Dal governo
Lorenzin: via al Piano fertilità. Sterile una coppia su cinque
di Lucilla Vazza
Pochi figli, poco futuro. In un’Italia sempre più anziana, mettere in condizione i cittadini di fare più bambini diventa una parte del programma di governo. La ministra per la Salute, Beatrice Lorenzin, ci ha messo la faccia sin dall’inizio del suo mandato, e dopo averlo annunciato qualche mese fa, ecco che arriva il primo Piano fertilità della storia italiana. E per promuovere politiche sempre più attive di conoscenza si dedicherà ogni anno una giornata: il 7 maggio sarà il «Fertility Day». Il Piano è «Un programma di salute pubblica e di prevenzione. Per informare i cittadini e metterli in condizione di fare scelte libere e consapevoli» ha spiegato Lorenzin durante la conferenza stampa di presentazione. Insomma la fertilità deve tornare (se mai c’è stata) al centro delle politiche sanitarie ed educative del nostro Paese.
Bonus bebè strutturale?
Realisticamente la ministra ha sottolineato nelle premesse della presentazione del Piano che un approccio sanitario «sulla questione della fertilità non risolve i problemi perché c’è una carenza di servizi, le donne sono poco occupate e servono misure di sostegno alla famiglia. Da qualche parte, però, dovevamo iniziare e lo abbiamo fatto con il piano della fertilità e con il bonus bebè». Un «primo passo, un contributo che vorremo far diventare strutturale e che vorremmo proseguisse per i primi 5 anni vita del bambino».
Insomma nessun piano “paternalistico”, ma una mappa per orientarsi a livello medico-scientifico, ma anche sui comportamenti che possono favorire la salute riproduttiva. Perché accanto ai problemi strutturali che spingono le coppie a procreare sempre più tardi (dieci anni dopo ripetto ai coetanei di 20 anni fa), ci sono i problemi “fisici”: dopo i 40 gli uomini hanno meno spermatozoi e le donne già dopo i 35 hanno un progressivo calo delle possibilità di rimanere incinta.
Una coppia su cinque non riesce ad avere figli
E i motivi sono disparati. Come ha evidenziato Andrea Lenzi, presidente della Società italiana di endocrinologia, tra i partecipanti al Tavolo «Sono in crescita le malattie sessuali tra gli under 20: Hiv, sifilide, gonorrea, Hpv. Si fa poca informazione e prevenzione. I ragazzi non sono attenti. Se oggi il 20% delle coppie che vorrebbero figli è infertile, lo è perché non è stata fatta prevenzione prima. Stili di vita sbagliati, malattie trascurate, tutto porta all’aumento dell’infertilità» e dunque il piano avrebbe il merito di mettere insieme strategie di collaborazione insieme a medici di famiglia e pediatri, oltre alla definizione di programmi territoriali attraverso i consultori. Le cause di questa difficoltà procreativa risiedono per il 40% nella componente femminile, per l'altro 40% in quella maschile e per un 20% hanno un’origine mista. Negli ultimi 50 anni il numero di spermatozoi nel maschio si è ridotto della metà. E per questo uno degli obiettivi è mettere sotto i riflettori il tabù dell’infertilità maschile. Gli uomini si accorgono della loro infertilità quando ormai è troppo tardi.
Pma oltre i tempi
Anche sulla procreazione assistita, ci sarebbero molte cose da dire: «Si arriva alla Pma troppo tardi, dopo i 42-43 anni, quando le possibilità di riuscita sono molto ridotte: se va bene una su dieci. La medicina aiuta, può fare tanto, ma non può fare miracoli» ha tenuto a precisare Eleonora Porcu, presidente del tavolo sulla fertilità. Per questo bisogna informarsi per tempo. Seguire stili di vita attivi e salutari e prevenire. La ricetta non è certo una novità. Ma è una novità l’impegno congiunto di più soggetti istituzionali, che mai prima d’ora si erano seduti a un tavolo per parlare di fertilità.
Unità ad hoc in ospedale
Ma la vera innovazione sarà la creazione di Unità specifiche negli ospedali per assistere le coppie che vogliono un figlio e hanno problemi di fertilità. «Tra gli obiettivi principali - secondo la presidente Porcu, - la definizione di un percorso a tutela delle coppie, che parta dal primo contatto con il medico di base per poi arrivare al counseling con il consultorio fino a indirizzare le coppie, se necessario, verso strutture specializzate negli ospedali, appunto le Unità organizzative di medicina e chirurgia della fertilità che avranno il compito di intervenire sui pazienti per diagnosticare e curare le patologie riproduttive che insidiano la capacità procreativa ma anche di informare e sensibilizzare».
Le Unità saranno chiamate alla tutela della la fertilità dei pazienti oncologici, attraverso la chirurgia conservativa, la crioconservazione dei gameti e il loro reimpianto con tecniche di fecondazione assistita.
Strategia per il futuro
Ginecologi, Mmg, oncologi, pediatri, ostetriche, enti locali e ministeri della Salute e dell’Istruzione. E proprio sull'istruzione si giocherà una carta fondamentale del cambiamento. Le ministre Lorenzin e Giannini hanno firmato il 2 aprile scorso un protocollo “Per la tutela del diritto alla salute, allo studio e all'inclusione”, che impegna i due ministeri a promuovere iniziative di educazione alla salute su molti temi e anche sulla fertilità.
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