Dal governo

Scuole di specializzazione di area sanitaria, ecco il decreto

di B.Gob.

Il corso di specializzazione non può e non dovrà più essere l’eterna “toppa” alle carenze d'organico, ormai strutturali, degli ospedali. È questa la scommessa contenuta nel “Decreto interministeriale recante gli standard, i requisiti e gli indicatori di attività formativa e assistenziale delle Scuole di specializzazione di area sanitaria”, pubblicato dal Miur e messo a punto con il ministero della Salute.

Il testo, che ridefinisce i criteri di accreditamento delle Scuole di specializzazione, dà finalmente attuazione a quanto contenuto nel decreto 68/2015 sul riordino delle Scuole di Area medica, fino ad oggi rimasto lettera morta. E proprio con l'esigenza di arrivare prima a definire nuovi criteri di qualità delle Scuole, capaci di razionalizzare l'offerta formativa su tutto il territorio nazionale, il Miur aveva motivato nelle scorse settimane lo slittamento a ottobre del prossimo concorso per l'accesso alle specialità. Per ripartire con il piede giusto, insomma. «Abbiamo voluto procedere con le nuove regole - spiegava la ministra Valeria Fedeli - per garantire che le nuove specializzande e i nuovi specializzandi siano inseriti in percorsi accreditati secondo criteri di sempre maggiore qualità e trasparenza e affinché la prossima selezione risponda di più alle attese delle nostre laureate e dei nostri laureati. Il nuovo regolamento con le modalità di accesso alle scuole recepirà le osservazioni emerse dagli incontri avuti con le associazioni dei medici in formazione».

Il decreto. L'obbligo per lo specializzando di svolgere almeno il 25% della propria attività fuori dall'Università e la soglia del 75% di “skills” professionalizzanti si compiono con il varo del decreto, che in 600 pagine rilancia vecchie novità (l'ossimoro è voluto) come il libretto formativo e sancisce il principio di un accreditamento dinamico della rete formativa, i cui nodi saranno sottoposti a continue verifiche da parte dell'Osservatorio nazionale della formazione medico-specialistica e degli Osservatori regionali. Anch'essi, fino a oggi, non attivi salvo poche eccezioni. Ora è il caso di partire, perché le “antenne” locali dovranno verificare e certificare almeno una volta all'anno sia l'efficienza sia gli standard tecnologici, organizzativi e assistenziali.


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