Dal governo

Sanità, lo scontro Renzi-Regioni. I governatori: «Manca 1 mld» Il premier: «Ora ci divertiamo»

di Roberto Turno


«La manovra mette a rischio il sistema delle regioni». Sergio Chiamparino boccia al Senato i tagli alle regioni della manovra 2016, a partire da quelli alla sanità, e chiede un «incontro urgente» al Governo. Detto e fatto: Palazzo Chigi è pronto a convocare i governatori già domani e Renzi fa filtrare che «adesso con le regioni ci divertiamo, ma sul serio». Perché, aggiunge, «sulla sanità ci sono più soldi di prima e le tasse non possono aumentare».
All'inizio ufficiale dei lavori parlamentari sulla manovra 2016, si riaccende lo scontro tra Governo e regioni, a partire dai bilanci di asl e ospedali, con i conti della sanità che si confermano il nervo scoperto dei governatori. Tutto è avvenuto ieri nel giro di due ore. A riaccendere la miccia di una guerra mai sopita, è stato per primo il rappresentante dei governatori, Sergio Chiamparino (Piemonte, Pd) che nell'audizione davanti alle due commissioni Bilancio di Camera e Senato è stato tranchant sulla legge di Stabilità: «Paghiamo due terzi della spending», ha calcolato, elencando i tagli da 2 mld alla sanità e altri 2,2 mld per spese extrasanitarie. Col risultato, appunto, di «mettere a rischio la sopravvivenza» del sistema regionale nel complesso. Parole che al premier non sono affatto piaciute, tanto da respingerle al mittente. Tanto da far trapelare quel «adesso ci divertiamo», che suona come una dichiarazione di guerra. Senza sconti, forse.
Intanto le regioni mettono sul piatto le loro richieste: «Almeno 1 miliardo in più» per la sanità e la certezza dell'utilizzo di una somma pari a 1,3 mld come indebitamento netto e non come saldo netto da finanziare, «altrimenti sarebbe come non averli e non poterli utilizzare».
Le regioni insomma alzano l'asticella sulla manovra 2016, ma il Governo la tiene ferma ai 111 mld fissati dalla manovra. E chissà se palazzo Chigi e via XX Settembre condividono i conti fatti ieri da Chiamparino. O se credono che ci sia ancora molto grasso da eliminare nei bilanci regionali. Ha detto ieri Chiamparino che il peso dei tagli cumulati sul 2016, incluse le vecchie manovre, vale 11,7 mld, a fronte di una spesa primaria locale che, sanità esclusa, vale 30 mld, con una riduzione cumulata del 15% nel 2009-2015. Mentre per la spending review il taglio ai ministeri decresce da 3,1 a 1,7 mld tra il 2016 e il 2019, e per le regioni sale da 3,9 a 7,1 mld.
Di qui, per Chiamparino, il “rischio collasso”. «Nessuno è mosso dalla volontà di aumentare i ticket o le tasse locali - ha detto - ma non posso escludere che con questi dati qualche Regione possa caderci dentro per non rinunciare ad alcuni interventi». Rischio che però per il premier non deve esistere: «Non consentirò - le sue parole fatte trapelare - alla regioni di aumentare le tasse, piuttosto gli sprechi».
Tutto questo mentre il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, fa notare che se la manovra «va confermata nel suo impianto», serve più coraggio con la spending. Ma senza un «significativo depotenziamento dell'assistenza a imprese e cittadini» e a non penalizzare «i servizi e le imprese della filiera della salute».
Insomma, partita aperta. Con i governatori che insistono sui loro calcoli “sanitari”. È vero che dal 2015 al 2016 i fondi al Ssn salgono da 110 a 111 mld, ha ricordato Chiamparino, ma «sono 2 mld in meno del previsto». E soprattutto, con quel miliardo in più vanno finanziati i Lea (800 mln), i rinnovi contrattuali (300 mln), il nuovo piano vaccini , il ristoro agli emotrasfusi (170 mln), i farmaci innovativi (500 mln). Come dire che se i fondi crescono di 1 mld, per effetto delle new entry, in realtà nel 2016 scenderebbero di 2,070. Meno del 2015. «Al punto che per un farmaco salvavita, si potrebbe dire no alla centesima persona che arriva perché le regioni non hanno i soldi per acquistarlo», è l'allarme delle regioni. Che Renzi non condivide.
E che anche il servizio del Bilancio del Senato, proprio ieri, ha condiviso solo a metà. Affermando che se è vero che il livello di finanziamento al Ssn «potrebbe creare tensioni», le misure previste dalla manovra possono però «facilitare il conseguimento di risparmi». La tesi della ministra Lorenzin, che a sua volta giura sull'effetto-risparmi contro sprechi e altre anomalie come gli acquisti e gli appalti. C'è da giurare che il premier farà propria, o addirittura rafforzerà, questa linea di difesa delle sue scelte: «Le regioni taglino gli sprechi» ha rimandato a dire ieri.


© RIPRODUZIONE RISERVATA