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Anoressia/ Marinella Di Stani: «Ripristinare il Fondo nazionale e inserire tutte le prestazioni gratuitamente nei Lea»
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
«Sui disturbi del comportamento alimentare - in quanto patologie ad approccio multidisciplinare - va introdotta la gratuità non solo delle cure psicologiche-psichiatriche ma anche di quelle nutrizionali e cliniche necessarie per la guarigione del paziente. Altrimenti c'è un rischio di inappropriatezza e di intasare gli ospedali, che vanno utilizzati solo quando serve». Marinella Di Stani è responsabile del Pdta dell'Ausl della Romagna e coordinatrice del tavolo tecnico regionale del programma Dca della Regione Emilia Romagna. A livello nazionale fa parte del tavolo di coordinamento per l'adeguato utilizzo dei fondi dell'Intesa Stato-Regioni che ha ripartito il finanziamento dei 25 milioni per il contrasto dei Dca introdotto a suo tempo dal Governo Draghi ma non "rinnovato" dall'ultima legge di Bilancio. Con buona pace di almeno 22mila giovani, soprattutto in età evolutiva e per il 60% concentrati nel Sud e nelle isole, con anoressia, bulimia e altri Dca. E in un Paese che come sempre avviene in sanità si presenta spaccato e a più velocità - il Nord traina, il Sud arranca - quei 25 milioni, per quanto non ancora sufficienti, stavano segnando una differenza. Le risorse, che hanno consentito assunzioni di personale a tempo determinato e l'attivazione di ambulatori sul territorio, "scadranno" il prossimo ottobre. E se il ministero della Salute non troverà altri soldi, si rischia di tornare drammaticamente indietro, lasciando scoperti pazienti e famiglie e poi, certo, il personale sanitario impiegato in quest'ultimo biennio.
Dottoressa Di Stani, la sua è una delle Regioni più "avanti" in termini di risorse e organizzazioni dei servizi per i Dca...
In Emilia Romagna l'assessore Donini ha preso atto del "taglio" e ha garantito una rimodulazione di tutte le risorse sulla salute mentale così da garantire la continuità assistenziale e non interrompere i contratti, ma piuttosto modularli in modo da mantenere un'impalcatura e un'organizzazione basata sui Pdta. Una modalià che ci auguriamo sia acquisita anche dalle altre Regioni. Nel frattempo il ministro ci pensi, e sappiamo che lo sta facendo, perché questo è un tema di grande attualità così come del resto altre patologie nell'ambito della salute mentale che richiedono un approccio multidisciplinare e continuità delle cure.
Di cosa hanno bisogno in particolare le persone con Dca?
Il 70% dei pazienti può arrivare a guarigione dal sintomo, ma questo non vuol dire che non abbia bisogno di un trattamento altrettanto puntuale, multidisciplinare ed evidence-based così come altri malati. Stiamo aspettando dal ministero non solo i soldi ma la rimodulazione dei Lea: bisogna aumentare le tariffe di rimborso per i disturbi alimentari e accrescere il numero delle prestazioni gratuite all'interno del codice 005 che identifica la patologia di anoressia e bulimia, al cui interno le cure gratuite sono solo nove e prettamente psicologiche-psichiatriche. Mentre esami come la densitometria ossea ad esempio o come l'elettrocardiogramma che sono fondamentali per queste patologie dovrebbero anch'esse essere del tutto gratuite. Il fatto che vada pagato un ticket, infatti, fa sì che le famiglie ricorrano più facilmente al ricovero sia in day hospital che in residenzialità perché durante il ricovero si assicurano cure tutte gratuite. Questa è una patologia "da territorio", da seguire in équipe ambulatoriali e integrate, multidisciplinari, dotate di strumenti sia dal lato delle prestazioni psicologiche-psichiatriche sia sul fronte somatico. Cure che possono essere erogate in loco senza ricorrere al ricovero se non in casi eccezionali.
Le famiglie sono oberate da costi continui che si sommano al rischio inappropriatezza, quindi?
È per questo motivo che chiediamo che le prestazioni gratuite per i disturbi alimentari aumentino e che i Lea eroghino come gratuite quelle che sono più frequenti. Anche gli esami del sangue, ad esempio: una ragazza bulimica che vomita tutti i giorni deve ripeterli almeno 2-3 volte alla settimana. Il dover pagare il ticket pone una questione di costi per le famiglie, costrette oltre che alla sofferenza a esborsi per esami che sono tanti e che si devono ripetere nel tempo. Questo apre un problema di appropriatezza nella scelta delle strutture: avere le prestazioni gratuite consentirebbe di rimanere nel setting di cura appropriato che per tali patologie è il trattamento ambulatoriale, anche intensivo, dove si possano erogare anche i pasti assistiti o gli integratori alimentari così come le prestazioni psicologiche.
Ciò detto, esiste anche un tema di gap Nord-Sud che i fondi stanziati stavano parzialmente recuperando
I fondi sono andati essenzialmente a équipe multidisciplinari ambulatoriali e questo è stato di supporto alla necessaria garanzia di appropriatezza che ha consentito di limitare e riservare i ricoveri e le strutture di riabilitazione solo ai pazienti che ne avessero davvero bisogno. Il livello più "basso", a cui accede il 70% di questi pazienti, deve avere gli strumenti per poterli curare che sono la continuità di personale e di prestazioni nei "day service", dove si erogano anche i pasti assistiti e il paziente viene visto in maniera più frequente. Oggi per un pasto assistito erogato in ambulatorio per volte in una settimana, la famiglia paga tre volte il ticket.
Quindi servirebbero dei veri e propri Pdta?
Esattamente, ricostruendo tutto l'effettivo percorso del paziente. Nel gruppo di coordinamento con i tecnici del ministero, abbiamo più volte chiesto la revisione dei Lea proprio nello specifico delle prestazioni evidence-based che vengono erogate a questi pazienti. Una rivisitazione necessaria che limiterebbe nettamente anche i "viaggi della speranza" da una Regione all'altra.
Insomma con i 25 milioni stanziati due anni fa qualcosa si era mosso?
Assolutamente sì: ogni Regione ha già re impostato i servizi, si è data degli obiettivi e si è dotata di un tavolo tecnico e sta aprendo ambulatori. Stavamo andando nella direzione che il ministero ci indicava. Ora bisogna che continuino a sostenerci... io sono fiduciosa.
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