Dal governo

Appalti illegittimi tra le principali segnalazioni del «whistleblowing»: in due anni 299 denunce a Cantone

di Mauro Salerno

Appalti illegittimi, certo, ma anche cattiva amministrazione abusi di potere, demansionamento, furbetti del cartellino: sono gli ambiti in cui si sono conventrate le denunce dei «whistleblower», le “gole profonde” di amministrazioni e società pubbliche che hanno segnalato all'Autorità Anticorruzione casi di presunta malversazione, potendo godere di una speciale forma di protezione dell'identità, anche se in molti casi le segnalazioni sono state anonime. A fare il primo primo bilancio del sistema del «whistleblowing» è stata ieri l'Anac: da settembre 2014 (entrata in vigore della legge 90/2014 che introdotto la sperimentazione del sistema) al 31 maggio 2016 l'Autorità ha ricevuto 299 segnalazioni, 17 al mese in media nell'ultimo anno e mezzo.
La gran parte delle segnalazioni, circa il 40%, arriva dal Sud Italia e proviene da un dipendente pubblico (nel 2016 il 71%). Nel 2015 e nei primi mesi del 2016 è stata data una rilevanza alta a circa il 30% delle segnalazioni. In particolare nei primi cinque mesi del 2016 sono stati segnalati tra gli altri anche casi di affidamento di appalti senza gara.

Botta e risposta con Davigo
«Il sistema funziona - ha detto il presidente dell'Anticorruzione Raffaele Cantone e va potenziato». Pur premettendo di «non voler fare polemica», Cantone ha in qualche modo risposto anche ai rilievi mossi dal presidente dell'Anm Piercamillo Davigo che qualche giorno fa ha definito «fumo negli occhi» e «stucchevole» il sistema delle denunce, con identità protetta, sottolineando che i dipendenti pubblici hanno già l'obbligo di denuncia. «Non voglio commentare dichiarazioni altrui - ha detto Cantone - ma è chiaro che abbiamo una prospettiva diversa e la nostra non è una prospettiva penale. Quello che è capitato con Snowden, Wikileaks o il caso Wolkswagen dimostra che questo tipo di segnalazioni non è inutile» .

La legge alla Camera
Il presidente dell'Anac ha poi riconosciuto che la «legge approvata dalla Camera», con le prime norme organiche sul «whistleblowing», «va nella giusta direzione». In particolare Cantone ha citato le norme che permettono si sanzionare i casi di mobbing subiti dai dipendenti che hanno promosso delle segnalazioni e le forme di tutela dell'identità dei segnalanti. Su questo punto specifico Cantone ha chiesto però di potenziare la garanzia di riservatezza estendendola anche ai casi in cui le denunce finiscono in procura, «almeno fino all'avviso di conclusione indagini o al rinvio a giudizio».

Né premi né sanzioni
Cantone si è invece detto contrario alla possibilità di remunerazione economica delle «gole profonde». «Non si può premiare con denaro chi adempie al suo dovere civico - ha detto Cantone». Che però si è detto favorevole a forme di «mero ristoro delle spese affrontate a causa della denuncia». Come «spese per avvocati o spese mediche» se «adeguatamente rendicontate». Allo stesso modo niente penalità per gli autori di denunce infruttuose. «Sarebbe un disincentivo - ha chiarito Cantone - mentre chi denuncia il falso viene già perseguito per calunnia»

Il problema dei fondi
Il presidente dell'Anac è tornato anche sul tema del blocco dei fondi a disposizione dell'Autorità, che ha in cassa oltre 80 milioni di euro che non può spendere in ossequio ai paletti della spending review. «Il codice appalti - ha detto - impone pesanti investimenti, soprattutto tecnologici, da parte dell'Autorita», mentre «le nostre risorse sono rimaste invariate». «Avevo dato per scontato che sarebbe stato piu' facile sbloccare le risorse che abbiamo già a disposizione ma non è così», ha aggiunto. «Segnalo solo che i nostri impegni si sono moltiplicati, speriamo di avere la possibilità di fare gli investimenti di cui abbiamo bisogno», ha concluso.


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