Dal governo
Giornata nazionale sulla salute della donna. Sfide e traguardi della prevenzione al femminile
di Ro. M.
Donne al centro delle politiche di prevenzione in occasione della seconda giornata nazionale dedicata alla loro salute , iniziativa istituita e promossa dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, il 22 aprile (data di nascita del nobel Rita Levi Montalcini), per richiamare l'attenzione sul tema della salute dell'universo femminile in tutte le fasi della vita, dall'infanzia alla senilità.
Ma anche al centro di linee di ricerca dedicate e monitoraggi mirati. Le donne utilizzano infatti più farmaci degli uomini, con uno scarto del 10 per cento (Rapporto Osmed). Ed è di gran lunga superiore nelle donne (fino al 50 per cento secondo stime internazionali) anche il rischio di effetti indesiderati. Tra i più segnalati i farmaci per patologie neurologiche e neuropsichiatriche, per malattie gastrointestinali, epatiche e biliari, cardiovascolari, ematiche e dell’epidermide. Ancora da identificare spesso le cause del fenomeno. Per questo l'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha voluto dare una spinta all’approccio di genere prevedendo nel Bando 2016 per il finanziamento alla Ricerca Indipendente una tematica specifica per la quale sono stati presentati 48 protocolli di studio. I protocolli presentati fanno riferimento sia alle patologie specifiche di genere, sia alla valutazione di terapie “universali”, sempre però nell'ottica di medicina di genere.
I primi buoni risultati di una politica di prevenzione si raccolgono in oncologia, ma si potrebbe fare molto di più con una maggiore adesione ai programmi di screening. « Nel 2016 i tumori hanno colpito 176.200 italiane, e oggi 1 milione e 700mila donne - spiega una nota dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) - vivono dopo la diagnosi». Le percentuali di guarigione sono in costante aumento, infatti il 63% delle italiane colpite può affermare di aver sconfitto la malattia. E in una delle neoplasie femminili più frequenti, quella del seno, questi tassi raggiungono l'85%.
«Oggi abbiamo a disposizione armi efficaci per affrontare la malattia ma è essenziale migliorare l'adesione agli screening anti-cancro – spiega Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom -. Nel 2015 sono state invitate circa 1 milione e 728 mila italiane a eseguire la mammografia, fondamentale per individuare il tumore del seno in fase precoce, ma solo il 55% ha aderito. Preoccupa in particolare la differenza fra Nord (63%), Centro (56%) e Sud (36%)».
E ampi spazi di miglioramento si registrano anche nell'adesione al Pap-test per l'individuazione del tumore della cervice uterina, uno dei più frequenti nelle giovani donne (under 50), al 5° posto con 2.300 nuove diagnosi stimate nel 2016 in Italia.
«Nel 2015 sono state invitate a eseguire l'esame - spiegano gli oncologi- poco più di 1 milione e 624mila donne, ma ha aderito solo il 39,8%. Per la prima volta dal triennio 2008-2010 l'adesione è scesa, seppure di poco, sotto il 40%. Alcuni programmi di screening hanno sostituito il Pap-test con il test Hpv (Human Papilloma Virus) a seguito della pubblicazione delle raccomandazioni del Ministero della Salute nel Piano Nazionale della Prevenzione 2010-2012. Numerosi studi infatti hanno evidenziato una maggiore sensibilità del test HpV nell'individuazione di lesioni tumorali rispetto al Pap-test.
«Il nostro Paese, primo in Europa insieme all'Olanda - continua Pinto - ha deciso di innovare questo programma di prevenzione dando indicazione ai decisori regionali di spostarsi verso l'Hpv come test primario dello screening cervicale. È un cambiamento che sta progressivamente prendendo piede: nel 2015, 49 programmi di screening hanno utilizzato la ricerca del Dna di tipi ‘ad alto rischio' di papillomavirus umano come test primario di screening. La proporzione di donne invitate allo screening con questo esame è ora del 16%, quasi doppia rispetto al 2012. L'adesione è stata del 50,1%, superiore a quella generale all'invito allo screening».
I tumori più frequenti nelle donne sono quello della mammella (30%), colon-retto (13%), polmone (6%), tiroide (5%) e corpo dell'utero (5%).
Fari puntati anche sugli stili di vita, che tra le donne stanno peggiorando sul doppio fronte alcol e fumo, importanti fattori di rischio oncologico e non solo. Il vizio delle sigarette è sempre più al femminile: «Anche se questa abitudine è più diffusa negli uomini (33%) - conclude Pinto - va comunque evidenziato che, nel complesso, il 23% delle italiane è fumatore abituale. Un dato inquietante che indica la necessità di intraprendere azioni ad ampio spettro di contrasto al tabagismo. Infatti tra il 1999 e il 2011 l'incidenza del carcinoma del polmone è diminuita del 20,4% tra gli uomini, mentre è aumentata del 34% nelle donne».
Un allarme confermato anche dall’Istituto superiore di Sanità che nel corso del recente Alcohol prevention day ha diffuso dati preoccupanti sulla fragilità femminile di fronte al rischio di un consumo dannoso di bevande alcoliche. Sempre più donne bevono fuori pasto e si dichiarano binge drinker (il 3,1%). Il 6,5% delle donne ha dichiarato nel 2015 di aver ecceduto nel consumare bevande alcoliche, il 17,7% beve fuori pasto e il 9% delle donne sono bevitrici a rischio di danni alla salute, in aumento rispetto all’8,2% registrato nell’anno precedente.
Sempre sugli stili di vita è centrata anche l’iniziativa promossa da Italia Longeva, network scientifico sull'invecchiamento istituito da Ministero della Salute, Regione Marche e l'Irccs Inrca di Ancona, che nel corso della manifestazione romana sulla Seconda Giornata della Salute della Donna propone dei “longevity check-up” gratuiti per evitare sovrappeso, ipertensione e colesterolo, nemici di una vita lunga e in buona salute.
«La longevità è una conquista personale – dichiara Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva – fatta di corrette abitudini di vita e di attenzione al proprio stato di salute e all'alimentazione. La genetica incide soltanto per il 20 - 25% sulla speranza di vita di ciascuno di noi: il resto è rimesso al nostro impegno. È importante ricordare che sono sette i parametri di salute cardiovascolare alla base di una vita lunga e in salute, per tutti e soprattutto per le donne, il cui rischio cardiovascolare aumenta in particolare dopo la menopausa: astensione dal fumo, regolare esercizio fisico, dieta equilibrata con adeguato apporto di frutta e verdura, lotta al sovrappeso, colesterolo sotto controllo e attenzione alla pressione arteriosa e alla glicemia».
«Non dimentichiamo – conclude Bernabei – che per vivere a lungo l'alimentazione corretta è necessaria ma non sufficiente. È imprescindibile anche l'esercizio fisico, una rete familiare e sociale solida e persino saldi riferimenti spirituali».
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