Dal governo
L’infertilità del pensiero
di Roberto Turno
Cara ministra Lorenzin ripopolare le campagne, dare nuove e sempre più braccia alla terra è antica e nobile intenzione. Riuscire a ripopolare un Paese che invecchia e che genera sempre meno, è un'ambizione che merita attenzione e rispetto. Come dare a tutte le donne gli strumenti per poter aver cura del proprio corpo e restare fertili. Se lo vogliono. Ma...c'è un ma, anzi ci sono un milione di ma che non vanno eliminati con un battito di ciglia.
Perché se la fertilità è un diritto, lo è altrettanto il non avere figli. Non nel senso dell'infertilità, ma proprio di non averli, i figli.
Perché una donna resta donna a prescindere dalla prole, per prima cosa. Perché aver figli costa. Perché gli asili nido sono una rarità. Perché la scuola costa. Perché accudirli e curarli richiede sacrifici. Perché il lavoro non c'è. Perché le donne sono le prime vittime della disoccupazione. Perché i nostri figli non avranno una pensione. Perché il lavoro sarà precario. E così belle e belli sono le femminucce e i maschietti dei nostri sogni, così dolci e gattini. Ma uno Stato dovrebbe prima creare mezzi e strumenti, darli alle famiglie, assicurare un futuro ai nostri ragazzi. Generare per far mucchio e formare un esercito, come ai tempi del Ventennio di triste memoria, diventa un esercizio di infertilità. Quella sì. Del pensiero.
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