Dal governo

Lorenzin incassa il “mi piace” di Sanders. L’America dei diritti sogna il Ssn italiano

di Lucilla Vazza

«La sanità made in Italy è modello: un diritto di tutti e non un privilegio». E a questa frase di Bernie Sanders, l’avversario democratico (alla sinistra) di Hillary Clinton, pioggia di applausi e grandi ovazioni da parte dei 28mila supporter riuniti ieri a Prospect Park. In una Brooklyn in festa, a raccolta per acclamare il nuovo - benché tutt’altro che giovane con i suoi 74 anni - volto sorridente dei progressisti Usa. E l’Italia per una volta nominata come buon esempio da imitare. Nella notte sapremo se i democratici di New York si fidano di questo arzillo senatore del Vermont, che desidera per gli States un nuovo “new deal” roosveltiano, o preferiranno la navigata e molto più consolidata Clinton.

Per Sanders il nostro Paese può essere un punto di riferimento concreto per la sanità dei sogni. «Le più grandi nazioni al mondo - ha detto - come Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, considerano la sanità un diritto per le persone».

Lorenzin: «Sanders vede oltre»
E non si fa sfuggire l’assist stelle e strisce Beatrice Lorenzin, che in una nota sottolinea come: «Sanders vede quello che in Italia molti non percepiscono. Garantire anche in futuro l'universalismo». La ministra nelle parole del leader socialista, che conclude i suoi comizi con il pugno chiuso, legge un incoraggiamento a continuare con l’universalismo che connota la nostra sanità pubblica. «Di fronte all'evoluzione, rispetto alla disponibilità di farmaci sempre più efficaci ma anche sempre più costosi, quello italiano deve rimanere il sistema solidale oggi modello in tutto il mondo. Noi lavoriamo ogni giorno per migliorare il servizio, con l'obbligo che ci arriva dalla nostra cultura e dalla nostra storia: il diritto alla salute - conclude il ministro - è un diritto da garantire a tutti». Lorenzin insomma si scopre a sorpresa più a sinistra di Hillary. Una notizia per tutti quelli che pensano che il nostro Ssn universale sia a rischio per i troppi tagli di questo governo, confermati nei numeri del Def licenziato pochi giorni fa.


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