Aziende e regioni
Puglia, il Programma operativo scommette sulla rete dei servizi
di Vincenzo Rutigliano
La Puglia ha il suo Programma operativo (Po) sanitario 2016-2018 che dettaglia le azioni avviate nel biennio trascorso e quelle da attuare quest’anno. La giunta regionale lo ha adottato successivamente all’approvazione da parte dei ministeri competenti e tenendo conto di alcune osservazioni fatte dal Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei Lea, osservazioni fatte sugli screening oncologici, sulla definizione di un provvedimento unico di programmazione dell’assistenza territoriale e della rete ospedaliera che incorpori le reti tempo-dipendenti e le reti cliniche e sull’accreditamento istituzionale.
Tra i punti principali del Po vi è un dato demografico di partenza: la popolazione pugliese sta invecchiando con i soggetti ultra 75enni passati, in 10 anni, da 321.000 a 425.000, e sarà così anche per i prossimi anni. Quindi il 40% degli assistiti presenta almeno una patologia cronica, assorbendo così l’80% delle risorse sanitarie.
Cambiando quindi il profilo dei bisogni la Puglia deve ripensare, in profondità, la conformazione della rete dei servizi puntando sulla prevenzione e quindi riorganizzando e potenziando gli screening e consolidando la pratica vaccinale (per questo sono stati sottoscritti importanti accordi con Federfarma Puglia e Assofarm Puglia).
Sul piano dell’assistenza, sono state definite poi due direttrici: rimodulare la rete degli ospedali per garantire tempestività della diagnosi puntando su un numero inferiore di presidi e dando propulsione alla costruzione di nuove strutture (come per gli ospedali di Monopoli-Fasano e di Taranto) e, dall’altro, avviare modelli avanzati di presa in carico delle cronicità anche attraverso la telemedicina e poi potenziare la medicina di prossimità, migliorando i Presidi territoriali di assistenza (Pta). La loro nascita, per effetto della riconversione in essi di alcuni ospedali, è però tutta sulla carta secondo fonte sindacale.
Se tutto questo è in divenire, restano i dati sul lavoro fatto, come il numero dei ricoveri inappropriati, ora rispettosi degli standard ministeriali, perché passati dal 30% del 2010 al 20% attuale.
E ancora la maggiore tempestività di intervento chirurgico in ortopedia (fratture del collo del femore over 65), o la riduzione della mortalità a 30 giorni dopo l’infarto miocardico acuto (dall’11% del 2010 al 9% nel 2016).
Restano poi alcune criticità in ambito oncologico e per questo è in atto la costruzione della rete oncologica, mentre per i parti cesarei la scelta è di concentrarli in ospedali sicuri e di attivare il trasporto neonatale in emergenza. Nel 2017 - prosegue il Po - si è proceduto alla costruzione di reti cliniche, come la rete oncologica pugliese (Rop), attesa da anni, la rete del Parkinson e quella trasfusionale (riorganizzata), l’avvio della rete della Medicina fetale. Restano sul tappeto le problematiche legate alla mobilità passiva, alle lunghissime liste d’attesa, alle strutture spesso inadeguate e all’assenza dei Pta. Serve quindi accelerare - denuncia soprattutto la Uil - i processi concorsuali e di stabilizzazione dei precari
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