Medicina e ricerca
Smog, bambini esposti a danni neurologici. L’allarme lanciato da «RespiraMi»
di Ro. M.
Non solo problemi respiratori, già di per sè gravi, ma danni neurologici, difficoltà cognitive, disordini neuro-comportamentali e psichiatrici, autismo. Sono questi i danni provocati dallo smog sui bambini, che sono le persone più indifese contro l'inquinamento, fin da quando sono nell'utero materno. È l’allarme lanciato dal congresso “RespiraMI - Air pollution and our health”, promosso a Milano dalla Fondazione Internazionale Menarini. La mala aria è un’emergenza da affrontare al più presto con decisione perché colpisce indistintamente tutti, a partire dai più fragili: bambini ma anche anziani, con il 16% delle demenze attribuibili all’inquinamento e più in generale con 6,4 milioni di decessi nel 2015, attribuibili all’inquinamento da traffico e dalle emissioni dovute agli impianti di riscaldamento.
L’età pediatrica è quella più vulnerabile. «Gli agenti inquinanti depositati nel tratto respiratorio - spiega Jordi Sunyer, docente di Medicina Preventiva e Salute Pubblica all'Università Pompeu Fabra di Barcellona - possono raggiungere il sistema nervoso centrale attraverso i nervi olfattivi, causando danni neurologici con meccanismi infiammatori e stress ossidativo, soprattutto nei bambini, nei quali il cervello non è ancora completamente sviluppato ed è quindi più indifeso». E le prove non mancano. «Secondo uno studio condotto a Barcellona - conclude Sunyer - negli alunni delle scuole elementari in cui l'inquinamento da traffico è maggiore, si è osservata una maggiore difficoltà cognitiva e disordini neuro-comportamentali, in particolare autismo».
I piccoli abitanti sono a rischio di gravi esposizioni sia nei grandi che piccoli centri. «Abbiamo condotto uno studio - conferma Anna Oudin, ricercatrice dell'Unità per la Medicina Ambientale e Occupazionale all'Università di Umeå - nella città di Umeå, nel nord della Svezia, secondo cui l'inquinamento rappresenta un chiaro fattore di rischio per infiammazione neuronale nei bambini. Le particelle inquinanti, superando le barriere nel sangue cerebrale, causano disordini psichiatrici. Nei bambini che vivono in zone della città a maggior inquinamento abbiamo registrato una maggiore prescrizione di farmaci per disturbi mentali, come sedativi, sonniferi e anti psicotici».
Tutto ha inizio anche dall’esposizione della madre: «I neonati esposti esposti durante la gravidanza a livelli elevati di inquinamento possono presentare uno sviluppo intellettuale rallentato e un minore quoziente intellettivo», spiega Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico dell'Istituto Fondazione Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Marie Pedersen, docente in Ambiente e Salute Occupazionale all'Università di Copenhagen, Danimarca, aggiunge che «l'inquinamento determina un peso più basso alla nascita e una riduzione delle misure del cranio».
I danni neurologici provocati dall'inquinamento colpiscono soprattutto gli individui più fragili. Oltre a bambini e donne in gravidanza, bisogna aggiungere anche gli anziani.
«L'esposizione all'inquinamento ha effetto anche sul sistema nervoso degli anziani e favorisce lo sviluppo di demenza» aggiunge Oudin. «Secondo uno studio condotto in Svezia, l'inquinamento potrebbe essere contribuire a 16 per cento di tutti i casi di demenza».
Bisogna intervenire e subito, perché l'inquinamento non provoca soltanto danni neurologici, ma è un chiaro fattore di rischio per mortalità.
«Nel 2015 soltanto l'esposizione all'inquinamento da polveri sottili (le cosiddette PM) ha causato 4,2 milioni di morti nel mondo, pari a 7,6 per cento della mortalità mondiale, posizionandosi al quinto posto assoluto nella classifica dei principali fattori di rischio per mortalità segnala Aaron Cohen, Docente di Salute Pubblica all'Università di Boston, Stati Uniti. «Sommando alle morti causate da PM a quelle provocate dall'eccesso di ozono nell'aria e quelle per l'inquinamento causato dagli impianti di riscaldamento degli edifici, le morti totali arrivano a 6,4 milioni in un anno».
Le amministrazioni pubbliche dovrebbero impegnarsi per ridurre i livelli di inquinamento, eppure l'Europa, e quindi l'Italia, non rispettano i valori indicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. «Esiste una discrepanza riguardo le concentrazioni di inquinanti da non oltrepassare per legge» conferma Sergio Harari, direttore dell'Unità di Pneumologia dell'Ospedale San Giuseppe di Milano. «I valori indicati dall'Europa e quindi dall'Italia sono infatti generalmente superiori rispetto a quelli indicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Per il PM2,5 il limite annuale è ben due volte e mezzo maggiore rispetto a quello consigliato e, a dispetto del gran numero di morti che questo inquinante determina in Europa, neppure le revisioni legislative più recenti lo hanno abbassato. E poi no è sufficiente abbassare i limiti, se poi questi non vengono rispettati».
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