Dal governo

Renzi: pensione anticipata nella legge di Stabilità. Lo strumento si chiamerà “Ape”

di Andrea Gagliardi

Sul tema della flessibilità in uscita per accedere alla pensione «interverremo nella legge di stabilità del 2017. Il meccanismo che si chiamerà “Ape”». Così nella diretta Twitter e Facebook #Matteorisponde, il premier Matteo Renzi ha confermato ufficialmente una notizia data per scontata da chi lavora al dossier. E ha a spiegato che il meccanismo di flessibilità in uscita con penalizzazioni al quale il governo sta lavorando si applicherà a partire dai 63enni. Finora era stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini a parlare di «volontà del governo» a intervenire nella legge di stabilità 2017 per la flessibilità in uscita. Sulle questioni fiscali Renzi ha detto che «l'ideale sarebbe ridurre le fasce Irpef, che sono cinque». Ma non ha negato che esiste un problema di risorse da reperire. «Alla fine dovremo trovare il modo di avere quattrini su questo - ha ammesso - Spero che riusciremo a farlo». Poi dopo aver promesso «novità in arrivo molto interessanti su Equitalia», ha definito «non un cattiva idea» quella di abolire il bollo aumentando in misura ragionevole le accise sulla benzina, «perché in questo caso pagherebbe solo chi usa, consuma, inquina».
“Ape” lo strumento per andare prima in pensione
Renzi ha spiegato che il meccanismo di flessibilità in uscita con penalizzazioni al quale il governo sta lavorando si applicherà a partire dai 63enni. «Noi stiamo lavorando a un meccanismo che si chiamerà “Ape” - ha detto il premier - attraverso il quale, chi vorrà, potrà anticipare, con una decurtazione economica, l'ingresso in pensione soltanto per un certo periodo di tempo». E ha aggiunto: «Ci ha lavorato Nannicini, ha sentito l'Inps, il progetto è sostanzialmente pronto, c'è anche il logo. Parlerà a quelli nati in quegli anni lì: '51, '52, 53. Sentiremo i sindacati e l'Unione europea. Entrerà in vigore con la legge di stabilita' del 2017».

Renzi: dall'Austria solo propaganda sul Brennero
Nel pomeriggio il premier, intervenuto al question time alla Camera, aveva affrontato numerosi temi, a partire dall'immigrazione. E dalla questione della minacciata (dall'Austria) chiusura del Brennero, per arginare il flusso dei profughi. «Ciò che abbiamo visto dall'altro lato del Brennero è assimilabile a puro esercizio di propaganda, come ha sottolineato anche il ministro degli esteri tedesco» ha detto Renzi, che ha parlato di «operazione pericolosa perché si gioca con la paura». E ha aggiunto: «Il Brennero è un simbolo di amicizia e di dialogo e la chiusura è poco più di una provocazione che attiene alla campagna elettorale austriaca». Poi ha attaccato: se dovesse concretizzarsi la chiusura del Brennero «ci aspetteremmo reazioni» da parte delle istituzioni europee. E ha sintetizzato: «Il punto centrale è che noi pensiamo che Schengen vada difeso, al di là delle polemiche».
Vienna: controlli al Brennero se cresce flusso da sud
Intanto il ministero dell'Interno austriaco ribadiva la linea dura. Ossia la volontà di effettuare controlli alla frontiera del Brennero in caso di un aumento del flusso di profughi dall'Italia. Dopo la notizia che la Commissione Ue stamattina ha autorizzato il prolungamento dei controlli di frontiera dell'Austria con Ungheria e Slovenia (misura da cui l'Italia è esclusa), un portavoce del ministero ha riferito che Vienna legge nella decisione Ue «una conferma delle misure prese finora» e «nessun ostacolo a nuove misure al confine con l'Italia, qualora la situazione dovesse cambiare».

«Falsi i dati della Lega sull'aumento degli sbarchi»
Sull'immigrazione è stato un botta e risposta alla Camera tra Renzi e il deputato della Lega Molteni. Al leghista che lo criticava per le politiche sull'immigrazione, Renzi ha risposto: «I dati che vengono citati e che parlano di un aumento del 50% di migranti arrivati in Italia sono falsi. L'aumento, e i dati sono di questa mattina, 28.658 contro 27.500», ha detto il presidente del consiglio. E ha aggiunto: «155 mila persone sono arrivate lo scorso anno. Voi preferite chiamarli profughi a scrocco e dite che siamo andati a prenderli in mare. Sì, è vero, perché quando un uomo o una donna rischiano di annegare, noi siamo dalla parte della dignità. Scegliete la paura, noi siamo dalla parte della dignità. L'interesse nazionale si fa difendendo i valori e non inseguendo i vostri fantasmi».

«No abolizione voucher sì a miglioramenti»
Al question time, in risposta a un'interrogazione di Sel, Renzi ha dichiarato che il governo è «contrario all'abolizione dei voucher» ma è disponibile a provvedimenti migliorativi». E ha aggiunto: «I voucher sono tra l'1,9% e il 2,7% della forza lavoro, sono in larga parte turismo e commercio, se ci sono eccessi siamo pronti a discuterne». Poi ha difeso il Jobs Act «che non è stato un fallimento, ma ha prodotto 398 mila posti di lavoro in più».

Renzi a M5S: i nostri finanziatori? Lo vedrete in tribunale
Botta e risposta di Renzi alla Camera anche con il M5s. Rispondendo ad una interrogazione nella quale i grillini chiedevano al premier di rivelare se ci sono petrolieri o banchieri tra i finanziatori del partito, Renzi ha risposto: «non abbiamo niente da nascondere». Ma il M5s potrà conoscere i nomi dei finanziatori del Pd in tribunale rinunciando all'immunità parlamentare «avendo noi fatto causa al vice-presidente della Camera e agli altri esponenti del suo partito che hanno posto questo tema». E ha rilanciato: «siete disponibili a scrivere con noi una legge sui partiti in cui c'è il principio della trasparenza? Siete pronti a scrivere una legge in cui valga il principio per cui uno vale uno?».

«Impegno serio a sbloccare opere, totale cambio passo»
Sul fronte infrastrutture il premier ha difeso i risultati del governo e la politica dello “Sblocca-Italia”. «Siamo convinti della necessità di sbloccare le opere pubbliche e anche quelle private. Negli ultimi sette anni siamo passati da 40 a 20 miliardi di opere in Italia ed è il segno evidente della crisi: non bisogna essere keynesiani per capire che se si smette di investire in opere pubbliche c'è un crollo non solo del pil ma dell'indotto, dell'entusiasmo e delle aspettative». E ha spiegato: «Se non si sbloccano le opere pubbliche il Paese non cresce. Nei prossimi giorni inaugureremo il quadrilatero, sulle strade siciliane stiamo riaprendo una per una le opere, con 820 milioni di manutenzione. Fatto questo, potremo ragionare sulle nuove grandi opere», ha sottolineato. «Il lavoro fatto sul codice degli appalti - ha aggiunto - è sintomatico di un totale e generale cambio di passo».


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