Aziende e regioni

Una proposta per migliorare qualità e sicurezza del Ssn

di Riccardo Rotelli (project manager del settore sanitario)

I tragici avvenimenti di questo ultimo periodo, che hanno visto mietere vittime tra i pazienti dell'ospedale di Saronno, hanno riacceso l'attenzione dell'opinione pubblica sull'adeguatezza dei controlli del sistema sanitario nazionale.
Una regione, giustamente ritenuta fra le eccellenze del sistema sanitario italiano, l'Emilia Romagna, con l'art. 5 della Legge regionale 34 del 12 ottobre 1998, era intervenuta per mettere a norma il processo di verifica e controllo. Ripreso il tema nel nuovo art. 20 della Legge regionale 4 del 19 Febbraio 2008, si prevede che «la vigilanza sull'esercizio delle attività sanitarie autorizzate venga assicurata dal Dipartimento di sanità pubblica dell'Azienda Usl territorialmente competente; il Comune e la Regione potranno disporre controlli e verifiche sulle strutture e sugli studi autorizzati, anche avvalendosi del competente Dipartimento di sanità pubblica; qualora, a seguito dell'esercizio di vigilanza, venga accertato il venir meno di uno o più requisiti, il Comune diffida il legale rappresentante della struttura interessata a provvedere al necessario adeguamento entro il termine stabilito nell'atto di diffida. Il mancato adeguamento entro il termine stabilito comporta la decadenza, anche parziale, dell'Autorizzazione e la conseguente sospensione dell'attività. In caso di accertamento di gravi carenze, che possano pregiudicare la sicurezza degli assistiti, il Comune provvede all'immediata decadenza dell'autorizzazione ed alla relativa sospensione dell'attività; l'attività, comunque sospesa, può essere nuovamente esercitata soltanto se appositamente autorizzata, previo accertamento del possesso dei requisiti».
Se l'iter normativo risulta sufficientemente lineare, tuttavia, non sfugge come manchi un riferimento alla frequenza dei controlli. L'applicazione del decreto dell'art. 5 della Legge regionale 34/ 1998, che recitava: «la permanenza dei requisiti minimi presso le strutture autorizzate è verificata di norma ogni quattro anni mediante “auto-certificazione” sottoscritta dal legale rappresentante della struttura, trasmessa al Comune che ha rilasciato l'Autorizzazione; il Comune può comunque procedere anche alla verifica ispettiva», è stato solo parzialmente superato con l'approntamento di specifici Piani di verifica a livello dipartimentale. Il nuovo modello non prevede più verifiche casuali delle strutture sanitarie, ma preferisce individuare ogni anno una specifica categoria del settore: così, ad esempio, per il 2016 il Dipartimento di Igiene Pubblica dell'Ausl di Bologna ha focalizzato l'attenzione sugli studi odontoiatrici, per i quali ha approntato, sia pur spesso dietro segnalazione, ben trentaquattro sopralluoghi. Peccato solo che nella stessa provincia siano presenti oltre quattromila studi dentistici, per cui è facile calcolare che si tratta dell'1% del totale degli operatori dentistici. Considerato che la probabilità di subire un controllo è meno della metà dell'1%, i dentisti, conseguita l’autorizzazione al funzionamento, possono stare ragionevolmente tranquilli. La situazione venutasi a creare non va solo a svantaggio dei pazienti, che sono meno garantiti sulla qualità del servizio, ma anche delle strutture sanitarie Accreditate, che, come già rilevato precedentemente in un articolo del 22 marzo 2016 “Accreditamenti allo specchio”, sono comunque soggette a più stringenti verifiche, nonché delle stesse strutture semplicemente autorizzate, che hanno fatto della qualità del servizio il proprio “core business”.
Un tentativo di venire a conoscenza del dato della frequenza dei controlli a livello regionale, al fine di effettuare una comparazione regione per regione, non ha a tutt'oggi ottenuto alcun riscontro, e se una Regione “virtuosa” come l'Emilia Romagna non mi dà una risposta, non ci sono molte speranze di poter ottenere risultati da altre Regioni.
La mancanza di frequenti controlli si riverbera anche sul sistema assicurativo; infatti non vi sono più compagnie disposte ad assicurare la categoria dei medici e gli unici contratti vengono conclusi con premi altissimi tramite le agenzie di brokeraggio.
Com'è possibile intuire, frequenti controlli potrebbero costituire non solo una maggior tutela del paziente, ma anche un volano per la crescita del settore ed un ritorno agli investimenti. Pur tuttavia, per rendere completa una rivoluzione culturale di questo genere, non si rendono necessari solamente maggiori controlli (e qui nei prossimi anni la regione Emilia Romagna sta già prevedendo di innalzare il livello dei controlli al 20% della popolazione sanitaria), ma anche un diverso approccio dei verificatori, consci di giocare un ruolo fondamentale per la crescita degli standard di Qualità del settore. Il modello di riferimento potrebbe essere quello degli “auditors” degli Enti di certificazione dei sistemi di gestione per la Qualità, professionisti specificatamente dedicati e pagati, non per vessare le strutture mediche, ma per fornire loro degli spunti “a valore aggiunto”, necessari al conseguimento della tanto agognata “customer satisfaction” dei pazienti e degli “stockholders”. Ed è proprio per rispondere a queste nuove sfide che proprio in questi mesi in Emilia Romagna è stato costituito un “network” dei principali professionisti del settore, che afferreranno al “progetto Formazione +”.


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