Aziende e regioni
Alla ricerca delle Case di comunità in Lombardia
di Angelo Barbato *, Livio Garattini *, Alessandro Nobili *
24 Esclusivo per Sanità24
"La Sanità lombarda potenzia i servizi del territorio. Più vicina, più accessibile". Con questa affermazione si apre la pagina web della Regione Lombardia dedicata alle nuove strutture previste in attuazione della Missione Salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza (https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/sanitaterritoriale ). Tra queste grande risalto è giustamente dato alle Case di Comunità (CdC), definite strutture polivalenti distribuite in modo capillare sul territorio, costituendo un punto di riferimento continuativo per i cittadini, a cui garantire le funzioni di assistenza sanitaria primaria e le attività di prevenzione.
Il portale regionale indica l’obiettivo di aprire 218 Case di Comunità e traccia un percorso di attuazione articolato in tappe che dovrebbe concludersi alla fine del 2024.
A oggi (ndr 24 aprile) ne risultano aperte 15, evidenziate in una mappa della Lombardia e così distribuite sul territorio:
1.Provincia di Milano: Milano via Rugabella, Milano Viale Zara.
2.Provincia di Monza-Brianza: Giussano, Vimercate.
3.Provincia di Lodi: S. Angelo Lodigiano.
4.Provincia di Pavia: Broni.
5.Provincia di Como: Como.
6.Provincia di Bergamo: Borgo Palazzo, Calcinate, Gazzaniga.
7.Provincia di Brescia: Nave, Leno, Darfo Boario Terme.
8.Provincia di Sondrio: Bormio, Livigno
Sempre sul portale regionale è inoltre possibile consultare l’elenco di tutte le Case previste, con l’indicazione delle sedi con relativo indirizzo, della collocazione nell’ambito delle otto Agenzie di Tutela della Salute (Ats) della Regione e dell’Azienda socio-sanitaria territoriale (Asst) o altro ente a cui afferiscono.
Va chiarito che la Regione ha approvato il piano di realizzazione delle CdC in tre delibere dell’11 ottobre 2021, 5 dicembre 2021 e infine del 7 marzo 2021 . In ogni provvedimento il piano ha subito una serie di modifiche, motivo per cui il testo del 7 marzo va considerato quello definitivo almeno fino a questo momento. La delibera contiene un allegato, in cui lo stesso elenco disponibile sul sito è fornito in una serie di tabelle per ciascuna Ats, che riportano le stesse informazioni sulle CdC.
Da questo quadro ci siamo mossi con l’ambizioso obiettivo di compiere un’indagine conoscitiva sulle CdC della Lombardia. Vediamo quindi cosa abbiamo trovato.
Dobbiamo dire subito che la nostra ipotesi di partenza, che sembrava abbastanza ovvia, cioè che il sito regionale e l’allegato della delibera riportassero le stesse indicazioni, si è purtroppo rivelata infondata. Infatti, a un esame attento sono emerse rapidamente una serie di differenze non di poco conto. Innanzitutto, il numero complessivo di CdC previsto era di 216 nella delibera e 218 nel sito. Più precisamente tre CdC presenti nel sito (Brescia, Arcore e Tresenda) non figuravano nella delibera e una non inclusa nella delibera compariva nel sito (Trescore Balneario). Inoltre, in otto sedi di CdC (due di Milano, una di Brescia, Cologno Monzese, Senago, Lainate, Rivolta d’Adda, Casteggio) non vi è corrispondenza tra l’indirizzo riportato nel sito e quello della delibera. Infine, una CdC di Pavia è indicata come afferente all’Irccs San Matteo nella delibera e all’Asst di Pavia nel sito.
Di fronte a questa situazione si è posto un problema evidente per una potenziale mappatura delle CdC: fa fede la delibera o il sito? Non è stato facile chiarire la questione, in quanto anche i soggetti istituzionali a cui afferivano le strutture nella maggior parte dei casi non sono stati in grado di dare una risposta precisa e spesso ignoravano l’esistenza dei due elenchi. Finalmente, non senza difficoltà e in seguito a nostre richieste, i competenti uffici della Regione Lombardia hanno chiarito che la spiegazione è semplice: il sito riporta le informazioni derivanti non dall’ultima delibera, come sarebbe stato logico supporre, ma da quella precedente del mese di dicembre e quindi non è stato aggiornato. Il problema dal nostro punto di vista è stato quindi formalmente risolto; rimane però il fatto che le delibere sono strumenti per gli addetti ai lavori, che difficilmente il cittadino comune si prende la briga di cercare e tanto meno di leggere, mentre il sito ufficiale di regione Lombardia (con le sue errate informazioni) è accessibile a tutti e al momento in cui scriviamo non è ancora stato aggiornato.
Anche correggendo gli errori, alcuni problemi sono rimasti comunque irrisolti, tra cui uno particolarmente rilevante. L’indicazione negli elenchi degli enti a cui afferiscono le CdC non significa, come avevamo pensato, che gli enti indicati saranno quelli che le gestiranno. La questione è probabilmente poco importante nella maggior parte dei casi in cui l’indirizzo della struttura rimanda automaticamente all’Asst competente per il territorio in cui si trova, ma non sempre è così. Ad esempio, vi sono due enti a cui afferiscono due CdC, cioè l’Irccs San Matteo di Pavia e l’Azienda servizi alla persona Golgi Redaelli (un ente pubblico regionale con finalità sociali e socio-sanitarie), che non hanno servizi territoriali e risulta quindi difficile capire come possano gestire una CdC che deve essere funzionalmente integrata in un distretto e nel relativo territorio. Vi è poi la situazione dell’Asst Nord Milano, il cui territorio copre l’area di Sesto San Giovanni e di Cinisello Balsamo, ma a cui l’Ats della Città Metropolitana ha affidato la gestione di tutti i poliambulatori specialistici della città di Milano, che sono una ventina. A questo punto si è verificato che ben sei CdC di Milano, ubicate nelle sedi di altrettanti poliambulatori, risultano afferenti all’Asst Nord Milano, che non ha nessun rapporto coi servizi dei territori in cui si trovano. Una di queste, in via Rugabella, è stata ufficialmente aperta da alcuni mesi e risulta formalmente gestita dall’ASST Nord Milano. La difficoltà di governare una struttura nel centro di Milano da parte di un ente situato a Sesto San Giovanni (comune a Nord di Milano che dista una decina di chilometri dalla CdC di via Rugabella) appare evidente e la convenzione tra due Asst che si è resa necessaria per consentire di affrontare i numerosi nodi gestionali sembra uno strumento foriero di controversie e inefficienze facilmente immaginabili. Cosa poi succederà alle altre cinque CdC afferenti all’Asst Nord Milano non è dato sapere, così come rimane imprecisato il destino di un’altra anomalia milanese, cioè l’Asst Gaetano Pini a Milano, che è di fatto costituita da un ospedale monospecialistico, quindi priva di un proprio ambito territoriale e, di conseguenza, di un bacino di utenza e di servizi territoriali.
Va infine sottolineato che è stato difficile ottenere una concreta collaborazione da parte delle Asst per avere i chiarimenti necessari su tutta una serie di aspetti; tali enti sono sembrati poco informati su servizi nuovi come le CdC e a volte addirittura poco consapevoli del fatto di averne fin d’ora o in un futuro prossimo la responsabilità gestionale.
Una volta acquisiti gli strumenti per una mappatura preliminare, la tappa successiva è stata una ricognizione sulle modalità per accedere alle informazioni sui servizi disponibili nelle quindici CdC già aperte. Va segnalato che il portale regionale consente di collegarsi a ciascuna di esse e dobbiamo dire che gli accorgimenti grafici con cui le informazioni sono presentate sono gradevoli, per non dire accattivanti. Purtroppo, però, i contatti con molte CdC rimangono problematici. Su quindici ben cinque non hanno ancora un recapito telefonico e tre non hanno un sito o un indirizzo di posta elettronica. Bisogna pertanto fare riferimento ai centralini delle Asst, non sempre affidabili e a volte all’oscuro dell’esistenza stessa delle CdC, o ai recapiti dei singoli servizi esistenti in una CdC, che non sono ovviamente in grado di fornire informazioni complessive su tutto ciò che esiste all’interno della CdC.
Concludendo, comunque armati di pazienza e pronti a ricominciare anche l’esplorazione di questo primo gruppo di CdC, ci ripromettiamo di aggiornare i lettori alla prossima puntata.
* Centro Studi di Politica e Programmazione socio sanitaria, Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, Milano
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