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Terapie biologiche e sequenze di trattamento per i pazienti con psoriasi a placche moderata-grave: un’analisi farmacoeconomica sulla base di dati real world raccolti dalla Fondazione PTV Policlinico Tor Vergata di Roma
di Chiara Izzi *,Chiara Pennacchiotti *, Sergio Di Matteo **, Chiara Martinotti **, Davide Natale Abate *, Ciro Bianco *, Enrica Cantillo *, Angela Maria Elena Frazzetto *, Erminia Lauro *, Elena Silvestro *; Giancarlo Torquati *, Andrea Falzon *, Antonietta Vitiello *, Maria Grazia Celeste *; Giorgio L. Colombo **
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La psoriasi è una patologia infiammatoria della pelle, una delle dermatiti non infettive maggiormente diffuse, la cui eziopatogenesi è legata a fattori genetici, immunologici ed ambientali, responsabile di un significativo impatto sulla qualità della vita dei pazienti che ne sono affetti. In Italia, la psoriasi interessa circa il 3% della popolazione, la forma a placche costituisce la manifestazione più frequente (80-90%) e si presenta in forma grave o complicata in circa il 10-20% dei casi. L’incidenza della patologia è stimata in 230 nuovi casi ogni 100mila persone l’anno. Negli ultimi anni, le terapie per il trattamento farmacologico della psoriasi a placche moderata-grave sono significativamente aumentate, grazie all’approvazione di vari farmaci biologici, quali gli anticorpi monoclonali specifici per l’interleuchina 17 (secukinumab, ixekizumab, brodalumab), per l’interleuchina 23 (guselkumab, tildrakizumab, risankizumab) e per il bersaglio non selettivo delle interleuchine 12 e 23 (ustekinumab).
L’efficacia e sicurezza di queste terapie sono state confermate e poste a confronto da varie revisioni di letteratura e metanalisi. Tuttavia, a questi aspetti si aggiunge la necessità di coniugare l’efficacia clinica dei farmaci con la sostenibilità economica degli stessi.
Trattandosi di terapie di seconda linea con stessa indicazione, risulta fondamentale condurre valutazioni di farmacoeconomia volte a confrontare l’impatto delle stesse, al fine di consentire ai decisori sanitari di comparare costi e benefici legati alle terapie e di permettere ai clinici decisioni ponderate, il tutto nell’ottica generale della sostenibilità del sistema.
Con questo obiettivo, la U.O.C. Farmacia Clinica della Fondazione PTV Policlinico Tor Vergata di Roma, con il supporto informatico del centro C.E.F.A.T UniPV, ha condotto un’analisi farmacoeconomica valutante le implicazioni legate all’impiego di diverse sequenze di trattamento biologico.
Alla luce dei benefici clinici riportati in letteratura per l’inibitore dell’interleuchina IL-17 brodalumab, l’analisi ha previsto il confronto in seconda linea di questo trattamento con ixekizumab e risankizumab, identificati come comparatori, sulla base di quanto emerso dall’analisi di real world presso il centro in merito ai prodotti maggiormente somministrati e ai principali switch.
Lo studio è stato effettuato secondo la prospettiva del Servizio Sanitario Regionale (SSR) del Lazio, adottando un orizzonte temporale di 3 anni. L’analisi farmacoeconomica ha previsto lo sviluppo di un modello in Microsoft Excel® in grado di considerare la scelta tra diverse sequenze di farmaci, ai fini di valutare la composizione di quella più appropriata. Per il calcolo del costo di ogni trattamento è stato considerato il prezzo di acquisto per confezione del farmaco, adottando il prezzo ex factory di aggiudicazione da gara regionale, combinato con la posologia e le unità annuali somministrate.
Il modello ha considerato la discontinuità del trattamento sulla base dei dati di real world raccolti, relativi all’intervallo temporale gennaio 2020 - aprile 2022, e ha simulato il percorso di cura del paziente a partire dall’avvio della terapia biologica di prima linea con un inibitore TNF-α. Rispetto ad una sequenza base con brodalumab in seconda linea, sono state confrontate le due sequenze alternative, rispettivamente con ixekizumab e risankizumab.
I risultati dell’analisi comparativa fra sequenze hanno evidenziato i benefici economici dell'uso della sequenza base con brodalumab rispetto alle sequenze alternative. Più nello specifico, confrontando l’impiego di brodalumab e ixekizumab, è risultato come l’impiego della sequenza base sia in grado di generare un risparmio cumulato per paziente pari a 873 euro, 1.655 euro e 2.241 euro, rispettivamente all’anno 1, 2 e 3. Comparando l’uso di brodalumab con quello di risankizumab, è emerso un risparmio cumulato per paziente associato alla sequenza base pari a 654 euro, 1.099 euro e 1.586 euro, rispettivamente all’anno 1, 2 e 3.
In definitiva, a seguito della somministrazione di un inibitore TNF-α, l'uso di brodalumab in seconda linea, rispetto ad ixekizumab e risankizumab, ha comportato un risparmio cumulativo per paziente per il SSR a 3 anni, rispettivamente di 2.241 euro e di 1.586 euro.
Lo studio ha permesso di evidenziare i possibili benefici associabili all’impiego di sequenze di trattamento con stessa indicazione, ma diverso tasso di discontinuità e costi.
* U.O.C. Farmacia Clinica, Fondazione PTV Policlinico Tor Vergata, Roma
** C.E.FA.T - Centro di Economia e Valutazione del Farmaco e delle Tecnologie Sanitarie, Università degli studi di Pavia
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