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Coronavirus: 290 scienziati italiani, ora più test i laboratori di ricerca sono pronti
di Radiocor Plus
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I laboratori di ricerca italiani uniti in rete possono contribuire a fermare l'accelerazione della pandemia COVID-19, "le attuali strategie di contenimento basate sulla identificazione dei soli soggetti sintomatici non sono sufficienti alla riduzione rapida della estensione del contagio", "cosi' pagheremo un prezzo altissimo, aumentare i test e' critico per interrompere la catena di contagio".
Con una lettera aperta al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e ai governatori delle Regioni oltre 290 rappresentanti di primo piano della comunità scientifica italiana hanno proposto un piano d'azione nazionale anti-contagio che vede il consenso compatto della maggioranza dei direttori degli IRCCS e dei principali Istituti di Ricerca Biomedica nonché di una larga fascia degli scienziati con competenze di biologia molecolare e biotecnologie del nostro Paese. "Risorse intellettuali e competenze tecnologiche di alto livello per l'esecuzione dei test diagnostici per l'identificazione del virus sono disponibili su tutto il territorio nazionale da subito e a costo di personale e attrezzature pari a zero, e quindi senza imporre ulteriori aggravi in un paese già allo stremo", si legge in un comunicato.
Il comitato promotore e' formato da Ruggero De Maria, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma; Andrea Graziani, Università degli Studi di Torino; Emilio Hirsch, Università degli Studi di Torino; Gioacchino Natoli, Istituto Europeo di Oncologia, IRCCS, Milano; Pier Giuseppe Pelicci, Direttore Area Ricerca, Istituto Europeo di Oncologia, IRCCS, Milano; Giorgio Stassi, Università degli Studi di Palermo e Paolo Vineis, Imperial College, London. "Un sistema di laboratori a rete diffuso in maniera capillare sul territorio nazionale e fondato sulle competenze disponibili nei centri di ricerca italiani può mettersi al lavoro da subito", dicono gli scienziati italiani.
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