Aziende e regioni
Verso la manovra/ Tra le misure per il personale sanitario molti invocano la flat tax ma così la Costituzione è in bilico
di Roberto Caselli
24 Esclusivo per Sanità24
Nei giorni scorsi il ministro della Salute Schillaci, nell’intento di procurare maggiori risorse finanziarie alla sanità pubblica ed economizzare sui costi del personale sanitario,ha ipotizzato di estendere , con la prossima manovra di bilancio, la flat tax del 15% alle indennità di specificità medica, analogamente a quanto già avvenuto con il Decreto liste di attesa con i compensi per le prestazioni aggiuntive. E non manca il plauso a questo iniziativa!
La Federazione Cimo-Fesmed, per bocca del Presidente Quici, riconosce che sarebbe un segnale importante per tutti i medici del Servizio sanitario nazionale, frutto di una lunga collaborazione con il ministero. Inoltre, come riportato nel servizio del 9 ottobre “Manovra/ Costantino (Aris): bene flat- tax sanitari ma no a disparità tra pubblico e privato ”, il capo delegazione dell’Aris (Associazione religiosa enti socio sanitari) dichiara che la misura di per sé è giusta e utile, in quanto consentirà incrementi degli stipendi netti degli operatori (e magari anche del personale infermieristico), senza aumenti di spesa per le aziende sanitarie; invoca però l’estensione della flat tax al personale delle strutture accreditate, perché la loro esclusione dall’agevolazione “costituirebbe una vera e propria discriminazione, assolutamente da evitare… perché deteriorerebbe seriamente ed irragionevolmente la capacita delle strutture private di attrarre personale”.
Ebbene: si sta verificando esattamente quello che chi scrive prevedeva nel servizio “Pacchetto liste di attesa/ Flat tax “vulnus della Costituzione” : “...Se ora si comincia a creare discriminazioni anche nell’ ambito del lavoro dipendente e di quello assimilato (come quello relativo all’intramoenia), creando una tassazione ibrida, si può prevedere che ogni comparto, pubblico o privato, invocherà, in sede di trattativa per i rinnovi contrattuali, analoghi benefici su incrementi economici legati alla produttività od al lavoro straordinario o su erogazioni “una tantum”.
E così la nostra Carta costituzionale sta per prendere un altro schiaffone
Ci sono due articoli fondamentali della Costituzione che vengono ignorati sempre più spesso: l’art. 3, quello che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla Legge, e l’art. 53, quello sui principi del sistema fiscale: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”,:” …..“Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Anche l’appello accorato del Presidente Mattarella nel messaggio di fine d’anno 2023, è stato completamento ignorato… Non solo la flat tax esistente è in procinto di essere rivista con l’innalzamento del limite di fatturato per i lavori autonomi, ma è invocata anche dal settore sanitario privato che già gode di numerosi privilegi fiscali rispetto al settore pubblico. Vedi in proposito il servizio del 2 marzo 2022 “Altre tre vergogne del Servizio sanitario nazionale…”
Purtroppo non c’è solo la sanità pubblica in crisi (mentre quella privata non è mai stata in salute come negli ultimi anni…) e ci si può aspettare che analoghe richieste di applicazione della flat tax arrivino da altri settori industriali o commerciali, invocando l’uguaglianza prevista dall’art. 3 della Costituzione.
Magari il Governo, che sta già lavorando alla modifica con l’introduzione del premierato e dell’autonomia differenziata delle Regioni, potrebbe, per motivi di chiarezza, proporre anche l’aggiornamento della Costituzione inserendo, innanzitutto, una modifica dello stesso art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, fatta salva quella relativa all’appartenenza di determinate categorie professionali, che la Legge ordinaria potrà determinare in occasione delle Leggi di Bilancio”.
E l’art. 53 potrebbe essere così aggiornato: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della capacità contributiva ’stabilita con Legge ordinaria per ogni singola categoria lavorativa o professionale’: ...“Il sistema tributario è informato a criteri di progressività per i lavoratori dipendenti e per i pensionati, mentre potranno essere adottati, con Legge ordinaria, criteri semplificati e forfettari per la tassazione dei redditi finanziari, immobiliari, di lavoro autonomo e per quelli di lavoro dipendente od assimilato di determinati settori pubblici o privati”.
Raccomando i lettori di non sorridere per la provocazione: questa purtroppo è la strada che stiamo percorrendo.
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