Lavoro e professione
Medicina generale, settimana decisiva per il nuovo Acn
di Barbara Gobbi
Regioni divise alla meta. Questo è il rischio concreto che pesa sul rinnovo dell’Acn per la Medicina generale, che dopo due false partenze - con tanto di cambio di guardia alla guida della Sisac - potrebbe una volta di più incappare in una nuova impasse. Perché una terza bozza di testo - ormai pronta e in attesa soltanto di avallo politico - messa a punto dai tecnici di Piemonte ed Emilia Romagna e in linea con i desiderata dei sindacati del territorio, Fimmg in testa , potrebbe incappare nel “niet” della cordata guidata dal coordinatore del Comitato di settore, Massimo Garavaglia, che ufficialmente si è reso disponibile solamente a ritoccare «le virgole» del testo prodotto dalla Sisac di Vincenzo Pomo. Mercoledì 5 e giovedì 6 luglio, con le riunioni in sede tecnica delle Regioni e poi in Conferenza Stato-Regioni, la partita dovrebbe assumere contorni più chiari. Da settimane le trattative fervono, assumendo toni più che accesi.
Ed è per questo che i sindacati della medicina generale e della pediatria hanno deciso di mandare un ennesimo segnale forte. Proprio il 6 giugno, a Roma, gli esecutivi nazionali di Fimmg, Fimp e Sumai convocheranno «i rappresentanti dei cittadini e i riferimenti dei partiti sui temi della sanità e del sociale».
«È ora - spiega infatti il segretario della Fimmg Silvestro Scotti - che le Regioni si assumano le proprie responsabilità e decidano se rispolverare il vecchio Atto d’indirizzo, basato su quella legge Balduzzi da loro stesse hanno dichiarato inapplicabile, oppure se cogliere la chance, offerta dalla legge Madia sul pubblico impiego, di interpretare la legge 189 del 2012 con l’elasticità necessaria a dare finalmente le ali al rinnovo del territorio. Che significa tenere conto degli enormi cambiamenti intervenuti negli ultimi anni, così come dei documenti di programmazione che assegnano alla Mg un ruolo di regia. Penso ad esempio al Piano nazionale cronicità o al Piano nazionale vaccini, inserito nei nuovi Lea. E voglio chiarire, a questo proposito, che se la Medicina generale rientra nei Livelli essenziali di assistenza, allora il nuovo Acn dovrà necessariamente definirne ruolo, compiti e funzioni uniformi in tutta Italia. Se le Regioni hanno intenzione di far ognuna per sé, devono dirlo con chiarezza ai cittadini. Noi non ci stiamo».
Se le risposte attese dalle Regioni non dovessero arrivare, i sindacati sono pronti allo stato di agitazione. Che inizialmente si tradurrà in una comunicazione massiccia, proprio agli assistiti, sulla questione. «Che come i vaccini - aggiunge Scotti - sta assumendo sempre più una valenza elettorale. In autunno, sempre se la partita non si sbloccherà, i sindacati penseranno a giornate di sciopero. Intanto il messaggio ribadito dai camici bianchi del territorio è forte e chiaro: «Le sfide che si prospettano su temi come la prevenzione, con in testa quella vaccinale, la gestione della cronicità e della non autosufficienza, trovano soluzione tramite lo sviluppo della specialistica ambulatoriale convenzionata interna, della medicina generale e della pediatria di libera scelta attraverso una maggior disponibilità di personale di studio e di strumenti di diagnostica in una logica di medicina di prossimità, per una risposta più immediata e qualificata sia nella presa in carico delle patologie croniche che di quelle acute non complicate. Siamo già in ritardo, vista oltretutto l’evidente e preoccupante diminuzione dei medici dovuta a uno scarso ricambio generazionale. Se non arrivassero risposte immediate dalla Conferenza delle Regioni, liberi da obiettivi negoziali, ci occuperemo di mostrare al Paese il nostro profondo e radicale contrasto».
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