Medicina e ricerca

Le nuove frontiere per la malattia di Parkinson: attività motoria e individuazione degli indicatori di malattia prima della comparsa dei sintomi

di Michele Tinazzi *, Angelo Antonini **

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24 Esclusivo per Sanità24

La malattia di Parkinson colpisce 6 milioni di persone in tutto il mondo, è causata dalla perdita di cellule cerebrali che producono dopamina ed è purtroppo in forte aumento. Tremore a riposo, bradicinesia, rigidità, instabilità posturale e difficoltà di deambulazione sono i sintomi che a oggi permettono di diagnosticare la malattia. Oltre a questi, sono spesso coinvolte anche la sfera psico-logica ed emotiva, con un impatto negativo sulla qualità di vita e sulla convivenza con la malattia. Oggi riteniamo che l'invecchiamento, il danno cellulare da radicali liberi, la disfunzione mitocondriale, la genetica e i fattori di inquinamento ambientale possono contribuire in misura variabile all'insorgenza della Malattia di Parkinson.
Purtroppo quando i sintomi si manifestano almeno la metà delle cellule che producono dopamina è già compromessa e per questo il trattamento deve essere personalizzato e multidisciplinare per un'adeguata pianificazione degli obiettivi del trattamento e della prognosi. Attualmente, la somministrazione di levodopa (L-Dopa) e farmaci dopaminergici è il trattamento più indicato nelle fasi iniziali. Purtroppo, il suo uso cronico anche quando associato a inibitori enzimatici e a un aumento delle somministrazioni si complica con comparsa di fluttuazioni ripetute motorie, movimenti involontari accompagnati da un peggioramento della salute generale.
Tuttavia, oggi abbiamo una speranza che deriva da ricerche sperimentali e dall’esperienza clinica: l'esercizio fisico può migliorare la compromissione motoria e le condizioni fisiche dei pazienti indipendentemente dallo stadio della malattia perché stimola il rilascio di fattori trofici cerebrali.
Attualmente mancano, però, raccomandazioni chiare sui test clinici più adatti. Gli studi descrivono numerosi test che valutano le funzioni più compromesse nel Parkinson, ma è indispensabile che l'esercizio fisico sia prescritto con programmi adeguati e personalizzati in termini di frequenza, intensità, tempo e tipo (Fitt) anche in base alla gravità della malattia. Su questo stiamo lavorando come Società italiana Parkinson e Disordini del movimento Limpe – Dismov Ets.
Mentre si discute su come sia importante associare l'esercizio fisico ai farmaci per massimizzare i benefici nasce anche la necessità di una diagnosi precoce, che cioè possa essere effettuata molto prima della comparsa di sintomi come la rigidità e il rallentamento motorio oppure il tremore.
Quando si presentano questi sintomi, infatti, probabilmente è troppo tardi per poter produrre un significativo cambiamento del decorso della malattia. Oggi noi abbiamo marcatori biologici per cogliere le alterazioni legate a questa malattia molto precocemente. Per questo stiamo lanciando la campagna "Prevenire il Parkinson si può" che si basa essenzialmente su un messaggio semplice: S.O.S. L’acronimo sta per sonno-olfatto-stipsi.
Il disturbo del sonno è un primo sintomo altamente predittivo. Lo è anche la perdita olfattiva inclusa la capacità di distinguere gli odori, che compare addirittura 10-15 anni prima della comparsa dei sinto motori. Infine la stipsi è un sintomo molto comune ma, se associato agli altri due e se compare intorno ai 40-50 anni in persone che avevano una normale funzione intestinale, può predire il rischio di Parkinson in maniera piuttosto precisa. Oggi è possibile identificare la presenza di aggregati tipici della proteina alfa-sinucleina con strumenti molto semplici di laboratorio come il prelievo ematico e un mini prelievo della cute, e persino con una gastroscopia. Riusciamo così a documentare le prime alterazioni a carico della proteina coinvolta. Proprio noi qui a Padova, con il nostro Centro studi e grazie al supporto di finanziamenti importanti ottenuti dal Pnrr nazionale all’Università di Padova, stiamo sviluppando e implementando questi strumenti diagnostici precoci che ci consentiranno in futuro di trattare con terapie biologiche mirate anche i soggetti a rischio. Sappiamo però anche che gli stili di vita, il cambiamento delle abitudini alimentari, l’attività fisica, possono essere efficaci e sono già oggi attuabili."Prevenire il Parkinson: Si può", Ne abbiamo le prove dalle tante persone che seguiamo tutti i giorni nei nostri ambulatori.

* presidente Società italiana Parkinson e Disordini del movimento Limpe - Dismov
** responsabile dell’Unità per la malattia di Parkinson e per i Disturbi del Movimento dell’Azienda ospedale-università di Padova e del Centro Studi per la Neurodegenerazione (Cesne) dell’Università di Padova


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