Aziende e regioni
Non autosufficienza, nelle Rsa manca il 26% degli infermieri, il 18% dei medici e il 13% degli Oss. Il 54% degli italiani pronto a prepararsi alla fragilità
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Il rischio di non autosufficienza inizia a essere preso in considerazione già da giovani e organizzarsi per tempo diventa sempre più una priorità per le persone. È quanto emerge dal 4° Rapporto Osservatorio Long Term Care Cergas Bocconi - Essity che per la prima volta ha coinvolto soggetti giovani, con un’età media di 37 anni, per esaminare il loro pensiero rispetto ai temi della non autosufficienza e del settore Long Term Care. Secondo i dati del Rapporto, il 54% del campione esaminato è pronto a organizzarsi in anticipo per far fronte al rischio di non autosufficienza e ad adottare misure di prevenzione. Punti di riferimento per tutto ciò sono il mondo della sanità e il passaparola, mentre non vengono considerati i gestori del settore sociosanitario. Un cambiamento di atteggiamento negli italiani che dal punto di vista organizzativo dovrebbe essere da stimolo per iniziare a pensare a servizi di prevenzione e di ingaggio precoce capaci sia di rispondere a questi nuovi bisogni delle persone, sia di alleggerire il sistema di welfare pubblico e di dare maggiore spazio di mercato al settore privato.
In attesa di arrivare ai servizi, si conferma la centralità del ricorso alla badante nel nostro sistema: nel 2020 queste erano 1,094 milioni. Questo dato, abbinato alle performance del sistema di welfare, rende urgente pensare a come integrare badanti nel sistema dei servizi, anche perché gli investimenti sul fronte domiciliare previsti dal Pnrr andranno a impattare indirettamente anche sulle badanti, le vere protagoniste della gestione domiciliare.
Il 4° Rapporto dell’Osservatorio Long Term Care Cergas Bocconi - Essity fa una fotografia del settore dell’assistenza agli anziani in Italia e mette in luce la scarsità di figure centrali nella cura e nell’assistenza dei senior. Infatti, nelle Rsa italiane mancano all’appello il 26% degli infermieri, il 18% dei medici e il 13% degli Oss a causa di una carenza strutturale di figure professionali e di una competizione tra settore sanitario e sociosanitario nell’attrarre nuove leve. Ciò rischia di tradursi in una possibile compromissione dei servizi e della crescita del settore. Inoltre, il 100% dei gestori delle Rsa partecipanti dichiara di vivere una situazione critica nella gestione delle persone già impiegate a causa della carenza di personale a livello italiano (94%), della motivazione (56%) e dei casi di burn out (38%).
Quando si parla di Long Term Care in Italia, non mancano casi di successo e il Rapporto ne racconta ben 24, espressione di quattro diversi cantieri aperti di innovazione. Stando ai dati presentati, c’è chi punta a rafforzare l’organizzazione con focus formazione e cultura aziendale, c’è chi sfrutta la tecnologia e chi sperimenta nuove modalità di presa in carico di demenza e Alzheimer insieme o nuovi modelli di servizio per scardinare il modello Rsa tradizionale e superarne i limiti. A detta dei gestori delle Rsa, queste innovazioni possono concretizzarsi se ci sono competenze interne (64% dei rispondenti) e la disponibilità di dati e sistemi di monitoraggio (56%) a testimonianza della centralità di personale e di sistemi informativi per il successo del settore Long Term Care.
Stando ai promotori del Rapporto, ci sono alcune direttrici su cui è importante muoversi per garantire un’assistenza efficace a coloro che ne hanno bisogno e per alleggerire la pressione sul settore Long Term Care, soprattutto se si considera che nel 2020 le aziende del settore hanno perso il 6,2% del loro fatturato, un dato in ripresa dallo scorso anno, ma che testimonia la necessità di ripensare e supportare il sistema. In questo senso si mostra importante anche il ricorso da parte dei gestori a partner di valore che possano supportarli nella gestione di costi-consumi e servizi.
Dichiara Elisabetta Notarnicola, Associate Professor of Practice, Divisione Government, Health e Not for Profit presso SDA Bocconi School of Management e coordinatrice del Rapporto «Da anni ribadiamo che il settore Long Term Care deve essere protagonista di un cambiamento, sia a livello di sistema che di servizi offerti. Oggi abbiamo anche i dati circa le percezioni delle famiglie che ci confermano che sono pronte per una diversa visione dell’assistenza. Anche le condizioni di contesto sono favorevoli, con un maggior dinamismo e possibilità di investimento rispetto al passato, anche grazie a Pnrr. Le aziende del settore stanno provando a innovare, lo testimoniano i casi di successo che abbiamo raccolto nel Rapporto, ma come possiamo pensare che riescano a farlo se scarseggia il fattore critico di successo principale, ovvero il personale? Senza le persone il cambiamento non può arrivare». Aggiunge Massimo Minaudo, Ad Essity Italia: «L’assistenza delle persone non autosufficienti auspichiamo diventi una priorità per il Paese anche alla luce dell’interesse verso il tema della non autosufficienza da parte di persone sempre più giovani».
Il Rapporto Osservatorio Long Term Care Cergas Bocconi - Essity ha dato anche quest’ anno voce ai più rilevanti gestori italiani del settore e ha raccolto le testimonianze di quanto stiamo vivendo evidenziando come questo settore sia ricco di cantieri aperti e desideroso di trovare nuove soluzioni a fronte di elementi di crisi che si sono esacerbati dopo il 2020. Tutto questo in linea con l’obbiettivo strategico dell’Osservatorio che è quello di stimolare una cultura e una identità di settore per sviluppare una maggiore consapevolezza collettiva diretta a possibili sinergie tra i principali attori.
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