di segno negativo delle aspettative dei mercati».

Pagamento dei debiti Pa
Un giro di vite che, tuttavia, non deve penalizzare il rapporto tra lo Stato e i suoi fornitori. Il monitoraggio 2016 sul pagamento delle fatture da parte della Pa «evidenzia ancora un consistente ritardo». I dati relativi a pagamenti per consumi intermedi e investimenti fissi lordi «confermano - sottolinea Buscema - un basso livello della capacità di pagamento, che nel 2016 risulta di circa il 59%, per di più in riduzione rispetto agli anni precedenti».

Verifica sui risultati della Consip
Sul fronte degli acquisti la Corte dei conti conferma «la centralità» della Consip nelle politiche di contenimento della spesa «anche se è emersa nel corso degli anni l'esigenza
di una verifica dei risultati più rispondenti a dati reali». «Per lo Stato - continua Buscema - nonostante l’incremento della spesa mediata da Consip, l’acquisizione di beni e servizi risulta ancora in prevalenza effettuata con il ricorso alla procedure extra Consip».


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