Aziende e regioni
La manovra di bilancio 2022 e le misure fiscali per le aziende del Ssn: riflettori sul fondo da 8 miliardi
di Roberto Caselli
24 Esclusivo per Sanità24
Il Consiglio dei ministri ha approvato, nella seduta del 28 ottobre, il disegno di legge per la manovra di Bilancio 2022. Dopo l’approvazione, avvenuta nella seduta del 5 ottobre, del disegno di legge delega per la revisione del sistema fiscale, non c’erano da aspettarsi grandi sorprese su questo versante, per le aziende del Ssn, ma restano ancora molti interrogativi sul contenuto e sulla diluizione delle misure tese a ridurre la pressione fiscale. Infatti l’art. 2 del disegno di legge rinvia a successivi provvedimenti normativi l’utilizzo di un ammontare di risorse pari a 8.000 milioni di euro annui, che verranno accantonate a decorrere dal 2022, destinate alla riduzione:1) dell’imposta sui redditi delle persone fisiche, con l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e le aliquote marginali effettive, da realizzarsi attraverso sia la riduzione di una o più aliquote, sia una revisione organica del sistema delle detrazioni per redditi da lavoro dipendente e del trattamento integrativo. 2) dell’aliquota dell’imposta regionale sulle attività produttive. Si può prevedere che nel corso della discussione in Parlamento del disegno di legge il Governo presenti un emendamento per indicare con precisione le misure proposte per il 2022.
Allo stato attuale si può prendere atto che la manovra non prevede misure in materia di Ires, per le quali dovremo attendere la riforma fiscale, mentre in materia di Irap ci sarà solo una riduzione di aliquota, in vista del superamento graduale dell’imposta, come previsto nel disegno di legge per la riforma fiscale. In sostanza è stato deciso di accantonare in apposito fondo risorse per 8 miliardi annui a decorrere dal 2022 , destinato a coprire le misure finalizzate alla riduzione del cuneo fiscale e tutte le altre in materia di Irpef, oltre a quella dell’aliquota Irap. Nella conferenza stampa il Presidente Draghi ha precisato che nel triennio 2022-2024 verranno stanziati in termini cumulati quasi 40 miliardi per la riduzione delle imposte: 24 miliardi di questi 40 servono per l’intervento sul cuneo, il resto comprende incentivi fiscali per famiglie ed imprese per investimenti nel patrimonio immobiliare, in tecnologia e digitalizzazione. Se ne deduce che quanto resterà disponibile per la riduzione dell’Irap consentirà un superamento piuttosto lento.Poiché il fondo di 8000 miliardi sarà assorbito in prevalenza dalla copertura delle misure Irpef, si può ipotizzare che l’aliquota Irap potrà diminuire di poco nel 2022 ed esiste anche il rischio che la riduzione riguardi solo le imprese e non anche le amministrazioni pubbliche, visto che il disegno di legge delega del 5 ottobre è finalizzato in particolare allo “stimolo alla crescita economica attraverso una maggiore efficienza della struttura delle imposte e la riduzione del carico fiscale sui fattori di produzione”.L’Irap, come noto, oltre a colpire le attività produttive del settore privato, grava in modo abnorme ( sia per il calcolo dell’imponibile, che per l’aliquota applicata) anche sul costo del lavoro delle attività istituzionali delle aziende pubbliche, fra le quali, in particolare, le aziende del Ssn.Ci permettiamo a questo proposito di far notare che l’abolizione dell’Irap nel settore pubblico non comporterebbe la necessità di trovare specifiche coperture , in quanto si tratterebbe solo di eliminare una semplice partita di giro all’interno del bilancio dello Stato : meno imposte da pagare = meno contributi da ricevere; in altre parole costituisce un’assurdità che il gettito dell’Irap, destinato a finanziare la sanità pubblica, gravi anche sulle stesse aziende beneficiarie.Indubbiamente il fatto che il Governo intenda finalmente perseguire, con la riforma fiscale, il “superamento” dell’imposta costituirebbe per il settore sanitario pubblico un'ottima notizia, se non che la sua prevista gradualità lascia perplessi e non resta che augurarci che i decreti delegati accelerino la sua abolizione, senza trasferimento di oneri sull’Ires, che nel testo della delega sembrerebbe riguardare solo il reddito di impresa, dimenticando che anche il settore pubblico ne è colpito. Ricordiamo a questo proposito che nelle aziende del settore sanitario pubblico l’Ires grava pesantemente sul reddito, su base catastale, degli immobili strumentali per l’attività sanitaria, ed anche per questa forma di imposizione viene invocata da molti anni l’esenzione, come del resto prevista nel T.U. per tutte le imprese private, comprese quelle che operano nel settore sanitario, cosa che costituisce una inspiegabile sperequazione a danno di quello pubblico. A proposito del disegno di legge delega per la riforma fiscale, colpisce che fra gli obiettivi principali indicati non compaia alcun riferimento a misure specifiche per gli enti che realizzano finalità sociali con modalità non commerciali, da armonizzare con la riforma del Terzo settore, e al superamento delle disomogeneità fra i vari soggetti, che ha comportato solo la sospensione, ma non l’abolizione (Legge 11 Febbraio 2019 n° 12) di quella che il Presidente Mattarella aveva definito la "tassa sulla bontà", cioè l’abolizione delle agevolazioni Ires concesse a soggetti pubblici e privati del mondo no profit, fra le quali le aziende del Ssn. Per un’analisi delle maggiori storture che in ambito fiscale gravano sul settore sanitario pubblico, compresa quella appena citata, rimandiamo al servizio pubblicato il 16 marzo 2021 dal titolo “Se non ora quando? La sanità pubblica si aspetta una riforma sostanziale del fisco” .
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