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Osservatorio Sanità digitale PoliMi/ La sanità digitale vale 1,69 miliardi, +12,5%. Ora serve un cambio di marcia

di Osservatorio Sanità Digitale Politecnico di Milano

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24 Esclusivo per Sanità24

Nel 2021 la spesa per la Sanità digitale in Italia è cresciuta del 12,5% rispetto al 2020, toccando quota 1,69 miliardi di euro, pari all’1,3% della spesa sanitaria pubblica. Una crescita superiore a quella degli ultimi anni, ma non ancora sufficiente a imprimere il “cambio di marcia” necessario a colmare il ritardo accumulato. La tanto attesa trasformazione digitale potrebbe arrivare grazie agli investimenti previsti dal Pnrr, che dedica a riforme e investimenti nel settore Salute l’intera Missione 6, con ben 15,63 miliardi di euro di risorse.
La pandemia ha influito decisamente sulla conoscenza e l’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico, spinto dalla necessità di scaricare green Pass, referti dei tamponi e certificati vaccinali. Dalla rilevazione svolta in collaborazione con Doxapharma, emerge che il 55% dei cittadini ne ha sentito parlare almeno una volta (era il 38% nel 2021) e il 33% lo ha già utilizzato (il 12% nel 2021). Tra i pazienti cronici o con problematiche gravi - coinvolti nella ricerca svolta in collaborazione con AISC, Alleanza Malattie Rare, APMARR, FAND, FederASMA, Onconauti e ROPI - le percentuali di conoscenza e utilizzo dello strumento sono ancora più elevate: l’82% lo conosce e il 54% lo ha utilizzato (nel 2021 era il 37%).
Il digitale è molto utilizzato dagli italiani per cercare informazioni in ambito salute: il 53% dei cittadini ha utilizzato internet per identificare possibili diagnosi sulla base dei sintomi e il 42% per cercare informazioni su sintomi e patologie anche prima di una visita. Inoltre, il 73% di chi ha utilizzato Internet dichiara di prendere decisioni sulla salute basandosi sulle informazioni trovate online. Ma soprattutto, il digitale si è ormai affermato nella comunicazione tra professionista sanitario e paziente, come emerso dalla rilevazione svolta sui medici specialisti, in collaborazione con AME, ANMCO, FADOI, PKE e SIMFER, sui medici di medicina generale (MMG), grazie alla collaborazione con FIMMG, e sugli infermieri, in collaborazione con FNOPI. Il 73% degli specialisti, il 79% dei MMG e il 57% degli infermieri utilizza App di messaggistica (come WhatsApp) per comunicare con i pazienti, che sono molto interessati al loro uso soprattutto per la rapidità con cui è possibile ricevere risposte.
Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno "Sanità Digitale: ora serve un cambio di marcia!".
«Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sta giocando, anche nel settore sanitario, un ruolo rilevante per il rilancio del nostro Paese – afferma Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale -. In particolare, il potenziamento della Sanità territoriale, anche grazie allo sviluppo di servizi di Telemedicina, e la raccolta e valorizzazione dei dati in Sanità, in particolare attraverso la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico, rappresentano alcune delle principali sfide per i prossimi anni. Il Pnrr rappresenta un’occasione epocale di rilancio perché assegna al settore della Sanità 15,63 miliardi di euro con investimenti sostanziali sulla digitalizzazione. Tuttavia, l’effettiva disponibilità e l’efficace messa a terra di queste risorse è tutt’altro che scontata. Lo sblocco di questi fondi da parte delle Istituzioni Europee è condizionato allo sviluppo in tempi rapidi di programmi e riforme la cui realizzazione non è semplice, soprattutto a causa della frammentazione della governance del sistema sanitario pubblico».
Gli ambiti su cui investire . Dalla ricerca svolta in collaborazione con Fiaso sulle Direzioni Strategiche delle strutture sanitarie italiane, emerge che tra gli ambiti investimento previsti dal Pnrr il 64% dei Direttori ritiene molto rilevante lo sviluppo di soluzioni aziendali per garantire la raccolta del dato di cura del paziente, come la Cartella Clinica Elettronica: il 60% delle aziende sanitarie ha infatti intenzione di investire in questo ambito. A seguire, i sistemi per l’integrazione ospedale-territorio e in particolare la Telemedicina (rilevante per il 56% dei Direttori e ambito di investimento previsto nel 2022 per il 58% delle aziende sanitarie), e le soluzioni che consentono l’integrazione con sistemi regionali e/o nazionali come il Fascicolo sanitario elettronico (ambito prioritario per il 47% dei Direttori). I Direttori delle aziende sanitarie ritengono molto rilevante l'attuazione degli interventi identificati nelle linee di indirizzo del Pnrr, ma il 46% di loro denuncia come ci sia ad oggi ancora poca chiarezza su come utilizzare le risorse in gioco. Sarà quindi importante definire la strada corretta per mettere a terra gli obiettivi e monitorare questa trasformazione per supportare al meglio l'evoluzione verso il modello della Connected Care.
Fascicolo Sanitario Elettronico. Gli anni della pandemia hanno determinato una maggiore conoscenza e un più diffuso utilizzo del Fse. «Se da un lato, il Fascicolo è stato attivato per tutti i cittadini e ha raggiunto a oggi anche percentuali significative di utilizzo (il 33% dei cittadini e il 54% dei pazienti) – spiega Paolo Locatelli, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale -, il livello di alimentazione dei documenti del nucleo minimo nella gran parte delle Regioni è ancora molto limitato». Secondo la rilevazione effettuata dal MITD, infatti, solo Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Piemonte hanno una percentuale di alimentazione del Fse superiore al 50% (percentuale di documenti pubblicati e indicizzati sul Fse rispetto al totale delle prestazioni erogate dalle strutture sanitarie pubbliche negli ultimi due anni). Altre quattro Regioni (Campania, Liguria, Sicilia e Calabria) hanno invece livelli che non superano il 5%. «Anche su questo fronte ci si aspetta nei prossimi anni un’evoluzione importante – continua Paolo Locatelli - dato che nell'ambito del Pnrr le risorse per potenziare i Fse regionali non mancano, con 610 milioni di euro per l’adozione e utilizzo del Fse da parte delle Regioni, di cui 299,6 milioni per il potenziamento dell’infrastruttura digitale dei sistemi sanitari e 311,4 per aumentare le competenze digitali dei professionisti del sistema sanitario».
La telemedicina. Sin dai primi mesi della pandemia l’utilizzo dei servizi di telemedicina è molto aumentato, perché ha facilitato la collaborazione tra i professionisti e garantito continuità di cura e assistenza ai pazienti. In assenza di strategie e investimenti specifici, tuttavia, parte di questo effetto rischia di svanire con il progressivo ritorno alla normalità. Nel 2021 l'utilizzo della telemedicina da parte dei medici è calato significativamente, seppure ci si attesti su percentuali di utilizzo più elevate rispetto a quelle pre-pandemia.
«La riduzione nei livelli di utilizzo della telemedicina da parte dei medici va colto come il segnale dell’esigenza di un’innovazione più strutturale, un passaggio a un modello nel quale questa non rappresenti più una soluzione di emergenza, ma un’opportunità per migliorare il sistema di cura – afferma Cristina Masella, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale -. A oggi questo cambiamento di modello deve ancora essere concretizzato: per medici e infermieri le attività di Telemedicina spesso costituiscono un’aggiunta in termini di tempo a quelle tradizionali». Nonostante questo, l’interesse rimane alto. Oltre la metà di medici e infermieri e l’80% dei pazienti vorrebbe utilizzare questi servizi anche in futuro. Le farmacie territoriali potrebbero avere un ruolo rilevante di spinta alla diffusione di questi servizi. L’indagine rivolta ai titolari/responsabili di farmacia, svolta in collaborazione con Doxapharma, ha fatto emergere che già nella metà dei casi offrono servizi di tele-cardiologia e dichiarano interesse anche per l’erogazione di altri servizi di telemedicina, come ad esempio la tele-dermatologia (55% delle farmacie).
La comunicazione tra professionisti sanitari e pazienti La pandemia ha spinto l’utilizzo di app di messaggistica istantanea, che hanno permesso una comunicazione veloce e diretta tra professionisti sanitari e paziente. «Oltre a problemi di sicurezza e privacy, l’utilizzo di questi strumenti può impattare negativamente sulle attività lavorative dei professionisti coinvolti, da cui spesso i pazienti si aspettano risposte immediate. – spiega Chiara Sgarbossa, Direttrice dell’Osservatorio Sanità Digitale -. Stentano ancora a diffondersi strumenti più appropriati, sicuri e dedicati all’attività professionale». A oggi, infatti, solo un professionista sanitario su tre utilizza piattaforme di comunicazione dedicate o certificate, sebbene l’interesse sia elevato soprattutto tra i medici (74% degli specialisti e 72% dei medici di medicina generale). La necessità di ricevere risposte veloci su un problema di salute rappresenta anche una delle motivazioni per cui i cittadini fanno ricorso alla ricerca di informazioni in ambito salute su Internet: il 53% dei cittadini che ha avuto bisogno di cercare informazioni per identificare possibili diagnosi sulla base dei sintomi, lo ha fatto attraverso Internet e il 42% cerca informazioni su sintomi e patologie anche prima di una visita.
Competenze per lo sviluppo della Sanità Digitale Il 38% delle Direzioni Strategiche delle aziende sanitarie indica la mancanza di competenze digitali come barriera all’innovazione. «La trasformazione dell’ecosistema salute non può prescindere dal fattore umano e, in particolare, dalla cultura e dalle competenze degli attori coinvolti, tra cui i professionisti sanitari - afferma Emanuele Lettieri, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale -. Per le aziende sanitarie è prioritario investire nella formazione del personale sanitario, soprattutto su ambiti come la Cartella Clinica Elettronica, privacy e sicurezza dei dati e Telemedicina, oltre alla formazione sugli strumenti informatici di base, necessaria per fornire ai professionisti una preparazione più completa». Guardando alle Digital Soft Skills, la competenza maggiormente presidiata dai professionisti sanitari è legata alla capacità di comunicare in modo efficace con i colleghi utilizzando strumenti digitali. Per i medici sono da sviluppare le competenze di eLeadership, relative alla gestione del cambiamento e alla valutazione dei risultati dei progetti, aspetti chiave nel processo di trasformazione digitale. Per gli infermieri, invece, è migliorabile l’efficacia della comunicazione attraverso strumenti digitali con i pazienti, che sarà ancora più cruciale per poter utilizzare strumenti di Telemedicina.


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