Aziende e regioni
Puglia, rivolta contro il piano di riordino che chiude 9 ospedali
di Vincenzo Rutigliano
Rivolta in Puglia contro il piano di riordino ospedaliero che prevede la chiusura di 9 ospedali su 40. Una rivolta condita di paradossi, come quello dell'inaugurazione - prevista per oggi ma rinviata - di due nuovi reparti (pronto soccorso, oltre a medicina e geriatria costati quasi 1,5 milioni) di un ospedale, quello di Canosa (nella Bat), destinato però alla chiusura. In tutto 32 posti letti i cui lavori di messa a norma, terminati un mese fa, sono stati appaltati nel 2006/2007. Un paradosso costoso, un altro esempio di schizofrenia, che si aggiunge all'altro che da qualche giorno sta gettando luci opache su tutta l'operazione di consultazione avviata sul piano di riordino, prima dell'approvazione in giunta, dal governatore pugliese, Michele Emiliano, che ha voluto tenere per sè anche la delega di assessore alla Sanità. Ovvero che il piano di riordino è già al ministero della Salute, confezionato, dal 4 gennaio. Con il risultato che le proteste di questi giorni, le consultazioni di OO.SS et similia, compreso l'incontro pubblico di illustrazione previsto per il 27 febbraio a Bari, sono quasi “aria fritta”.
E quindi il 29 febbraio, quando la giunta regionale licenzierà il piano, tutte le controproposte saranno soltanto, semmai, un allegato senza troppo peso. Aria fritta quindi di cui si sono resi conto, per tempo e per primi i medici, i cui rappresentanti sindacali (ben 14 sigle) hanno risposto picche all'invito di Emiliano al tavolo di esame del piano perchè “già scritto” e privo di “una puntuale valutazione e ponderazione delle reali esigenze degli utenti e degli operatori sanitari”.
Un piano che sta mobilitando le piazze da nord a sud della regione. A Cerignola, nel foggiano, si prevede un declassamento del «Tatarella»e per questo il sindaco, Franco Metta (a capo di una lista civica in cui ci sono anche pezzi del centrosinistra), ha chiuso simbolicamente il municipio, ieri mattina, per 15 minuti e in serata ha partecipato ad una fiaccolata. «La nostra non è una protesta — attacca Metta — è una proposta. Ma il governatore Emiliano, che pretende di essere ascoltato dal governo nazionale sulle trivelle, deve ascoltare le comunità locali e i loro sindaci». Domani a Bari altra mobilitazione presso il Policlinico per dire no a un intervento che «depotenzierà ulteriormente una sanità regionale già alle corde». Altre proteste a Grottaglie, nel brindisino, e a Copertino, nel leccese. «Non è immaginabile — attacca il presidente della Provincia, Antonio Gabellone — che il riordino della rete ospedaliera possa essere portato all'attenzione delle istituzioni, delle associazioni e dei cittadini di quel territorio attraverso notizie spot sui mezzi di comunicazione e in 48 ore, blindato e già approvato». E nel merito dice no ad ulteriori tagli, capotici, «dopo quelli del precedente riordino che ha visto la chiusura dolorosa di Poggiardo, San Cesario, Maglie, Campi Salentina e Nardò».
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