Lavoro e professione
Per una migliore tutela della salute la parola d’ordine è "Semplificazione"
di Elio Borgonovi *, Angelo Rosa **
24 Esclusivo per Sanità24
È stato ripetuto milioni di volte che Covid 19 da un lato ha messo in evidenza l’importanza della salute anche per l’economia e dall’accelerato processi in atto da tempo. In particolare, ha evidenziato che la sostenibilità è un concetto non solo economico ma che riguarda l’equilibro dell’ambiante e della società in generale.
Nel campo della tutela della salute la sostenibilità richiede due tipi di intervento: il primo riguarda la capacità di spostarsi dalla domanda di prestazioni verso l’individuazione dei bisogni, è noto infatti che esistono prestazioni superflue o inappropriate, mentre esistono bisogni che non trovano una risposta. Ciò in quanto il sistema di offerta si è costruito nei decenni privilegiando la specializzazione di diagnosi, terapie, riabilitazione. Di conseguenza, si sono create strutture quali ospedali, centri diagnostici, ambulatori e poliambulatori, centri di riabilitazione e altri nelle quali sono state concentrate persone dotate di conoscenze, competenze, tecnologie, attività. Il problema critico era quello di garantire l’accessibilità alle strutture e alle prestazioni, ad esempio riducendo le liste d’attesa, tempi brevi per i ricoveri e per i controlli post degenza.
Con l’allungamento della vita, l’emergere di cronicità di vario tipo, la possibilità di intervenire con successo sulla disabilità appare sempre più evidente l’esigenza di ricomporre e integrare le conoscenze specialistiche sulle persone partendo dalla corretta individuazione del bisogno reale. In questo senso si parla di salute proattiva che passa attraverso l’azione di medici di cure primarie, infermieri di famiglia e di comunità e altre professioni che dovranno operare in team nell’ambito delle case della comunità, centrali operative territoriali, ospedali di comunità.
Questo passaggio richiede contemporaneamente anche un ripensamento delle strutture di offerta che negli anni si sono sviluppate tramite sedimentazioni successive di prestazioni, attività, procedure amministrative, processi di raccolta di informazioni ecc. Tuttavia, molte di queste attività non contribuiscono a produrre un risultato di salute, come si dice oggi non "creano valore" per i pazienti. Sono quindi necessari interventi di semplificazione, anche questo concetto sempre evocato specialmente nelle organizzazioni pubbliche ma in verità anche in quelle private di grandi dimensioni. Il Servizio sanitario nazionale soffre di questa patologia per la quale si può dire che vi sia un eccesso di diagnosi e una scarsità di cura. Nel convegno del 10 giugno dal titolo "Ripensare le Organizzazioni Sanitarie: il Lean management nella cultura del New Normal" che si terrà presso l’università LUM Giuseppe Degennaro, si porrà l’attenzione proprio sulle metodologie e gli strumenti al fine di introdurre efficaci cure di semplificazione a vantaggio dei pazienti, di coloro che si vuole evitare diventino pazienti (in ottica di prevenzione), di medici, infermieri e altri professionisti che devono trovarsi in un contesto motivante e non sovraccaricati di procedure che ritengono poco utili, per l’intero Ssn chiamato a garantire i Livelli essenziali di assistenza con risorse che inevitabilmente appaiono chiare. In conclusione si può dire che si vuol dare concreta attuazione al principio secondo cui le prime risorse aggiuntive sono quelle che si risparmiano facendo salute di qualità con processi semplici ricostruiti partendo dai bisogni e non dalle strutture del passato.
* Full Professor of Economics and Management of Public Administration
UniBocconi
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Direttore Laboratorio Lean & Value Based Management
Dipartimento Management, Finanza e Tecnologia
Università LUM Giuseppe Degennaro
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