Medicina e ricerca

Problemi posturali e mal di schiena: analisi non invasiva con le nuove tecnologie 3D

di Albino Sarchioto*

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L’innovazione scientifica e tecnologica ha permesso in tempi recenti di sviluppare nuovi strumenti di diagnosi per chi soffre di problemi posturali e mal di schiena. Una disfunzione del sistema tonico-pasturale, generata da un’alterazione funzionale e spesso anche morfologica dei suoi sensori principali (occhi, bocca, piedi, pelle), si traduce sempre in un disordine dell’assetto posturale. Questo assetto che è in ogni individuo uno solo, immodificabile nel breve periodo, deve essere valutato in piedi, con braccia lungo il tronco e sguardo all’orizzonte. Si può “registrare” visivamente, tramite appunti e fotografie, oppure in modo più approfondito con strumenti per lo scanning di superficie. Nella maggioranza dei casi al disordine posturale somatico (quindi visibile) si associa un disordine scheletrico, non visibile e non documentabile con metodiche di superficie o non invasive. Tra quelle invasive più comuni resiste saldamente la radiologia tradizionale. Ciò accade perché il soggetto affetto da un disordine posturale va valutato in posizione eretta ma nessun’altra indagine sullo scheletro - come la tomografia computerizzata (TC), la risonanza magnetica (RM), la scintigrafia ossea total body, la tomografia ad emissione di positroni (PET) associata alla TC - consente di documentare l’alterazione o la patologia, sia essa solo funzionale o anche strutturale, esaminando il soggetto in piedi. Per fini sperimentali sono stati ideati dei dispositivi che applicano un peso sulle spalle del paziente per simulare il carico, ma anche in questo caso l’esame è falsato dal decubito supino. In sintesi, con gli esami citati non si possono documentare le condizioni delle singole parti dello scheletro e i rapporti tra le stesse proprio perché manca la condizione di verticalità necessaria: l’assetto dei piedi, della bocca e degli occhi non è uguale a quello assunto in stazione eretta e la stimolazione cutanea è enormemente amplificata e disturbata dal contatto della testa, del dorso, dei glutei e delle parti posteriori degli arti inferiori con la superficie di supporto per lo svolgimento dell’esame. Ove però sia necessario un monitoraggio costante della colonna vertebrale per verificare l’andamento di una terapia, è necessario considerare l’esposizione diretta e ripetuta ad una quantità di radiazioni potenzialmente dannosa. Alcune patologie quali la scoliosi, il dorso curvo astenico o il morbo di Scheuermann richiedono un decorso e un trattamento che si prolunga per svariati anni, dalla scoperta del disturbo al completamento della maturità scheletrica e necessitano di controlli ripetuti, a volte anche a distanza di poche settimane o di pochi mesi l’uno dall’altro.
Allo stesso modo, metodi diagnostici invasivi sono sconsigliati per determinate categorie di pazienti come bambini, donne in gravidanza e anziani o in generale le persone fragili.
Oggi però la tecnologia permette a tutti di effettuare monitoraggi regolari con la dovuta sicurezza, riducendo al minimo tali rischi. Uno dei più recenti sviluppi in questo senso è dato dal sistema di rilevamento tridimensionale Spine 3D (Sensor Medica). Un sistema totalmente non invasivo grazie al principio fisico delle camere 3D ToF (acronimo di Time of Flight) che misura la nuvola di punti descritta dalla morfologia della schiena del soggetto senza l’utilizzo di radiazioni.
A partire da questa acquisizione, Spine 3D permette la stima dei punti di repere principali della schiena (utilizzati per localizzare una regione del corpo in maniera univoca) e della curva che descrive l'andamento superficiale della colonna restituendo una rappresentazione digitale della stessa, integrata con informazioni di tipo morfologico. Un valido ed efficace “compromesso” per effettuare i controlli necessari tutelando la salute al cento per cento.

*ortopedico, medico chirurgo vertebrale, traumatologo e posturologo - Azienda Ospedaliera San Pio di Benevento


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