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Digital Health Summit/ Con il Pnrr sanità digitale con +2,23 mld al 2024
di Simona Lissemore *
24 Esclusivo per Sanità24
Rispetto al periodo pre-pandemia, in cui si attestava sui 115 miliardi di euro, nel periodo di pandemia 2020/2021 abbiamo superato i 120 miliardi di spesa sanitaria. Secondo le stime del Documento di Economia e Finanza questo trend si manterrà nel medio periodo. A corollario di questo c’è il Pnrr con i suoi 191 miliardi che saranno impiegati per la realizzazione di 142 progetti, fra cui quelli della missione sei, quella dedicata alla salute, che raccoglie il 9% degli investimenti. È molto importante mettere in evidenza lo spinoso tema del cronoprogramma, del timing in relazione al Pnrr. Si sono infatti già osservati dei ritardi importanti. Se per quanto riguarda le riforme, si è in linea, se non in anticipo non si può dire la stessa cosa per gli investimenti. Dei 24 previsti 4 rischiano di arrivare in ritardo.
Entriamo nel dettaglio del Pnrr dove per la sanità sono previsti 15 miliardi di investimenti distribuiti su due assi principali da un lato la componente di rete di prossimità, per intenderci quello che riguarda la sanità territoriale, dall’altro la componente dell’innovazione, della ricerca e della digitalizzazione. Se ai 15 miliardi del Piano si sommano le risorse del React-EU e del fondo nazionale complementare, arriviamo a parlare di 20 miliardi. Queste le quattro principali riforme previste nel Pnrr:
- la riforma della sanità territoriale e degli standard strutturali necessari per la realizzazione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza territoriale che ha come tempistica la fine del 2021;
- la riforma sulla legge relativa al nuovo assetto istituzionale sulla prevenzione in ambito sanitario, sposando il concetto lanciato dall’Oms, "OneHealth". Con questo termine si fa riferimento all’integrazione di ecosistemi, da quello zoologico a quello antropico e delle risorse naturali in una vista multidisciplinare per mantenere il sistema salute nei Paesi con un abbassamento dei rischi di contaminazione sull’umanità;
- la riforma sulla riorganizzazione della rete degli istituti di ricerca e di cura a carattere scientifico, prevedendo per esempio specializzazioni delle attività e una rete integrata per favorire la disseminazione di innovazione fra gli istituti;
- la riforma sull’inclusione sociale (riguarda la missione 5), sulla legge relativa agli interventi sugli anziani non autosufficienti. È evidente qui l’impatto sulla organizzazione della sanità territoriale e della medicina di prossimità, che Agens - l’ente preposto all’attuazione delle iniziative di sanità territoriale - ha disegnato a luglio, recependo le informazioni del Pnrr, in un documento ora al vaglio della Cabina di Regia.
Secondo questo disegno, avremo un distretto ogni 100 mila abitanti, all’interno del quale la popolazione sarà classificata in base ai profili di rischio e sulla base dei bisogni assistenziali, ci saranno nuove strutture:
- le case di comunità (1 Hub e 3 Spoke), dove troveremo medici di medicina generale, pediatri di libera scelta ed infermieri di comunità
- ospedali di comunità che saranno ospedali a bassa intensità di cura
- hospice, dove saranno presi in carico sia il paziente sia la sua famiglia.
La componente di assistenza domiciliare presso il domicilio e presso la Rsa sarà fondamentale nella sanità territoriale, anche perché è stabilito che il 10% della popolazione over 65 con problemi di cronicità e fragilità sarà gestita presso il proprio domicilio e la Rsa attraverso servizi di telemedicina che integreranno l’ecosistema e saranno coordinati dalle centrali operative territoriali.
L’impatto del Pnrr sull'innovazione nel sistema salute e sull'adozione del digitale
Secondo i dati forniti da NetConsulting cube, società milanese di consulenza, analisi e ricerche di mercato, negli ultimi anni il perimetro della sanità digitale si è ampliato. Se prima era definito soltanto dal mercato Ict (sistemi informativi e reti), oggi deve tenere conto di tutta la componente dei dispositivi medici, degli wearable, degli oggetti connessi che trasferiscono dati e utilizzano l’AI e gli altri tool di analytics, anche considerando che l’evoluzione della sanità territoriale presso il domicilio delle persone fragili e degli anziani ne spingerà sempre più l’utilizzo. Secondo queste stime, il perimetro della sanità digitale è passato nel 2021 a più di 3,2 miliardi di euro includendo la parte dei dispositivi medici e una componente di BPO (Business Process Outsourcing). Secondo le stime di NetConsulting cube i fondi disponibili del Pnrr per la digitalizzazione della sanità - che ammontano in totale a 5,84 miliardi per il periodo 2021/2026 - verranno utilizzati per i progetti di innovazione, fra cui ad esempio la digitalizzazione dei dipartimenti di emergenza e accettazione, l’introduzione della telemedicina, l’ammodernamento degli apparati medicali, l’aggiornamento dei sistemi e del Fascicolo Sanitario Elettronico. Si ritiene tuttavia che il sistema sarà in grado di spendere il 60% di tali fondi, adottando una stima prudenziale che tiene conto del fatto che, a causa dei ritardi o del mancato avvio nei tempi delle riforme previste o a causa di slittamenti nella timeline dei progetti, l’Italia non riesca a farsi assegnare tutti i fondi. In buona sostanza, questo significherebbe avere nel periodo 2021- 2024, anno fino al quale è stata effettuato lo studio, un mercato aggiuntivo di sanità digitale pari a 2,230 miliardi. Le risorse quindi ci sono ed ora quello che conta è spenderle bene.
Nella ricerca di NetConsulting sono state anche fatte indagini sul territorio per vedere la predisposizione delle aziende sanitarie nei confronti degli investimenti in sanità digitale. Al primo posto, a conferma di un trend consolidato, c’è l’adozione della telemedicina, al secondo e al terzo posto invece c’è la modernizzazione applicativa lato sistema informativo ospedaliero ed amministrativo, che sono sempre nel top degli ammodernamenti che le aziende sanitarie portano avanti. In quarta posizione c’è l’estensione della cartella clinica che si dovrà collegare ed integrare con i servizi di telemedicina svolti sul territorio.
La survey sulla community del Digital Health Summit 2021
È stata inoltre condotta un’ulteriore survey sull’ampia community del Digital Health Summit che comprende tutto il lifescience, tutto il sistema che gravita intorno alla salute, questo significa aziende farmaceutiche, aziende ospedaliere, la sanità privata ma anche il mondo universitario e quello dell’offerta.
Alla domanda "Di cosa ha bisogno oggi la Sanità?", le risposte sono state corali. In ordine di importanza:
- rafforzare le risorse e le competenze digitali, forse oggi l’esigenza più sentita;
- potenziare le competenze manageriali e organizzative per gestire la nuova sanità e i nuovi modelli;
- ridisegnare il sistema sanitario, come a dire che senza le competenze non è possibile procedere a un vero rinnovamento.
Parlando del Pnrr, il 56% dei rispondenti pone in evidenza che i fondi da soli non bastano. Serve una visione organizzativa efficace. Mentre il 14% del campione ritiene che i fondi sono utili per realizzare strutture intermedie, acquistare macchinari, ma che comunque l’organizzazione sanitari potrebbe non evolvere molto, solo il 9% crede che il Pnrr sarà il vero toccasana per un totale cambiamento del sistema sanitario.
Alla domanda "Quali sono gli aspetti più critici nella realizzazione degli obiettivi del Piano Pnrr?" Oltre al tema delle risorse e delle competenze per portare a termine il piano, è emersa in modo evidente l’importanza di individuare progetti che sono comunque trasferibili a sistema e che possono essere riutilizzabili con una ricaduta su tutto il territorio rispetto a progetti di corto respiro.
In conclusione, la survey mostra come i punti fondamentali, secondo la community del Digital Health Summit, per impiegare al meglio i fondi del Pnrr e mettere a terra la sanità del futuro siano, in primis, le competenze digitali e multidisciplinari per realizzare progetti e portare avanti i nuovi modelli di gestione sul territorio, in secondo luogo i progetti devono essere misurabili, di ampio respiro e con un utilizzo degli investimenti in modo da generare una ricaduta efficace sui territori. Ci vuole una governance importante e strutturata con un monitoraggio costante dei processi. Fondamentale infine è il tema dell’esecuzione e del rispetto dei tempi. Il tutto all’interno di una visione che va dalla "One Health" verso una "One Digital Health": una sanità, cioè, che monitora e traccia tutti gli ecosistemi, da quello umano a quello animale e dell’ambiente grazie ai nuovi strumenti disponibili.
* project manager NetConsulting cube
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