Dal governo
Via libera al Patto per la Sanità digitale
di r.tu.
24 Esclusivo per Sanità24
La speranza è di riuscire a risparmiare a regime fino a 8-10 miliardi. L’obiettivo è di rendere il Ssn più efficiente, trasparente e sostenibile. E al passo con i tempi, con la qualità e con la tecnologia che intanto fa passi da gigante anche in medicina ma che il sistema fatica a inseguire. Con una Cabina di regia ad hoc che vigilerà su progetti e operazioni e avrà compiti di indirizzo, coordinamento e controllo sulla sua attuazione. Dopo essere stato tenuto per lungo (troppo) tempo in naftalina, esce dai cassetti e potrebbe presto diventare realtà il «Patto per la Sanità digitale» (previsto dal «Patto per la salute 2014-2016»), che è finalmente stato approvato in Conferenza Stato-regioni. Poi, chissà quando e come, ne vedremo gli effetti e i risultati sul campo sempre minato e complicato del Ssn. Perché la scommessa è impegnativa, in tutti i sensi. E senza esagerazioni. A partire dalla volontà di fare del «Patto per la Sanità digitale» un «piano strategico» unitario e condiviso per lanciare la sanità pubblica verso il futuro e salvare la sua (oggi parzialissima) universalità. Con interessi in gioco di tutto rispetto, perché quegli 8-10 miliardi che si vorrebbero risparmiare a regime, quando la macchina camminerà davvero, e dappertutto, trascinano con sé anche investimenti, auspicabilmente occupazione, un rilancio anche per le imprese del settore per far marciare una macchina tutta, o quasi, ora da costruire. Di mezzo – o meglio, al centro - una migliore assistenza e cure più adeguate per i pazienti, quelle a distanza, dai centri di cura fino al letto dell'assistito. Con la sanità sul territorio più coinvolta, l'ospedale che sgonfia le attese e possa evitare ricoveri inutili. La scommessa, perciò, è grande grande davvero. Ed è chiaro che ci vorrà del tempo. Anche una formazione di tutti gli attori del Ssn, adeguata e davvero a tappeto.
Sprechi addio? Perché le parole d'ordine sono quelle che si ripetono da tempo, tra misure annunciate e interventi miracolosi per legge o tanti altri «Patti» annunciati e poi rimasti sulla carta. Non senza sprechi gli immancabili di risorse pubbliche. E di energie. E di capacità. La Cabina di regia dovrà vigilare anche su questo. E soprattutto mettere in linea le Regioni, le sperimentazioni, i progetti, aiutare a creare un linguaggio comune tra programmi e tecnologie. E soprattutto tra le Regioni, che troppo spesso vanno in ordine sparso nell'assistenza sanitaria, con il Sud che anche in questo caso è fanalino di coda. Le difficoltà, insomma, saranno molte.
Spese e privati. Niente spese in più, attenzione alle risorse già esistenti e coinvolgimento dei privati: il terreno finanziario del «Patto per la Sanità digitale» vuole muoversi in questa direzione. Occhio ai fondi e ai privati, dunque. Sui finanziamenti, si giura nel documento, non ci saranno spese in più per lo Stato. Parola d'ordine: si farà «a costo zero». O quasi. O non del tutto, anzi. Sul campo ci sarebbero i fondi strutturali, quelli ad hoc già stanziati, quelli della Bei (Banca europea investimenti), le iniziative private con modelli di project financing e/o di performance based contracting, secondo cui i fornitori vengono remunerati in base a obiettivi «predefiniti e misurabili». I privati insomma svolgeranno una parte importante, per i progetti e le tecnologie, ma anche per l'implementazione dei risultati.
Priorità e servizi. Le priorità saranno definite a breve nel dettaglio. Come i servizi da realizzare: dalla continuità assistenziale alla telesalute, dal teleconsulto alla telerefertazione, dalla telediagnosi al telemonitoraggio. Passando per la logistica del farmaco e il “farmaco a casa” - tutto sequenziato - fino al Fascicolo sanitario (Fse) e alle linee guida per la cartella clinica elettronica ospedaliera. Con tanto di impegni delle Regioni, a partire dalle piattaforme integrabili. Sperando di avere buona sanità pubblica chiavi in mano. Che costi meno e curi tutti, meglio e dappertutto.
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