Aziende e regioni

Per uno sviluppo organizzativo della medicina: le Car-T

di Davide Croce *

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24 Esclusivo per Sanità24

Le terapie Car-T (Chimeric Antigen Receptor T-cell) rappresentano una svolta rivoluzionaria nel panorama della medicina personalizzata. Questa tecnica emergente si configura come una speranza concreta per pazienti con neoplasie ematologiche che non rispondono ai trattamenti convenzionali (Melazzini, 2017). Nonostante il loro potenziale straordinario, l’accesso a queste terapie innovative rimane ancora una sfida significativa a livello globale, non solo per ragioni economiche. Infatti le terapie Car-T rappresentano una duplice rivoluzione: da un lato, segnano l’ingresso delle terapie geniche tra le opzioni disponibili per trattamenti avanzati; dall’altro, introducono un diverso modello organizzativo, richiedendo una stretta collaborazione tra team multispecialistici e multiprofessionali per garantire una gestione efficace e coordinata del paziente.
Il processo di produzione delle cellule Car-T è altamente personalizzato e tecnicamente complesso. Richiede strutture specializzate, personale altamente qualificato e rigidi controlli di qualità (Ail, 2023). Questi fattori contribuiscono a limitare l’accessibilità di queste terapie ad alcuni centri e ad un numero ristretto di pazienti. E nel nostro Paese le disparità geografiche restano importanti.
L’equità di accesso ai servizi sanitari è una questione complessa, che si manifesta sia nei modelli sanitari regionali devoluti o residuali, come quello della Lombardia o di alcune regioni del Sud Italia, sia in quelli più accentrati, come quello del Veneto e dell’Emilia-Romagna. Nei sistemi devoluti, l’equità può essere compromessa dal fatto che i cittadini spesso non dispongono di informazioni sufficienti per conoscere e scegliere tra le opzioni disponibili. Nei modelli accentrati, invece, l’equità può essere influenzata da un approccio “attendista” da parte degli ospedali spoke, che possono ritardare l’invio del paziente ai centri di riferimento per l’alternativa terapeutica, limitandone così l’accesso tempestivo alle cure di seconda o terza linea. L’obiettivo per le regioni che hanno sistemi devoluti è quindi quello di migliorare il coordinamento e il bilanciamento tra le varie strutture sanitarie, invece per le regioni con sistemi accentrati il focus è sulla garanzia di un accesso equo e tempestivo.
Il modello organizzativo in questa tecnologia dovrebbe mirare a:
1. Contenere e prevedere i costi di trattamento in funzione del valore erogato (di salute e organizzativo)
2. Semplificare i processi (sia per il servizio sanitario che per i pazienti)
3. Garantire l’equità di accesso a parità di bisogno
La prima risposta è quella della costruzioni/revisione di una rete regionale dei centri dedicati alle terapie Car-T che deve essere valutata sulle performance ottenute. E questo nel prossimo futuro sarà il tema delle terapie geniche sostenibili, ovvero bilanciare bisogno/ domanda/offerta in un contesto compatibile con le risorse umane ed economiche. L’uso di ottimizzazione anche con il supporto dell’intelligenza artificiale su dati affidabili dei sistemi informatici è la condizione di interesse iniziale.
In definitiva le terapie Car-T rappresentano oggi una frontiera della medicina, ma per realizzarne appieno il potenziale innovativo è necessario superare gli ostacoli organizzativi che la medicina a team pone e garantire l’equità di accesso, per preparare le organizzazioni al futuro.

* Centro di ricerca in Economia e Management in Sanità e nel Sociale (Crems)


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