Aziende e regioni
La riforma della sanità in Sardegna: servono decisioni rapide e coraggiose
di Nerina Dirindin
La regione Sardegna ha da poco approvato una riforma della sanità che prevede l'accorpamento delle attuali 8 Asl in un'unica azienda sanitaria. Un progetto ambizioso che al primo provvedimento attuativo, la nomina del direttore generale della mega azienda, sta mostrando tutta la sua complessità. Ma la tutela della salute dei cittadini richiede determinazione e coraggio.
Avviare progetti ambiziosi, quasi temerari, sottovalutandone le difficoltà tecniche e politiche è un errore grave, soprattutto quando lo fanno istituzioni, come una Giunta e un Consiglio regionale, che per definizione dovrebbero essere in grado di valutare la fattibilità di un progetto e di guidarne la realizzazione nell'esclusivo interesse dei cittadini. Se poi il progetto riguarda la sanità di una intera regione, il fatto è ancora più grave, perché rischia di peggiorare le già difficili condizioni di accesso ai servizi da parte della popolazione. Se infine il progetto è talmente complesso da assorbire - per anni e in questioni istituzionali - le migliori intelligenze disponibili, distogliendole da altre priorità di maggiore impatto per i cittadini, è ancora più preoccupante. Ma ormai il “dado è tratto”. La legge regionale 17/2016 è stata approvata e ad essa va data attuazione (ma su questo ritornerò).
Chi ha fortemente voluto la modifica dell'assetto istituzionale del Servizio sanitario della Sardegna ha ora il dovere di trovare il modo per far partire rapidamente un processo che richiederà lacrime e sangue. Ha il dovere di difendere il progetto dalle incursioni dei localismi, dalle velleità dei piccoli politici, dalla inconcludenza dei teorici, dai tatticismi di presunti esperti, dagli opportunismi di tutti coloro che sono mossi più dal desiderio di trarne vantaggi personali che dalla volontà di migliorare il sistema sanitario.
Più volte ho sostenuto che non esistono evidenze a favore di accorpamenti di aziende sanitarie così spinti e complicati come quelli decisi nella regione Sardegna. Le economie e le uniformità perseguibili attraverso una sola azienda potrebbero essere realizzate molto più semplicemente dando attuazione al comma 3 dell'articolo 16 della LR 10/2006, che prevede ad esempio l'individuazione di aziende capofila cui assegnare funzioni sovra-aziendali.
Per il bene della Sardegna, spero tuttavia di essere smentita e di dover chiedere scusa a chi, a suo tempo, ha ascoltato con pazienza le mie perplessità.
Per questo spero in uno scatto di responsabilità da parte di tutti coloro che hanno funzioni decisionali: lo si deve ai molti cittadini che si dichiarano sconcertati per il caos in cui rischia di precipitare la sanità regionale. Per questo mi permetto di chiedere al presidente Pigliaru di procedere con fermezza e umiltà, individuando la migliore delle strategie possibili, rispettando la delicatezza del settore e rifuggendo da schemi teorici tanto affascinanti quanto impossibili. Chiedo ai tanti rappresentanti della politica locale di pretendere e sostenere scelte coraggiose e motivate e di evitare comportamenti da piccoli boss desiderosi di accrescere (ed esibire) il proprio angusto potere. La scelta del direttore generale è importante, ma non è la panacea di tutti i mali. Attribuirgli virtù salvifiche è insensato e rischia di farlo partire con il piede sbagliato. Chiunque esso sia, bisogna che tutti – ma proprio tutti - si rimbocchino le maniche e dimostrino di avere gli attributi per svolgere il ruolo loro affidato, a partire dalla Giunta e dal Consiglio fino ad arrivare ai tanti professionisti che dovranno dare attuazione al difficile processo. Certo è che i vertici delle aziende sanitarie vanno nominati rapidamente, recuperando l'autorevolezza che la riforma richiede.
Altrimenti l'unica strada sarebbe rinviare l'attuazione della riforma, soluzione di per sé non priva di senso, ma certo politicamente costosa. Comunque una decisione va presa, e il Presidente della Regione ha tutti i requisiti per farlo rapidamente; e se sarà presa superando i particolarismi ancora troppo presenti in Sardegna non potrà che produrre buoni risultati. Auguri Sardegna!
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