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Caregiver familiari: Manifesto-appello per una legge inclusiva e di equità sociale
24 Esclusivo per Sanità24
Una legge inclusiva e di equità sociale che garantisca diritti e tutele al caregiver familiare, rispettando quattro criteri: una definizione ampia della figura, che riconosca diritti e tutele anche se il caregiver non convive o non è un familiare della persona assistita; che lo coinvolga attivamente nella stesura del cosiddetto Progetto di vita o Progetto assistenziale individualizzato della persona assistita (normative regionali e art. 39 Dlgs 29/24) e sia espressione anche dei suoi bisogni come caregiver; che preveda l’attivazione di tutele crescenti rapportate al carico assistenziale e agli impatti/bisogni del caregiver; che abbia risorse congrue per garantire una effettiva esigibilità delle tutele ed essere così una concreta base di partenza per il disegno e l’attuazione di servizi e sostegni dedicati a chi si prende cura.
Sono questi gli obiettivi e gli elementi centrali del Manifesto-Appello “Caregiver: per una Legge inclusiva e di equità sociale”, presentato da Carer e Cittadinanzattiva durante una conferenza stampa alla Camera dei Deputati.
Il Manifesto è stato già sottoscritto da 104 realtà, di cui 16 Comuni, e 88 fra associazioni, organizzazioni professionali e organizzazioni sindacali. Da oggi inoltre altri soggetti e anche i singoli cittadini potranno sottoscriverlo attraverso la piattaforma Change.
«Le richieste contenute nel nostro Manifesto emergono anche dalla voce dei circa 600 caregiver familiari che Cittadinanzattiva ha coinvolto in una recente indagine online, uno spaccato di quei circa otto milioni di persone che si prendono cura di un proprio caro/a, non sempre familiare o convivente ma anche una persona alla quale si è legati da un rapporto di amicizia, affetto», dichiara Isabella Mori, responsabile area tutela di Cittadinanzattiva e che ha rappresentato l’associazione all’interno del Tavolo tecnico istituito su iniziativa delle ministre per le Disabilità Alessandra Locatelli e delle Politiche sociali Marina Calderone. «Dopo anni d’attesa, siamo a un passo dall’approvazione di una legge statale che potrebbe finalmente definire la figura del caregiver familiare e riconoscerne i diritti individuali. Per questo ci auguriamo che la nuova normativa tenga conto delle richieste che avanziamo nel Manifesto e che si investa in campagne di comunicazione ed informazione ai diretti interessati. Il lungo percorso per il riconoscimento dei diritti di chi si prende cura ha profonde radici nelle associazioni dei familiari, nelle iniziative delle Organizzazioni Sindacali, nei Comuni e nelle Regioni che hanno legiferato in merito nelle materie di competenza. Ora è lo Stato che deve normare diritti e tutele a valere per tutti i cittadini italiani che assistono nel lungo periodo i propri cari, attraverso una legge inclusiva e di equità sociale ed attraverso un’ampia convergenza dei Gruppi parlamentari. Sincera gratitudine a tutti i soggetti che hanno già sottoscritto il nostro appello e a tutti coloro che, nei prossimi giorni vorranno unirsi a noi rafforzando le nostre proposte», ha dichiarato Loredana Ligabue, segretaria dell’Associazione Caregiver Familiari Carer.
Cosa ne pensano i diretti interessati: alcuni dati della survey di CittadinanzattivaTra agosto e settembre di quest’anno, Cittadinanzattiva ha diffuso una indagine online alla quale hanno risposto circa 600 caregiver familiari. Oltre il 29% è caregiver da più di 5 anni, un ulteriore 25% da più di dieci anni. Emerge dunque chiaramente che il lavoro di caregiver è svolto per lunghi o lunghissimi periodi di tempo, spesso da una stessa e unica persona. Le conseguenze? Quasi il 45% si sente poco realizzato personalmente e più della metà (55,8%) dichiara di aver poco tempo per la sua sfera personale, anche se pensa di essere molto utile (55,8%) per la persona di cui ha cura. Inoltre il 73,4% afferma di aver dovuto rinunciare al lavoro o allo studio per alcuni periodi della propria vita.La gran parte (52%) non sa se nella sua Regione vi sia una Legge dedicata ai caregiver e questa inconsapevolezza è diffusa anche tra vive in regioni che hanno attivato normative a loro tutela. Rispetto alla previsione di una legge nazionale, i soggetti rispondenti vorrebbero una normativa che riconosca il ruolo a tutti i caregiver familiari, siano essi conviventi o meno (78,8%) e a prescindere dal vincolo di parentela (71,4%). La quasi totalità (92%) ritiene che la legge debba garantire nuove tutele e diritti di tipo “crescente”, cioè a una maggiore intensità di cura e impegno dovrebbero corrispondere maggiori tutele. Inoltre il 91% vorrebbe avere un ruolo “attivo” nella stesura del progetto di vita individuale.
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