Aziende e regioni
Dati fermi al 2019: aggiornarli per una corretta programmazione e una maggiore equità
di Tonino Aceti *
24 Esclusivo per Sanità24
In due anni di pandemia è stato sviluppato un importante sistema di produzione di dati aggiornati sulla diffusione del Covid-19 e sulla capacità di risposta del Servizio sanitario nazionale ai bisogni delle persone contagiate e agli interventi di prevenzione.
Solo per fare alcuni esempi abbiamo potuto contare su una conferenza settimanale del Cts, su un rapporto settimanale del Cts, una dashboard giornaliera del ministero della Salute e della Protezione civile, un report quotidiano dell’Iss (epicentro), un cruscotto sull’andamento delle vaccinazioni nelle regioni, un portale covid-19 dell’Agenas, …
È decisamente diverso, invece, il quadro delle informazioni pubbliche sullo stato dell’assistenza garantita ai pazienti "non Covid", a partire dalle persone con malattie croniche.
Su questo, i dati pubblicati e accessibili a ogni cittadino sono ancora troppo pochi e decisamente vecchi, a eccezione di quelli relativi ai consumi e alla spesa farmaceutica (aggiornamento costante e periodico) e a quelli dell’Osservatorio nazionale Screening sui programmi di screening organizzati (dati al 2021).
Un primo e importante esempio della criticità di dati aggiornati non disponibili è rappresentato dal Nuovo Sistema di Garanzia dei Livelli essenziali di assistenza (Nsg).
Il Nsg, si legge sul sito del ministero della Salute, «è lo strumento che consente, con le numerose informazioni a oggi disponibili sul Nuovo sistema informativo sanitario (Nsis), di misurare secondo le dimensioni dell’equità, dell’efficacia, e della appropriatezza che tutti i cittadini italiani ricevano le cure e le prestazioni rientranti nei Livelli essenziali di assistenza». In altre parole, è lo strumento per misurare la capacità delle Regioni di garantire l’effettività e l’equità del diritto alla salute nel nostro Paese.
Ma se il Dm 12 marzo 2019 prevede che il Nuovo sistema di garanzia per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria (pubblicato in G.U. il 14 giugno 2019) sia operativo a partire dal 1° gennaio 2020, oggi invece gli ultimi dati pubblicati dal ministero della Salute si riferiscono a una sua sperimentazione relativa al 2019, cioè tutti i dati relativi al periodo pre-pandemia. Ora più che mai sarebbe invece utile averli aggiornati per capire e quantificare, durante il periodo emergenziale, quale sia stata l’effettiva resilienza del Ssn, attraverso i servizi sanitari regionali, nella presa in carico dei bisogni di tutte le altre patologie diverse dal Covid-19, a partire dalle cronicità, le attuali criticità e gli interventi da mettere in campo.
Inoltre, viste le innovazioni in ambito organizzativo, professionale e tecnologico intervenute in questi ultimi due anni e quelle che arriveranno a stretto giro, anche grazie all’opportunità del Pnrr e all’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza, sarebbe necessario iniziare velocemente ad attrezzarsi per un suo aggiornamento strutturale, in grado di renderlo al passo con i tempi, con le priorità di politica sanitaria pubblica e capace di fotografare la reale dinamica tra cittadini e Ssn.
Ad oggi, infatti, il Nuovo Sistema di Garanzia conta su 88 indicatori approvati nel 2019, prima dell’emergenza Covid e del Patto per la Salute 2019-2021. Quest’ultimo, oltre a rimarcare la necessità dell’applicazione degli indicatori a partire dal 2020, già impegnava il Comitato Lea, sempre nel corso del 2020, a valutare "eventuali ulteriori ambiti di miglioramento e modifica del sistema di valutazione".
Fermi al 2019 anche i dati del Rapporto Sdo sui ricoveri ospedalieri, a cura del ministero della Salute, che «fotografa l’attività di ricovero e cura per acuti degli ospedali italiani, pubblici e privati…», l’Annuario Statistico del Ssn (dati statistici sulle strutture della rete di offerta sanitaria, sui fattori produttivi, sull’organizzazione dei servizi,… ) e il Rapporto sul personale del Ssn sempre a cura del ministero della Salute, oltre che il Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato (pubblica dati sul personale della pubblica amministrazione e quindi anche quelli del personale sanitario).
Oggi, solo per fare qualche esempio, tra investimenti previsti nel Pnrr e nell’ultima legge di Bilancio, aggiornamento dei Lea, riforma dell’assistenza territoriale (standard per distretto sanitario, ospedali di comunità, infermieri di famiglia e di comunità,…) e rinnovo dei contratti del comparto sanitario avremmo bisogno di dati molto più aggiornati rispetto a quelli attualmente disponibili per compiere passi in avanti.
Solo partendo da una corretta fotografia della realtà è possibile tracciare politiche pubbliche di qualità, aderenti veramente ai bisogni dei cittadini, dei professionisti sanitari, del Ssn e più in generale in grado di centrare l’obiettivo dell’equità.
Per cambiare basterebbe guardare alle buone pratiche in atto. Proprio in questo senso perché non estendere l’esperienza di produzione del dato e delle informazioni sul Covid-19 a tutte le altre condizioni patologiche?
Se oggi sappiamo in tempo reale il numero dei nuovi contagi Covid-19, perché non possiamo fare lo stesso per le diagnosi relative alle malattie croniche? Eppure, il loro impatto in termini di salute pubblica e di sostenibilità dei servizi sanitari è molto importante.
Se possiamo fortunatamente contare su un cruscotto che ci dice in tempo reale quanti vaccini Covid-19 vengono somministrati in ogni Regione, perché non si fa lo stesso per rendere pubblici e trasparenti i dati sul recupero da parte delle Regioni delle liste di attesa per i pazienti "non Covid" (che hanno visto sospese molte prestazioni "procrastinabili") e sull’utilizzo del miliardo stanziato dal Governo proprio per questa finalità?
* Presidente SalutEquità
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