Imprese e mercato

Car-T: Molmed studia una cura per i tumori efficace ma sostenibile per i sistemi sanitari

di Ernesto Diffidenti

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24 Esclusivo per Sanità24

Sono appena sbarcate oltre i confini dell'Unione europea ma già si pensa ad una nuova generazione di antitumorali allo stesso modo efficaci ma più sostenibili economicamente per i sistemi sanitari nazionali. Parliamo delle Car-T e del nuovo sviluppo a partire da cellule di donatori sani (processo allogenico) anziché da quelle del paziente (processo autologo). Proprio ieri la Commissione Ue ha dato il via libera ai primi due prodotti di quest'ultimo tipo: tisagenlecleucel, messo a punto dalla multinazionale Novartis, nonché all'axicabtagene ciloleucel elaborato dalla Gilead.
Non c'è dubbio che siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione terapeutica. Si tratta di terapie "su misura", personalizzate, con costi elevatissimi: Kymriah 475mila dollari e Yescarta 373mila.

La scommessa sui donatori sani
«Quello dei costi è un problema rilevante, non facile da superare - avverte Riccardo Palmisano, amministratore delegato dell'azienda Molmed e presidente di Assobiotec -: l’automazione del processo, sui cui già oggi si lavora, potrebbe essere una prima risposta, anche se solo parziale; una seconda, più radicale, potrebbe essere quella che permette l’uso di cellule non del paziente, ma di un donatore sano».
L'Italia non sta a guardare. Molmed, infatti, ha già in fase di studio pre-clinico che presto dovrebbe sfociare nella sperimentazione clinica di una terapia Car-T autologa ma ha già stretto un accordo con l'olandese Glycostem, per lo sviluppo clinico di prodotti cellulari allogenici per immunoterapie antitumorali basati su cellule NK (“Natural Killer cells”).
La scommessa, dunque, è sui donatori sani. «La differenza è che si passerebbe da una terapia personalizzata a una utilizzabile da più pazienti con evidenti risparmi per il sistema - sottolinea Palmisano - . Diverse aziende stanno lavorando a queste terapie allogeniche tra cui noi di MolMed, che abbiamo scelto l’approccio basato sulle cosiddette cellule NK. Siamo ai primi stadi della ricerca ma contiamo di poterle utilizzare nel futuro in modo sostenibile».

Investimenti da capogiro per le big pharma
A oggi vi sono oltre 1.500 terapie geniche in fase di sviluppo nel mondo di cui 600 antitumorali e 500 per il trattamento di malattie rare. E non sorprende che negli ultimi due anni ci sia stata una girandola di acquisizioni e di investimenti anche perché la ricerca si rivolge ad uno spettro terapeutico sempre più ampio che riguarda patologie diffuse come l’Alzheimer e le malattie cardiovascolari. Solo per restare alle operazioni più rilevanti, Novartis ha comprato AveXis per 8,7 miliardi di dollari, Gilead ha comprato Kite per 11,9 miliardi di dollari, Celgene ha comprato Juno Therapeutics per 9 miliardi. «Si tratta di aziende concentrate sulla ricerca con fatturati pari a zero - sottolinea Palmisano - Questo dà la misura dell'importanza dell'innovazione che stanno proponendo. Esaurite le possibilità di cura tradizionale , infatti, le Car-T hanno dimostrato una guarigione possibile nell'80% dei casi in pazienti altrimenti senza speranza di sopravvivenza».

I sistemi di rimborso e i costi evitati a carico del Ssn
§Anche i sistemi di rimborso, dunque, dovranno essere all'altezza della crescita dei volumi e degli investimenti. Sulle modalità di pagamento «le alternative già consolidate prevedono una sorta di garanzia di rimborso: pago solo se la terapia si dimostra efficace -spiega Palmisano –. Ma per rendere più leggero l’onere, sono ipotizzabili anche pagamenti incrementali negli anni, fino a quando la terapia funziona». Altro tema è quello dei costi evitati. Nel caso di Zalmoxis per esempio, terapia cellulare sviluppata da Molmed per trattare i pazienti con tumori ematologici di grado severo che devono sottoporsi a trapianto di midollo osseo allogenico «il prezzo è stato fissato anche in considerazione degli enormi costi che la nuova terapia appare in grado di evitare al Servizio sanitario (graft acuta, cronica, gestione delle infezioni) oltre naturalmente ad un aumento significativo della sopravvivenza del paziente». Stesse considerazioni adottate anche con i farmaci anti-epatite «che contribuiranno a ridurre i costosissimi trapianti di fegato ma anche, alla lunga, il numero delle pensioni di invalidità».

L'innovazione corre, il sistema viaggia al rallentatore
Ma c'è un ultimo aspetto da considerare. La ricerca corre mentre il Ssn rischia di essere lento a recepire le innovazioni. «Nell'ambito di un incontro al Comitato per la bioetica e le biotecnologie di Palazzo Chigi - conclude Palmisano - è stata discussa una proiezione di Novartis in base alla quale se immediatamente disponibile la cura a base di Car-T potrebbe essere utilizzata solamente in due ospedali adeguatamente attrezzati e formati». Troppo pochi. Occorre che tutto il sistema si muova con la velocità dell'innovazione.


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