Dal governo

Chiamparino lascia la Conferenza: «Sulla sanità il governo dia risposte»

di Roberto Turno (da Il Sole 24 Ore di oggi)

Dimissioni «irrevocabili», ma «congelate» fino al varo della manovra. Sergio Chiamparino ha annunciato ieri a sorpresa la decisione di dimettersi dall'incarico di “governatore dei governatori”: «Non credo che una regione nelle condizioni del Piemonte può stare in testa alle altre. Devo dedicarmi di più alla mia regione», ha spiegato ieri in conferenza stampa dopo un vertice con tutti i governatori sulla legge di Stabilità.

Il caso Piemonte
Sullo sfondo il nuovo buco da 5,8 miliardi per il 2014 denunciato dalla Corte dei conti, in gran parte ereditato dal disavanzo da 5,2 miliardi del 2013 del suo predecessore leghista, Roberto Cota. Una condizione di extradeficit che la Consulta ha poi bocciato perché la regione aveva utilizzato per la spesa corrente 3 miliardi da destinare ai creditori con le maxi anticipazioni di liquidità di questi anni. E ora la partita si riapre. Tanto più che senza il decreto “riparatore” atteso dal Governo, il Piemonte rischia di finire sotto piano di rientro per i disavanzi sanitari, che potrebbe riguardare tantissime regioni per importi stimati fino a 20 miliardi. Per il Piemonte significherebbe dover aumentare addizionali o magari i ticket. Ipotesi che Chiamparino da tempo dice che non percorrerà mai. Fino alle dimissioni, se fosse costretto ad azionare la leva fiscale. Lo ha detto in qualche modo anche ieri. E ora attende le risposte di palazzo Chigi per uscire dall'impasse. Risposte che però ieri non sono arrivate.

Braccio di ferro sulla sanità
È in questa situazione, con un rapporto con palazzo Chigi diventato sempre più distaccato, che Chiamparino e le regioni hanno vissuto ieri un'altra giornata ad alta tensione. Perché se sulla manovra il giudizio complessivo è da bicchiere «più mezzo pieno che mezzo vuoto», è sulla sanità che le fibrillazioni stanno salendo di tono. Le aizza la Lega in Veneto, le altre regioni meno. Ma Chiamparino non ha nascosto per tutti i governatori la tensione che circola. Anzitutto sui conti. I 111 miliardi al Ssn per il 2016 per tanti non bastano: le regioni chiedono certezze (e stanziamento a parte) sui contratti (almeno 300-400 mln), sui Lea (800 mln), sui farmaci innovativi, sullo stesso piano vaccini. Incremento che difficilmente ci sarà. Col rischio sulla carta che se i fondi non bastassero ogni regione potrebbe mettere mano (aumentandoli) ai ticket. Mentre intanto sui farmaci gli ultimi dati Aifa indicano uno sforamento della spesa in ospedale di 1,3 miliardi già a luglio. «Sulla sanità servono risposte dal Governo», ha rilanciato non a caso Chiamparino. Ma se non bastasse, un altro fronte sempre sulla sanità è stato riaperto ieri dopo le parole della ministra Lorenzin sul fallimento del federalismo, che secondo i governatori da sé sarebbe stato imputato alle regioni. «Se è così Lorenzin gestisca da sé la sanità e vediamo se migliora, più di quanto non fanno Veneto, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna. La sfida lanciata da Enrico Rossi la faccio mia», ha chiosato Chiamparino.

Fisco bloccato
Ma non manca un altro fonte aperto. Quello delle tasse e dei ticket. Addizionali per le regioni in disavanzo e sotto schiaffo dei piani di rientro o del commissariamento che la manovra non blocca, conservandole per chi già le applica e minacciandole per chi finirà in futuro sotto tutela. «La norma blocca tasse della manovra? Non credo sia possibile inserirla nella legge di Stabilità - parole di Chiamparino -. Al massimo può esserci una moral suasion. Ma di sicuro nessun di noi ha intenzione di alzarle». La paura sui fondi per i creditori usati per la spesa corrente è un filo ad alta tensione per tante regioni. Quali e quante si vedrà in successione con le pronunce della Corte dei conti in sede locale. Anche per questo la miccia è accesa e il Governo non può minimizzarla. A quel punto si vedrà se le dimissioni di Chiamparino saranno scongelate o meno, e quando. E se saranno «irrevocabili». E se il Piemonte - o non solo - sarà chiamato ad aumentare le super tasse locali e a far pagare superticket. Non esattamente ciò che Renzi vorrebbe.


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