Aziende e regioni
Vaccini, le risposte delle Regioni e il duello con il Veneto
di Barbara Gobbi
L’obbligo vaccinale, il tormentone pre apertura dell’anno scolastico, declinato per tre. Da Toscana, Lombardia e Veneto arrivano le risposte più varie in un’ottica di semplicazione degli obblighi per la famiglia. Chi sostanzialmente in linea con la linea scelta dal tandem ministero dell’Istruzione-ministero della Salute, chi in netta opposizione con l’orientamento delle istituzioni. Malgrado con le ultime circolari le ministre Valeria Fedeli e Beatrice Lorenzin abbiano consentito l’autocertificazione a tutto campo, almeno per quest’anno scolastico alle porte.
La ricetta toscana. Ottenuta dal Garante della privacy il via libera alla trasmissione degli elenchi degli iscritti dalle scuole alle Asl, così che queste ultime possano “spuntarli” per invitare le famiglie inadempienti a mettersi in regola, Regione Toscana avanza una nuova richiesta. Obiettivo, ottenere il placet dell’Authority anche sulla seconda parte della procedura, che la Regione ha annunciato di voler mettere in campo fin dal 24 agosto scorso e su cui ora vorrebbe l’imprimatur del Garante. L’idea sarebbe di completare la triangolazione prevista dalla legge 119/2017 soltanto a partire dal 2019/2020, consentendo anche alle Asl di inviare alle scuole e agli uffici comunali la lista dei bambini non in regola, depurata dei dati sensibili.
«La Toscana - spiegano dalla Regione - ha inviato oggi una richiesta di parere al Garante per la protezione dei dati personali, in merito all’accordo siglato dalle tre Asl toscane, dall’Uffico scolastico regionale e dall'Anci Toscana, per semplificare alle famiglie e alle istituzioni l’applicazione della legge sull'obbligo vaccinale, già a partire dall'anno scolastico 2017/2018. Nella richiesta, si specifica che la comunicazione dalle Asl alle scuole avverrebbe in modo tale da trasmettere solo i nominativi degli iscritti e la condizione di eventuale irregolarità rispetto agli adempimenti di legge, senza inviarere invece alcun dato sensibile inerente alle singole vaccinazioni, le eventuali patologie o le condizioni particolari di esenzione. E si sottolinea che l'accordo stipulato in Toscana tende a garantire procedure di massima efficienza, cercando di semplificare al massimo le procedure, sia per i cittadini che per scuole e Comuni».
La linea lombarda. «In 40 giorni riammetteremo a scuola i bambini esclusi che vorranno mettersi in regola. Avremmo voluto dare 40 giorni di tempo affinché nessun bambino restasse fuori da scuola e si desse la possibiltà ai genitori con più dubbi o resistenze di poter accedere a un percorso di recupero dell’inadempimento. Li daremo comunque, per garantire il vero obiettivo della legge sui vaccini che è raggiungere la massima copertura vaccinale». Così l’assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera, spiega la nuova strategia lombarda, non più in opposizione con Miur e Salute. L’aveva già annunciato il governatore Roberto Maroni: «Non voglio lo scontro con il governo». Quindi: i bambini che alla deadline dell’11 settembre non avranno la documentazione necessaria per essere ammessi ai nidi e alla materne, resteranno fuori. La Regione prevede un “Percorso formale di recupero dell’inadempimento, che, ne breve periodo di 40 giorni, consentirà loro di mettersi in regola e riprendere la frequenza».
Veneto sempre sulle barricate. E il ministero passa al contrattacco. «Ho dato mandato di perseguire tutte le azioni contro la decisione della Regione Veneto che è totalmente irragionevole». La ministra Lorenzin risponde all’annuncio della Regione Veneto, di una moratoria sull’obbligo vaccinale che consenta comunque fino al 2019-2020, anno in cui la legge sull’obbligo dovrebbediventare pienamente operativa, di ammettere a nidi e materne anche i bambini non in regola. «La legge sull’obbligo vaccinale - ha detto la titolare della Salute - è nazionale. Il Veneto è nello Stato italiano e deve rispettare la legge. Inoltre, i virus non seguono i con fini regionali o le valutazioni politiche. Il Veneto, da alcuni anni, ha fatto una scelta che comunque non l'ha portato (l’abrogazione dell’obbligo, ndr) ad essere in un a soglia di sicurezza per le coperture vaccinali». Da qui l’invito al presidente Zaia e al direttore Mantoan «a rivedere la loro posizione alla luce dei dati epidemiologici e per la sicurezza delle famiglie. Non voglio - ha concluso il ministro - una sterile polemica ma ho interesse che la legge sia applicata in modo uniforme».
«Siamo sempre stati a favore delle vaccinazioni. Siamo però per una vaccinazione consapevole, informata da parte di tutte le realtà coinvolte a favore del cittadino. Noi la legge la applichiamo ma la legge in questo caso lasciava margini di dubbio sui tempi di applicazione per la decadenza delle iscrizioni. I nostri tecnici ci dicono che vale dall'anno scolastico 2019-20». Così la risposta dell’assessore del Veneto Luca Coletto, in risposta alla ministra. «Le vaccinazioni sono utili e hanno sradicato negli anni patologie mortali - ha puntualizzato -. Quindi la nostra risposta riguardo al fatto che il Veneto potrebbe determinare nel tempo epidemie sta nei fatti. Siamo tra le regioni con il maggior numero di vaccinazioni, e questo grazie alla nostra politica decennale a favore di una vaccinazione non obbligatoria ma informata». Coletto ha ricordato infine che in Veneto vale la regola che i bimbi non vaccinati entrano in classi dove ci sia una copertura vaccinale, chiamata “di gregge” non inferiore al 95%.
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