Dal governo

Aumento del disagio psichico, l’altra faccia della longevità

di Carla Collicelli (segretariato Asvis)

Tra le emergenze della epidemiologia moderna, e in particolare tra quelle che attengono alle patologie croniche, ci si dimentica molto spesso delle malattie psichiche, in costante aumento, per lo meno per quanto riguarda l'incidenza delle diagnosi e delle prese in carico. Le statistiche evidenziano che se da un lato si vive sempre più a lungo e aumenta la sopravvivenza per molte malattie croniche (o cronicizzabili, come si può dire con un neologismo), peggiora la salute mentale e aumentano le forme di disagio psichico, specie tra i giovani, gli stranieri, le donne e i disoccupati.

L'indagine Istat sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari del 2013 indica, per esempio, che l'indicatore del benessere psichico si riduce tra 2005 e 2013 di 1,6 punti in media e di 2,7 punti per i giovani sotto i 34 anni, di 4,7 punti per gli stranieri e di 5,4 per le donne. Aumentano le richieste di aiuto psichiatrico o psicologico, soprattutto tra gli over 40, e il disturbo più diffuso risulta essere la depressione, che coinvolge (secondo i calcoli Istat) 2,6 milioni persone. Altri dati interessanti riguardano il consumo di antidepressivi: secondo l'Aifa il relativo acquisto è aumentato del 4,5% all'anno negli ultimi anni e secondo il Cnr usano tranquillanti e ansiolitici 5 milioni di italiani (di cui più di 3 milioni donne), mentre 4 milioni usano i sonniferi e 2,2 gli antidepressivi.

Insicurezza e tristezza
Da un punto di vista sociologico non si può non collegare questa tendenza con le problematiche sociali, economiche e psico-antropologiche che caratterizzano la situazione sociale dei nostri tempi. A titolo di esempio può essere interessante ricordare il dato di fonte Eurobarometro, secondo il quale il 21% degli italiani “si sente escluso dalla società”, contro il 9% della media europea (11% in Regno Unito, 9% in Francia, 8% in Germania); quelli di varie altre fonti secondo cui ansie quotidiane, paure, angosce, e soprattutto l'insicurezza, caratterizzano il vissuto dei cittadini contemporanei in molte parti del mondo; o ancora la ampia letteratura sulla crisi di valori e di identità e sulle “passioni tristi”.
Dal punto di vista della sanità e delle politiche pubbliche si pone la questione della risposta che è possibile dare alle persone con questo tipo di disagio ed alle loro famiglie. Molti passi avanti sono stati fatti negli ultimi decenni per individuare forme più idonee ed efficaci di trattamento e sostegno per chi soffre di un disagio di tipo psichico: dal ricentraggio dei servizi sui valori della persona umana e sul benessere psicologico dell'assistito, al rafforzamento delle strutture, all'integrazione dei servizi e sviluppo di una medicina del territorio attenta al disagio psichico. Molto deve però essere ancora fatto, soprattutto nella direzione del riconoscimento del diritto di tutti i cittadini di fronte al principio della tutela della salute mentale e del benessere psichico; della considerazione della salute e del benessere psichico, individuale e collettivo, in tutte le politiche, e in particolare in quelle del lavoro e in quelle scolastiche; dello sviluppo di stili di vita salutari e di contesti di lavoro e socialità atti a favorire il benessere psichico; della corretta informazione e comunicazione sui servizi e sulla prevenzione; della cura della relazione umana e professionale tra operatori e pazienti.

Da questo punto di vista il contributo delle associazioni e del volontariato è molto importante, e un esempio particolarmente significativo è quello del lavoro svolto dalla Fondazione Di Liegro a Roma, che da anni si occupa delle famiglie con disagio psichico, soprattutto adolescenziale e giovanile, in un'ottica di recupero e reinserimento. Tema che è stato al centro del convegno organizzato insieme alla Fondazione d'Harcourt di Ginevra sulla “Ricovery” (Riprendersi nella traduzione proposta) che si è svolto il 27 e 28 gennaio 2017 a Roma nella sala Congressi di Piazza della Pilotta, con la partecipazione di autorevoli esperti stranieri e italiani, del Lazio ma anche di altre regioni (www.fondazionediliegro.com ). Le due fondazioni, confortate in questo dal supporto scientifico degli esperti, hanno voluto attirare l'attenzione sulla necessità di agire di concerto con i clinici e con le strutture sanitarie per assicurare ai diretti interessati una qualità della vita ed un recupero sociale adeguati, soprattutto sfruttando le potenzialità insite in un lavoro di sostegno e accompagnamento svolto a livello familiare e sociale. E ciò è realizzabile rafforzando i fattori naturali di protezione sociale (famiglia, comunità, alloggio, fiducia, speranza), promuovendo la appropriatezza e l'equità di accesso alle cure, aiutando i servizi pubblici a individuare le sacche di disagio nascosto, e lavorando in un'ottica di welfare territoriale integrato e di integrazione dei servizi sanitari e sociali.


© RIPRODUZIONE RISERVATA