Medicina e ricerca

Alzheimer: si può intervenire nella fase iniziale della demenza cognitiva

di Paolo Castiglia

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Risposte positive da una studio clinico su pazienti malati di Alzheimer in fase iniziale che sono stati trattati con composti elaborati dalla Innbiotec Pharma.
La sperimentazione evidenzierebbe sia un arresto della neuro-degenerazione e sia una regressione dei sintomi. I risultati sono stati presentati al congresso mondiale di Neurologia che si è recentemente tenuto a Roma.
Un traguardo importante per l'azienda aretina, visto che l'Alzheimer è la causa più comune di demenza: rappresenta il 50-60% di tutti i casi e, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, attualmente nel mondo ci sono 55 milioni di persone con una forma di demenza, destinate a diventare 139 milioni entro il 2050. In Italia si stima che la demenza colpisca 1 milione 240mila persone. Lo studio è stato condotto presso l’Istituto Fatebenefratelli di Roma ed è stato coordinato dal dottor Massimo Marianetti che è responsabile del Servizio di Neuropsicologia e del Centro Sperimentale Alzheimer del Fatebenefratelli.
Tutto questo, spiega Oliviero Giusti, patologo e amministratore delegato di Innbiotec Pharma “rappresenta quindi una sfida sanitaria di grande valore per le sue ricadute per le grandi potenzialità per la salvaguardia della salute della popolazione sia ovviamente a livello economico per l’ampiezza della problematica”.
Durante i test sarebbe stata dimostrata l’efficacia di due sostanze naturali nel contrastare la patogenesi della malattia: Gianfranco Liguri, già docente dell'Università di Firenze, e attuale presidente e chief innovation officer di Innbiotec Pharma spiega: “Si tratta di un prodotto a base di oleuropeina e glutatione biodisponibile frutto del lavoro fatto negli anni dal mio gruppo presso l’università di Firenze sullo sviluppo e brevettazione del processo industriale per la produzione dei tioesteri di glutatione, composti efficaci nel contrastare i danni cellulari prodotti dai radicali liberi. I parametri mnestici, cognitivi e di coordinazione dei pazienti trattati hanno mostrato sia un arresto della progressione della neuro- degenerazione, sia una regressione della sintomatologia”.


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