Aziende e regioni

Coronavirus/ Toscana: nella Fase 2 è necessario contrallare tutti i lavoratori

di Sara Lavorini

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24 Esclusivo per Sanità24

Anche la Regione Toscana si prepara ad affrontare la Fase 2. Ad oggi i decessi registrati in territorio toscano correlati al Covid-19 sono più di 820. Un dato sicuramente alto, ma decisamente inferiore a quelli di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. A pagarne però il prezzo più alto, la fascia anziana della popolazione, anche se non sono mancate delle vittime in pazienti sotto i 50 anni.

«In Toscana sono stati rilevati ad oggi circa 827 decessi correlati a Covid-19, sono purtroppo tanti – dichiara Danilo Tacconi primario delle malattie infettive dell'ospedale di Arezzo - ma se dobbiamo fare delle valutazioni di tipo statistico il tasso di mortalità grezzo nella nostra Regione è pari a 19,4 per 100mila abitanti, rispetto al 42,3 x100.000 della media italiana, risultando più basso rispetto a molte altre regioni. In ambito regionale abbiamo poi variabilità della mortalità tra le varie provincie che risentono anche del numero di contagiati per ciascuna area con Massa e Carrara la più colpita poi seguita da Lucca, Firenze e Pistoia. In Toscana tra i pazienti deceduti gli uomini sono circa il 60% con un età media di 85 anni e 79 anni per le donne, 4948 gli infetti dal virus e 15334 i casi in quarantena (o in sorveglianza attiva) che hanno avuto contatti con persone contagiate».

La letalità per Coronavirus varia nel territorio nazionale con una media italiana di circa il 13,5%, mentre in quello toscano è l'8,4%. Questo dato è probabilmente sovrastimato in quanto i casi di persone colpite da Sars-Cov-2 sono più di quante risultino dalle valutazioni ufficiali, considerato che una parte non sono diagnosticati (specie quelli asintomatici o paucisintomatici) e dunque non considerati nei casi totali.
La ripartenza sarà un processo complesso, che richiede un approccio sistemico e che andrà governato in modo adeguato a più livelli.
L'Oms dichiara che la Fase 2 dovrà avvenire lentamente e basarsi sulle seguenti condizioni: catena della trasmissione sotto controllo, sistema sanitario attrezzato per rilevare, testare, isolare e trattare ogni caso e rintracciare ogni contatto, ridurre al minimo i rischi nei contesti speciali (come le strutture sanitarie e residenze sanitarie), prevenzione sui luoghi di lavoro, capacità di gestire i rischi di ritorno di casi importati, informazione e consapevolezza da parte della popolazione di dover adottare stili di vita diversi e utili alla prevenzione del contagio (distanze, mascherine, igiene delle mani, ecc).
«L' apertura dovrà essere fatta valutando bene l'area geografica del paese - afferma Massimo Galli, Past Presidente Simit - diversificata e monitorata per regioni, per classi di età, per priorità rispetto a chi deve andare a lavorare prima o dopo. Il virus adesso è stato "imprigionato" , ma se lo rimettiamo il libertà potrebbe succedere di tutto. Molte persone che hanno preso l'infezione e non hanno sviluppato sintomi importanti, sono rimaste chiuse nelle case. Ma questi soggetti l'infezione potrebbero continuare ad averla e quando usciranno potranno ancora diffonderla. Le aziende dovrebbe perlomeno raccogliere la storia medica attuale e pregressa dei propri lavoratori. Come farlo? A questo non è stata data risposta».

Difficile anche qui fare previsione anche sulla stagione estiva, ma non ci sono dubbi che l'estate 2020 sarà diversa rispetto a quelle del passato, sarà infatti impossibile tornare alla normalità nei prossimi mesi.


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