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Verso la manovra/ La Toscana si allinea all'Emilia Romagna: Fondo sanitario nazionale a 20 mld dal 2027 grazie alla lotta all'evasione e alla crescita del Pil
di B. Gob.
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Destinare tra 2023 e 2027 un +0,21% del Pil ogni anno, per salire al 7,5% di rapporto tra fondo sanitario e Prodotto interno lordo, invertendo nettamente la tendenza disegnata nell'ultimo Def e che va verso la riconferma nella Nadef. E quindi incrementare il Fondo sanitario di circa 4 miliardi l'anno, a partire dalla legge di Bilancio alle porte. È la proposta che il presidente della Toscana Eugenio Giani ha portato in Giunta, gemella rispetto a quanto chiesto prima di Ferragosto dall'Emilia Romagna. Obiettivo, far arrivare in Parlamento questa richiesta "salva-Ssn" che dà sostanza all'appello di tutte le Regioni per un aumento sostanzioso delle risorse.
Il traguardo è all'incirca lo stesso che aveva indicato - quanto meno per il 2023 - prima della pausa d'agosto il ministro della Salute Orazio Schillaci: tra i 3 e i 4 mld in più da destinare innanzitutto al personale sanitario. Salvo poi sentirsi precipitare addosso la doccia fredda del titolare del Mef Giancarlo Giorgetti, che al Meeting di Rimini ha gelato gli entusiasmi annunciando una «manovra complicata».
Nel dettaglio, la Pdl approvata dall'esecutivo toscano e pronta per il Consiglio regionale propone anche di superare i vincoli di spesa delle Regioni per il personale sanitario, così come per il salario accessorio, e chiede la garanzia della copertura delle prestazioni assistenziali su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti. Le risorse in più da trovare – 4 miliardi per il 2023, 8 mld per il 2024, 12 mld per il 2025, 16 mld per il 2026 e 20 miliardi l'anno a decorrere dal 2027 - si recupererebbero attraverso la lotta all’evasione fiscale, oltre che da uno sperato aumento del Pil. «Senza investimenti e risorse adeguate una sanità pubblica e universale non può sopravvivere – commenta il presidente Giani -. In Toscana già aggiungiamo alle risorse nazionali risorse regionali: fare di più non è semplice. In un momento poi in cui, per scelte sbagliate, gli investimenti finanziati con il Pnrr sono messi a rischio, l’esigenza di evitare tagli e trovare maggiori risorse diventa ancora più necessaria. Agganciare l’ammontare del fondo sanitario al Pil – aggiunge Giani - e stabilire un principio per cui non può essere meno del 7,5 per cento del prodotto interno lordo, che poi è la media della spesa sanitaria in Europa, vorrebbe dire, per la Toscana, avere a disposizione almeno un miliardo in più l’anno, da qui al 2027: 250 milioni già quest’anno. Ci sono Paesi in Europa – prosegue Giani – che vanno oltre questa percentuale e sfiorano il 10 per cento. Noi chiediamo di raggiungere, in cinque anni, almeno la media europea. La Repubblica, in base alla Costituzione, tutela la salute come diritto fondamentale, ma per rendere effettivo questo diritto sono necessarie risorse adeguate».
«Insieme ad altre Regioni – commenta l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini – stiamo assumendo una grande iniziativa per difendere la sanità pubblica e portare il finanziamento del sistema sanitario nazionale al pari della media europea. La garanzia del diritto alla salute universale, che in questa fase storica deve già misurarsi con i nuovi bisogni sanitari e sociosanitari di una popolazione che ha conosciuto un incremento delle aspettative di vita, rischia di venire meno di fronte all’assenza di una programmazione di lungo periodo che garantisca interventi finanziari consistenti e strutturali. Con questo atto che è stato trasmesso al Consiglio per l’approvazione – prosegue - formalizziamo la richiesta al Parlamento di lavorare su una proposta nazionale per il finanziamento della sanità pubblica che possa permettere alle Regioni di garantire il diritto di offerta e accesso universale alle cure, così come previsto dall’articolo 32 della nostra Costituzione. Abbiamo il dovere – conclude Bezzini - e la responsabilità di accompagnare questa proposta di legge con una grande mobilitazione unitaria e popolare insieme ai Comuni, ai sindacati, agli Ordini professionali, al mondo del volontariato e delle associazioni, e tutti insieme impegnarci nella difesa del sistema sanitario pubblico così come lo conosciamo, universale, equo ed egualitario, sensibilizzando la cittadinanza su questa tema».
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