Dal governo
Oggi il varo del Def: verso un taglio delle stime di crescita all’1,2-1,3%
di Marco Rogari
Una revisione della crescita del Pil al ribasso per quest'anno dalla vecchia stima dell'1,6% formulata lo scorso autunno all'1,2%-1,3 per cento o, meno probabilmente, all'1,4 per cento. Così come per il biennio 2017-2018 per il quale la previsione si annuncia sostanzialmente in linea con quella del 2016. Ma con una spinta pari allo 0,2% nel breve periodo e all'1% nel “lungo” rispetto allo scenario base garantita dalle nuove misure in arrivo di finanza per la crescita in arrivo a maggio.
Una previsione del Pil nominale (quello che tiene conto dell'inflazione) vicina, o leggermente superiore, al 2% a partire dal 2016 per arrivare a una quota non troppo distante dal 3% nel 2018 e 2019, anche per mantenere fede agli impegni sulla riduzione del rapporto debito-Pil. Conferma del rapporto deficit-Pil al 2,4% per quest'anno in attesa che da Bruxelles arrivi l'ok all'utilizzo dei margini di flessibilità chiesti dal Governo. Che se non venisse concesso in toto farebbe scattare l'aggiustamento amministrativo da 2,5-3 miliardi già allo studio dell'esecutivo contando soprattutto sui 2 miliardi di maggiori entrate dalla voluntary disclosure. Richiesta di flessibilità anche per il 2017 (per almeno un punto di Pil). Su queste queste coordinate sarà tracciato il quadro “macro” del Documento di economia e finanza che sarà varato oggi pomeriggio dal Consiglio dei ministri.
Ieri alla Presidenza del consiglio e al ministero dell'Economia si è lavorato per tutta la giornata per affinare le stime e sciogliere gli ultimi nodi. Nel pomeriggio il premier Matteo Renzi ha fatto il punto della situazione con il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Per il 2017 il Def confermerà la decisione di sterilizzare le clausole di salvaguardia fiscali, in primis Iva, da oltre 15 miliardi nel 2017 e di tagliare l'Ires. Non solo. Il Governo, pur dovendo aggiornare al ribasso le previsioni sull'andamento a causa di una crescita meno marcata del previsto per l'evoluzione del quadro internazionale, nel Def evidenzierà che tutti i parametri, a partire dallo stesso Pil, migliorano rispetto allo scorso anno e che restano confermati gli impegni presi sul contenimento del deficit e la riduzione del debito.
Tra le ultime questioni sul tappeto il ricorso alla flessibilità anche per il 2017. Con una stima del rapporto deficit-Pil che dovrebbe rivelarsi superiore di almeno un punto, se non di più, dell'obiettivo dell'1,1% (si potrebbe arrivare a un 2-2,2%). Su questo punto la trattativa con Bruxelles entrerà nel vivo durante l'estate. Anche perché la Commissione Ue dovrà prima pronunciarsi (nella seconda metà di maggio) sulla flessibilità chiesta per quest'anno.
Soprattutto sui nuovi margini per il 2017 il confronto con Bruxelles non si presenta in discesa. Ma il Governo punta su una doppia operazione per riuscire a centrare il suo obiettivo: le nuove misure di finanza per la crescita e il Programma nazionale di riforma (Pnr) che è parte integrante del Def. Nel primo caso con un decreto che dovrebbe essere varato a maggio (si veda altro articolo in pagina) dovrebbero scattare diverse misure: dall'esenzione totale del prelievo sul capital gain per chi investe sulle Pmi e dagli sgravi sugli utili reinvestiti fino alla riforma di contrattazione e salari.
Con il Pnr il Governo cercherà di dimostrare la sua capacità di mantenere fluido il processo riformatore. Tre, in particolare, gli interventi che si andranno ad aggiungere a quelli già varati negli ultimi due anni: concorrenza (il Ddl è all'esame del Senato), il nuovo meccanismo di alternanza scuola lavoro e le ricadute economiche delle riforme costituzionali (ad esempio sulle politiche per il lavoro) per effetto della nuova calibratura delle “materie” concorrenti. Il Def, soprattutto con il Pnr, confermerà l'ulteriore sviluppo del programma di spending review per il prossimo triennio ma, a differenza dello scorso anno, senza indicare le cifre dei possibili risparmi. Che dovrebbero essere messe nero su bianco in autunno con la prossima legge di stabilità e la Nota di aggiornamento del Def con cui il Governo conta di disegnare la vera fisionomia del quadro macro per i prossimi anni.
Tra gli ultimi nodi da sciogliere il percorso di riduzione del debito. Secondo le previsioni dell'autunno scorso il rapporto debito-Pil dovrebbe scendere al 131,4%, mentre la Commissione Ue ha stimato che dovrebbe fermarsi al 132,4% nel 2016. Il Governo conferma sostanzialmente questo impegno così come quello dei proventi da privatizzazioni per 0,5 punti di Pil l'anno (7-8 miliardi) ma non è escluso che il nuovo Def indichi un percorso riduzione del rapporto debito-Pil più graduale anche per il rinvio dell'operazione Fs.
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